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05 Apr
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Intervista all'autore - Lucio Versino

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Quando non ho impegni seri o concreti o se riesco a liberarmi dalla pigrizia, allora non so resistere agli ozi: studio, leggo, apro il PC portatile e mi metto a scrivere. Ho poca fantasia. Allora non ho scampo: nello scrivere, attingo ai ricordi e provo a rievocare le sensazioni ad essi associati.


 

2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In questo libro di versi ci sono elementi della mia vita reale a volte trasfigurati. Credo di aver visto molte persone incantate ad osservare il tramonto del Sole o ad ammirare di notte lo splendore della Luna piena. Nel primo caso serpeggia nel subconscio di tutti la tristezza per il finire del giorno, nel secondo caso ci si rallegra per quella luce pallida che mitiga l'orrore del buio. Nel mio libro ho tentato di inserire le apparizioni notturne specialmente quelle dei sogni.


 

3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Potrei rispondere con uno dei più odiati luoghi comuni dicendo che ho scritto questi versi per “un senso di liberazione”; o, peggio ancora, che il libro nasce per lasciare ai posteri le tracce della mia esistenza. Non è così. Sin da piccolo ho avuto molte difficoltà a dialogare con gli amici. Preferivo pensare, ma non ritenevo i miei pensieri degni di essere comunicati. Ora ho dissepolto quelle antiche pensate e le ho messe per iscritto.


 

4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Speravo di aver trovato un titolo originale e spiritoso. Volevo intitolare questo libro capovolgendo un antico detto: "Scripta volant". Il titolo ben si associava ad un mio vecchio disegno: un aeroplano fatto con la carta di un vecchio giornale. Poi ho scoperto che qualcuno aveva già usato quella frase. Allora ho scelto come titolo “Pensieri ultraleggeri”. Spero che a nessuno sia venuto in mente di usare per il suo libro lo stesso titolo mio.


 

5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Ne porterei più d'uno. Porterei qualcosa di pesante come ad esempio “Il nome della rosa” di Umberto Eco, ma anche le “Elegie” di Tibullo o “L'Ifigenia in Aulide” di Euripide. Porterei con me anche le poesie di Leopardi. Sono sempre stato un grande ammiratore di questo poeta: in un certo senso la sua tristezza ed il suo pessimismo mi liberava, da giovane, dal malessere della crescita.


 

6. Ebook o cartaceo?
Ebook per i giovani; libro cartaceo per i più grandi. Personalmente preferisco leggere tenendo in mano il libro.


 

7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
In realtà non ho ancora intrapreso la carriera di scrittore. Ho appena pubblicato un libro di versi diverso da un normale libro di versi. (Mi si perdoni la celia). Ho lavorato nel mondo della ricerca e ho pubblicato i risultati dei miei studi. All'arrivo del pensionamento mi è venuta la voglia di leggere romanzi e poesie. Da qui a lasciarmi tentare di trascrivere i pensieri nascosti nella mia mente il passo è stato breve.


 

8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Nel leggere i versi dei grandi autori moderni mi è sembrato di capire che i poeti si ispirano a concetti colmi di mesta fantasia se non di profonda tristezza avvalendosi talvolta di frasi intricate e, almeno per me, di difficile comprensione. Io preferisco osservare me stesso ed il ristretto mondo che mi circonda con un distacco più sereno e tento descriverlo con un linguaggio il più lineare possibile.


 

9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
I miei scritti prendono corpo e diventano un libro? E' il massimo per un introverso come me o meglio come ero fino a qualche tempo fa.


 

10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Ho stampato e rilegato in casa alcune copie del mio libro. Ne ho data una a mia moglie. Lo ha divorato. Poi mi ha rimproverato perché non le avevo dedicato neanche una poesia.


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ogni innovazione dovrebbe essere apprezzata da tutti. Gli anziani, e io mi vedo in loro compagnia, tendono ad essere conservatori. Le rivoluzioni le lasciano volentieri ai più giovani.


 

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