1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
Sono nata a Brescia e cresciuta in un piccolo paesino della bassa, tra campi e vigneti. Era il mio paradiso idilliaco che ho dovuto abbandonare a 18 anni per trasferirmi tra il grigio e il traffico della città, dalla quale sono presto fuggita per continuare i miei studi a Padova.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Non mi sento nella posizione di poter consigliare un libro a un adolescente di oggi. Più cammino per le strade, meno incontro sguardi, ma solo teste chine su tristi e vuoti cellulari.
Ciò che consiglierei a un adolescente è di svegliarsi, di iniziare a vivere, di alzare la testa ed accorgersi che c'è un mondo che lo aspetta, e che non serve vivere nello spazio parallelo di internet, perché quello che abbiamo realmente è molto più vero ed affascinante, per questo fa paura, e tendiamo a nasconderci dietro uno schermo. Ma le soddisfazioni che dà, una volta scelto di vivere davvero, sono imparagonabili.
Consiglio agli adolescenti di iniziare a leggere il mondo.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
All'inizio ero abbattuta, arrabbiata, incredula. Elaborato il lutto, ora sono nostalgica e sconsolata. Non riesco a capire come l'ebook, che a parere mio non ha nulla a che fare con un libro, sia diventata una prospettica alternativa al cartaceo. Dal mio punto di vista non è altro che l'ennesimo tentativo dell'uomo moderno di voler controllare e comandare ogni cosa, piegandola al suo volere e tenendo sempre accuratamente da parte i sentimenti, che lo terrorizzano.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
La scrittura, dal mio punto di vista, non è né un colpo di fulmine, né un amore ponderato, perché entrambe sono modalità diverse di vivere qualcosa; la scrittura non è un qualcosa che ti colpisce tutto d'un tratto, o che progetti nei meandri oscuri della tua mente. No. La scrittura, per come la vivo io, fa parte di quelle strutture, o qualità, o tratti, che permettono di distinguere l'essere umano da qualunque altro essere vivente. Scrivere significa dar voce all'anima, porre un segno, lasciare la propria traccia. A volte è un bisogno insistente che ti fa ritrovare all'improvviso a scrivere su qualunque superficie; altre volte la scrittura rimane lì, nella tua testa, non si fa materiale (non subito, almeno) ma rimane lì in incubazione ad alimentarsi di ciò che il mondo le mostra e gli svela.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Il dolore in primis, la speranza poi, e la comprensione infine.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Spaventati, piangi, turbati, soffri, ricorda.
Spero che il mio libro possa suscitarti qualcosa, qualunque cosa, perché è ricco di emozioni che mi hanno stravolto l'anima, e che inevitabilmente portano un eco emotivo con sé.
Il messaggio che voglio trasmettere con questo libro è di non aver paura delle proprie emozioni, di viverle, perché viverle fa molto meglio che ignorarle. Non bisogna mai dimenticare che quando la vita ci chiede di soffrire, e noi lo neghiamo o lo ignoriamo, è a quel punto che ci autodistruggiamo.
Le emozioni sono parte di noi, non sono dei virus estranei che ci infettano e ci fanno compiere atti irrazionali. No, le emozioni non centrano nulla con l'essere razionale o irrazionale, ma sono la nostra linea guida, ciò che con certezza, se seguito, ci può portare a scoprire davvero chi siamo, e come agiamo nel mondo.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Un bambino straniero che si trasferisce in Italia impara la lingua, indipendentemente se ne è portato o se era un suo sogno. Lo stesso è valso per me con la scrittura.
Quando verso i 17 anni sono finalmente emigrata dal mio mondo di apatia verso il mondo dell'emotività, la scrittura mi ha travolto in modo inconsapevole e totalmente naturale, era la mia nuova lingua, e lo è tuttora.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Ciò che ricordo con piacere del libro è quando, dopo due anni passati dalla sua scrittura, sono riuscita a rileggerlo senza scoppiare a piangere, o senza crollare interiormente.
Riuscire a rileggere e rivivere sorridendo le emozioni che un tempo ti hanno ucciso, da una soddisfazione e un senso di completezza incredibile.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Assolutamente no, perché non è mai nato come un libro.
Ho iniziato a scrivere queste poesie inconsapevolmente. Avevo un dolore interiore che mi avrebbe portato alla morte se la scrittura non mi avesse posseduta proprio in quel momento. Solo col senno di poi, dopo anni, rileggendole, mi son resa conto che potevo racchiuderle in una raccolta.
10. Il suo autore del passato preferito?
Non ho un autore preferito in particolare. Leggo molto, e di svariati generi. Adoro la letteratura italiana, tra cui l'Orlando Furioso, Dante, Pascoli, e molti altri. Leggo tanta poesia in generale, da Leopardi a Sanguinetti.
Leggo ogni autore di psicologia o di filosofia che possa capitarmi tra le mani, da Jaspers, a Nietzsche a Borgna..
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Un'ottima iniziativa solo per chi non può leggere.
Per gli altri la trovo solo una banale semplificazione comoda e riduzionista.