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BookSprint Edizioni Blog

02 Lug
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Intervista all'autore - Edoardo Sala

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Potrei rispondere: una esigenza, ma in realtà non lo so bene. Non mi ritengo un romanziere, anche perché, essendo un autodidatta, ho molte lacune culturali e credo che, un romanziere, sia un intellettuale con una profonda cultura. Non mi ritengo un intellettuale ma un artigiano della parola. Quindi sono una persona che racconta. Infatti scrivo come se raccontassi delle favole. Ho avuto fin da piccolo una mia cara amica, si chiama FANTASIA, che mi ha accompagnato fin da quando debuttai come attore, nel 1969 al XXI Festival Shakespeariano al Teatro Romano di Verona, al fianco di Mario Scaccia e Gigi Proietti.

Sono sempre stato un affabulatore, a volte rompendo anche, con le mie affabulazioni, le scatole alle persone che mi ascoltavano parlare ininterrottamente e molte volte ho visto sparire rapidamente gente al mio apparire da dietro un angolo. (Scherzo, per fortuna ciò non è mai successo.)
Per quanto riguarda cosa provo... non provo niente: racconto. Cosa prova uno che racconta? Provo a raccontare tentando di fare riflette gli altri, e mentre tento di fare riflettere gli altri, rifletto anche io. Dato che, quando scrivo, mi sforzo di toccare temi che riguardano i mali dell'uomo, pondero su di essi, cercando di migliorarmi. Sempre senza abbandonare mai l'ironia di cui non posso fare a meno.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molto. Credo che quando si scrive si metta sempre qualcosa della vita reale, della vita propria, delle proprie esperienze e delle proprie emozioni. Comunque qui c'è molto della vita reale vissuta da mio padre.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Un grande desiderio di far riflettere chi legge su quanto può essere equivocato un ideale, una dottrina, e quanto male nasconde sotto il suo tappeto.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Semplicissimo, non ho combattuto per deciderlo. Credo che non si poteva dare altro titolo, per la metafora che pongo. Il titolo è una frase del Profeta Maometto ed è abbastanza curioso che, quello che è considerato l'ultimo esponente di una lunga tradizione profetica, all'interno della quale egli occupa per i mussulmani una posizione di assoluto rilievo, venendo indicato come "Messaggero di Dio" e "Sigillo dei profeti" per citare solo due degli epiteti onorifici che gli sono tradizionalmente riferiti, è abbastanza curioso che proprio Maometto che sarebbe stato incaricato da Dio stesso - attraverso l'arcangelo Gabriele - di divulgare l'ultima e definitiva Rivelazione all'umanità, abbia inventato questa frase così guerrafondaia, quasi a volerci dire che Dio stesso vuole la guerra. La frase: IL PARADISO ALL'OMBRE DELLE SPADE, fu ripresa da Gabriele D'Annunzio nella sua Impresa di Fiume, nel 1919.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Le opere complete di William Shakespeare, quindi ovviamente lo scrittore è Shakespeare. Perché leggendo la sua opera si riconosce l'umanità in tutte le sue sfaccettature. I suoi personaggi non sono inventati, sono presi direttamente dalla vita. Sono uomini prima che personaggi. Quindi per chi, come me, ama conoscere i mali dell'uomo, per tentare di combatterli, è una fonte inesauribile, da cui si può abbeverare per accrescere in noi la conoscenza dell'uomo, appunto, la passione all'Arte Dranmatica e raffinare il cuore e la mente alla più alta poesia della vita.
 
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo ma va bene anche ebook, a chi piace. Basta che si legga.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Mai. Non ho mai pensato di intraprende la carriera di scrittore. Scrivo come dettato da una esigenza di raccontare storie. Così come ho scritto una diecina di commedie, e rappresentate, per esigenze che ho spiegato prima.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Sento il bisogno di sottolineare l'importanza della memoria storica, per chi viene dopo di noi. Non considero questa mia storia inventata, un romanzo, perché non mi considero un romanziere, come ho già detto. Un romanzo lo scrive Alessandro Manzoni. Io ho raccontato, che è ben diverso. L'idea l'ho sempre avuta fin da piccolo. Ascoltando gli aneddoti di guerra di mio padre, che era stato con Rommel ad El Alamein; che aveva fatto tre volte la Sirte, avanti e indietro, per raggiungere Alessandria, e dare la possibilità al Duce di entrare, con il cavallo bianco e la spada dell'Islam sguainata verso il cielo, da vincitore. Ascoltando i racconti suoi e di tanti altri che avevano vissuto quegli anni terribili della seconda guerra mondiale, mi sono sempre domandato come fosse stato possibile che l'uomo fosse arrivato a tanto, ad uccidere 60 milioni di persone. Così mi è nata l'idea di questo libro ascoltando i racconti veri, di gente che ha sofferto un periodo storico allucinante sotto molti aspetti. Soprattutto è nato riflettendo che nel 1933, in Germania, è andata al potere una "Banda di Criminali" e Mussolini gli ha stretto la mano trascinando un popolo alla rovina totale, con città distrutte e molti, molti, morti innocenti.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Dire che fa piacere credo che sia ovvio. Ripeto, dopo aver scritto commedie per il teatro e averle rappresentate come attore e regista, vedere la pubblicazione di un manoscritto è un grande piacere. Anche perché scrivere per il teatro è come scrivere nell'acqua, la parola scritta per il Teatro è, parola in movimento, vive nel momento in cui gli attori gli danni vita, se metto il copione in un cassetto, è morto. Un manoscritto invece è stampato ed è parola fissata, che vive sempre, ogni volta che qualcuno desidera leggere l'opera. Colgo l'occasione per ringraziare Vito Pacelli e la casa editrice BookSprint che ha creduto in questa opera e mi ha dato l'opportunità di far conoscere al lettore, la mia storia, pubblicando il libro.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Elena Sartori. Una magnifica scrittrice alla quale ho dato la responsabilità di un giudizio, che per fortuna è stato positivo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Il massimo del bene possibile.
 

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Lunedì, 02 Luglio 2018 | di @BookSprint Edizioni

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