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BookSprint Edizioni Blog

26 Mar
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Intervista all'autore - Massimo Scrivano

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Milano e sono cresciuto in un quartiere di periferia che si chiama Quarto Oggiaro, all'estremo nord dal perbenismo meneghino.


 

2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Il libro che consiglierei di leggere ad un adolescente è proprio il mio, dato che l'età in questione si presenta sotto forma di trampolino di lancio verso l'ignoto mondo che li aspetta. Proprio i racconti reali esternati dai personaggi coinvolti nel libro fanno capire la fine che si può andare a fare "inciampando" in una delle dipendenze che sono ben rappresentate nella copertina dello stesso.


 

3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Per quanto mi riguarda ognuno è libero di leggere come vuole, l'importante è che non ci sia una progressiva perdita della lettura. Questo sarebbe gravissimo.

Io preferisco il cartaceo, e forse le persone della mia generazione sposano la mia opinione, ma per una ragazzo che da bambino a cominciato ad utilizzare il digitale troverà molto più confortevole leggere un eBook. Di sicuro la sostituzione dell'eBook con il cartaceo sarà un processo lento quanto il ricambio generazionale, ma ci sarà sempre chi preferirà il cartaceo al digitale, quindi questo processo sarà ancora più lento e le case editrici avranno tutto il tempo per prendere le giuste misure.

 

4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Non è un colpo di fulmine, neanche amore ponderato. Ricordo da bambino quando raccontavo gli episodi di vita quotidiana ci mettevo un certa enfasi e cercavo di arricchire l'accaduto aggiungendo particolari che rendevano la storiella più invitante. Quando notavo che un bambino della mia età cominciava a scorticarsi le unghie intuivo che la storia lo stava coinvolgendo, allora la diluivo cercando di capire fino a che punto avrei potuto arrivare in base agli atteggiamenti del corpo di chi mi stava ascoltando. Non saprei....


 

5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Una scommessa contro me stesso. Un giorno ebbi un colloquio con una psicologa e le dissi di voler scrivere un libro, ma lei si mise a ridere dicendomi che scrivere un libro non era una cosa semplice. Allora cercai di presentarle la mia idea ancora priva di forma, così, grossolanamente. Era ben diversa dall'attuale libro. Questo accadde nel 2006.

Grazie ad una serie di circostanze che mi permisero di avere del tempo per scrivere iniziai la stesura su carta il 20 ottobre del 2011 e la conclusi il 21 giugno del 2013.  Avevo abbandonato l'idea di pubblicarlo in quanto le case editrici a cui lo presentai non mi risposero neanche. Dopo una serie di non risposte decisi di metterlo in un cassetto. Quest'anno insieme alla mia compagna abbiamo deciso di installare il modem a casa e dopo aver fatto una ricerca ho provato a inviare il file in pdf alla Booksprint Edizioni.  Dopo 2 mesi di serrata cooperazione ecco che il libro è stato sfornato e la scommessa che avevo fatto a me stesso l'ho vinta grazie a chi ha creduto in me.

 

6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Caro lettore, la copertina del libro è rappresentata da un tavolo che ospita alcool, gioco d'azzardo e droghe. Intorno a questo tavolo ci sono tre sedie vuote messe in risalto da un alone di luce, e poi c'è una pistola. Il messaggio che voglio inviarti è che chiunque può essere seduto su una di queste sedie; te stesso, tuo padre, tuo figlio/a , tua madre, un amico/a oppure tua nonna che si gioca la pensione con i gratta e vinci . Ebbene, la pistola può avere un doppio significato:

1) con quale di queste cose ti vuoi fare del male?
2)Nessuno ti punta la pistola quando decidi di rovinarti.
Solo leggendo potrai addentrarti nelle menti incredibili di chi è arrivato a toccare il fondo, ma non tutti riescono a risalire.

 

7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
La scrittura non era un sogno nel cassetto, mi piaceva raccontare degli episodi che mi accadevano con una certa enfasi quando ero piccolo, ma non mi sentivo attratto dalla scrittura. Non ho neanche preso coscienza piano piano. È stato per scommessa con me stesso, poi man mano, quando i racconti ascoltati venivano messi su carta ho cominciato a prenderci gusto. Un gusto che mi spingeva a fregarmi le mani ogni qualvolta riuscivo a terminare un pezzo che in cuor mio pensavo di non farcela. La somma di queste piccole vittorie è stato, inconsapevolmente, il propellente indicato per poter proseguire.


 

8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Sì, quando io e il mio amico Francis H. Belfry ci incontravamo tutti i mercoledì dalle 9,00 alle 11,00 in uno sgabuzzino per trascrivere i manoscritti su computer era un momento di confronto e di risate per come dovevamo articolare il tutto. Sembravamo due bambini che si confidavano i segreti più intimi. Una contentezza entusiasmante.


 

9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Più volte mi è capitato di pensare che non sarei riuscito a completare l'opera, ma proprio quella scommessa fatta a me stesso annullava le sistematiche volontà di abbandonare lo scritto. A me piace pensare che uno scrittore quando arriva a un certo punto che non riesce più ad articolare alcunché è come se entra in gioco la famosa teoria dei vasi comunicanti. Quando tutti i vasi sono saturi è inutile continuare, meglio aspettare che questi si svuotino e che nel corso del tempo giunga all'improvviso una nuova ondata di informazioni tali da poter permettere il proseguimento del lavoro. La mente quando è satura non produce niente di buono!

Quando ho perso mia madre (1 aprile 2012) ho chiuso il block notes per tre mesi, non volevo più andare avanti. Un giorno guardando attentamente la sua immaginetta era come se mi stava dicendo di continuare, allora ho fatto uno scatto dal letto e di colpo la mente si è riempita di immagini da descrivere.

 

10. Il suo autore del passato preferito?
A volte basta una frase per far diventare un autore il preferito. Nel mio caso è Johann Wolfgang von Goethe. Per aver scritto in "Massime e riflessioni" che solo nella sofferenza ognuno di noi viene a conoscenza di tutte le grandi qualità che sono necessarie per sopportarla.


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Una sera mi trovavo dentro il parco Lambro bloccato in macchina poiché l'esondazione del fiume aveva allagato l'intero parco. Avevo l'acqua fino all'apertura delle portiere ed ero totalmente al buio e spaventato. Stavo ascoltando un "giallo" su Radio uno e la voce del narratore era talmente abbinata con le condizioni climatiche che ho provato i più lunghi brividi della mia vita.

Detto questo, anche l'audiolibro è una possibilità che viene proposta al lettore, ad esempio, c'è gente che ama leggere ed è impossibilitata a farlo perché magari guida tutto il giorno e non può stare a sfogliare un libro o a cliccare la pagina dell'ebook. Mentre guida ascolta il suo libro. Una figata!

 

 

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Martedì, 27 Marzo 2018 | di @BookSprint Edizioni

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