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BookSprint Edizioni Blog

20 Mar
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Intervista all'autore - Patrizia Franchini

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nata a Genova. I miei genitori lavoravano e io come tanti bambini sono stata allevata soprattutto dai nonni di entrambe le parti. Il nonno paterno Cesare Franchini è stato scrittore e giornalista e ho probabilmente ereditato inconsciamente e per osmosi il desiderio di porre sulla carta il disegno, il quadro, l'immagine che avevo in testa tramutando ogni cosa in parole.
Innamorata della nitidezza di descrizione di D’Annunzio e nei tempi moderni di Ken Follett ho cominciato a cercare di architettare sulla pagina la storia che al momento avevo in testa, ricercando la velocità e semplicità nel raccontare ma anche il modo di lasciare all'immaginazione di chi legge. Sono così nati i primi romanzi che racchiudono sia immagini forti che delicate e fresche in vari contesti, divisi fra il reale, il paranormale e la natura umana.

 

2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Le ore che anticipano l'alba. Mente fresca e riposata senza disturbi e interruzioni.

Ho scritto quaderni e quaderni di impressioni, dialoghi, immagini, situazioni. Ogni qualvolta mi venisse in mente una di queste cose le buttavo giù dedicandole al libro corrente anche se cronologicamente sbandate per poi ripescarle e sistemarle al posto giusto. Questo perché la sensazione primaria che si prova a volte intrisa di emozione poi si diluisce con il tempo. Invece in questo modo riuscivo a fermarla con i cinque sensi al massimo della percezione

 

3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Come dicevo prima stimo molto Ken Follett soprattutto nei romanzi storici, questo ovviamente senza togliere nulla ad altri scrittori fantastici, quali Cooper, Brawn, King e migliaia di altri che non potrei nemmeno elencare tutti.


 

4. Perché è nata la sua opera?
È nata perché avendo molti animali, fra i quali cavalli e cani, spesso e volentieri riesco ad immedesimarmi nelle loro mute richieste che possono sfociare in ira o rabbia o semplicemente delusione quando non riescono a farsi capire non avendo il dono della parola. A lato di questo, credo che anche nelle persone quando possano parlare ma non vengano ascoltate o considerate, esista una forma di ripiego interiore che li obblighi o a chiudersi o a donare se stessi.


 

5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Sicuramente tanto come credo per tutti. Il nonno scrittore che amava i cavalli e mi portava in collo per tutta Genova dicendo che era la mia cavalcatura, i film di avventura che mi portava a vedere, i libri di narrativa che mi leggeva alla sera. Mi ha fatto sognare e questi sogni alla fine da qualche parte dovevo farli uscire. Mi sono sposata molto giovane e non è andata bene e dopo 8 anni di difficoltà in un modo o nell'altro le emozioni sono finite sulla carta. Desideri inespressi e castrati di vite parallele e completamente diverse dove c'è spazio per il lieto fine qualsiasi sia la storia.


 

6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Credo entrambe le cose. Per alcuni è il modo di dire quello che è la realtà in modo diretto, per altri è un modo per uscirne e reinventarla come si vorrebbe.


 

7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Direi la pura emozione, a volte la rabbia della mancata comprensione, la comunicazione diretta da cuore a cuore. Della storia vera e propria nulla


 

8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Parzialmente l'ictus che ha tolto la parola a mia madre. Lei amava leggere, amava la storia antica e le piaceva lo scorrere delle frasi ben costruite e descrittive. Dopo la sua malattia ha perso tutto questo e quando è volata via è mancato anche a me l'appoggio nella scrittura. Questo libro non è fra quelli dei miei che aveva potuto leggere, ma sono certa che le sarebbe piaciuto. Oltre a questo, la mia fonte sono i miei animali, tutti, vivi e volati sul ponte, mi danno sempre una piccola parte di ispirazione in un modo o nell'altro anche se non sono presenti nell'opera.


 

9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Questo non è il primo. E' cronologicamente il quarto scritto e il secondo pubblicato. In particolare questo è stato fatto leggere ad una mia amica, ancora scarabocchiato in quaderno.


 

10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sicuramente dal momento che la tecnologia avanza e diventa sempre più indispensabile è facile che sia questo il traguardo della letteratura sia per gli spazi, sia per i costi. Devo però dire che l'odore della carta, il peso del tomo, il tatto sulla pagina che gira frusciando ha un altro fascino e nella mia mente antiquata non tramonterà facilmente.


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Un traguardo più che una frontiera. Conosco molte persone che fanno fatica a leggere e seguire un testo scritto, sia per motivi di vista sia per dislessia. Alcuni di loro vorrebbero poter leggere ma non ce la fanno nemmeno volendo. Sicuramente potrà essere una buona soluzione anche per limitare il tempo che si impiegherebbe nel leggere otticamente uno scritto. Mi ripeto, ben venga tutta la tecnologia del mondo, ma la pausa che ci si prende per poter avere una buona pubblicazione in mano, davanti ad un caminetto scoppiettante durante una tormenta di neve nel silenzio della propria interiorizzazione, non può avere uguali, né dediche scritte.


 

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Martedì, 20 Marzo 2018 | di @BookSprint Edizioni

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