1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è per me un'attività riposante e rigenerante, come per altri può essere andare alle terme.
La scrittura infatti mi consente di estraniarmi temporaneamente da tutti i problemi della vita reale e viaggiare in altri mondi, un po' come avviene con la lettura, ma con la differenza che a plasmare quegli altri mondi e le vicende sono io. Non sono solita pensarci mentre scrivo, ma ora che lo sto facendo, la cosa è davvero emozionante.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molto poco o quasi nulla, direi, a parte il mio grande amore per il mare che ho trasmesso a Epon, il ragazzino protagonista.
Sono però anche presenti i luoghi in cui vivo e i paesaggi delle Langhe, in Piemonte.
Molti termini, poi, come i nomi delle tribù di stampo celtico che ci vivono sono nel mio dialetto piemontese, avendo questa antica lingua origini celtiche, appunto, non latine.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest'opera ha rappresentato per me vincere una sfida con me stessa, perché durante la stesura ho attraversato momenti bui nella mia vita familiare e ho temuto di non riuscire a portarla a compimento.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata più che semplice. Per la verità potrei addirittura affermare che il titolo è nato insieme all'idea stessa della vicenda narrata.
Unica modifica al titolo in corso di stesura, di punto in bianco dopo l'arrivo di Efrem, da "Il custode..." a "I custodi..." .
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Credo che mi piacerebbe avere con me l'opera omnia di Oriana Fallaci, della quale ho letto tantissimo, ma non tutto ancora, per poter rileggere con calma anche quelle opere che ho già letto, ma "fagocitandole" e che rileggerei con maggiore calma, assaporandole sicuramente di più.
6. Ebook o cartaceo?
Per me è cartaceo sempre e ovunque (o quasi), anche per tutta una gamma di sensazioni ed emozioni che l' Ebook non offre. Vogliamo mettere il profumo della carta, lo sfrigolìo delle pagine sfogliate, il piacere che procura accarezzare il dorso o la copertina di un volume appena acquistato, lì sul comodino, in attesa...
Ho aggiunto un "quasi" tra parentesi dopo "ovunque", ripensando ai miei frequenti spostamenti con valigie che contengono più libri che indumenti e bagagli che "grazie" ai troppi libri diventano pesantissimi. È innegabile in questi casi l'utilità e la comodità dell'Ebook che riduce al minimo spazio e peso e consente di avere sempre con sé una biblioteca così vasta e fornita, in grado di soddisfare anche il lettore più esigente.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
In realtà io non ho mai deciso in maniera autonoma di intraprendere l'attività di scrittrice; sono state le mie due figlie, allora adolescenti, a convincermi a dare alle stampe il mio romanzo di esordio.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea di questo libro nasce in un pomeriggio del 2013 durante una chiacchierata tra amici sui reperti presenti nei musei, pervenuti attraverso gli scavi dalle civiltà antiche e sulle loro possibili verità nascoste.
Nel "periodo buio" cui accennavo prima ho conosciuto il cosiddetto "blocco dello scrittore".
Avevo bisogno di un'idea che mi sbloccasse e mi consentisse di riallacciare le fila della storia laddove si erano interrotte, ma la mia mente solitamente prolifica di idee sembrava essersi inaridita. Le persone a me vicine, testimoni della mia inquietudine, mi incoraggiavano dicendomi che un giorno, inaspettatamente, l'idea sarebbe arrivata. Non ci credevo quasi più e invece successe... mentre guidavo tranquillamente verso il mare. Lo stupore per aver compreso che quella era l'idea che aspettavo da tanto tempo mi ha fece lanciare un urlo, dopodiché mi fermai subito in una piazzola di sosta a bordo strada per non rischiare di schiantarmi alla guida, tanta era l'emozione. Da quel momento in poi la stesura dell'opera non ha più conosciuto pause.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È una grande emozione, è la propria "creatura" che si materializza e prende forma, un po' come la nascita di un figlio.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia sorella, Cristina, di tre anni più giovane di me, insegnante di matematica, lettrice attenta e molto selettiva.
Quando, a lettura conclusa, ha iniziato a tesserne le lodi, da un lato ne sono stata felice ma dall'altro ho sempre minimizzato, pensando che essendo mia sorella, per il bene che mi vuole, fosse "leggermente" di parte, ma mi ha soprattutto divertito la sua reazione di stupore e meraviglia per "la tua capacità di mettere insieme una storia così complessa che nondimeno si fa leggere tutta d'un fiato".
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che sia un validissimo supporto per i non vedenti e gli ipovedenti e per tutti coloro che non avrebbero altrimenti la possibilità di accostarsi a opere letterarie per problemi visivi.
Da parte mia, essendo la mia vista per il momento decisamente migliore del mio udito, non ne faccio uso e non posso giudicare più approfonditamente.