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BookSprint Edizioni Blog

15 Mar
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Intervista all'autore - Pietro Pizzichemi

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere è una missione, non è un passatempo o un diversivo. É passione, impegno per gli altri, messaggio universale, espressione di me stesso. Sento gioia e realizzazione della mia personalità scrivendo. L'arte è accesso ad uno stato di coscienza universale. Non esiste l'arte per l'arte, il puro piacere estetico è sempre associato a un sentimento d'infinito, di unità col mondo, con i propri simili, con i principi universali dell'essere che vivono nel bello, nel buono e nel vero. Infatti la bellezza, la bontà e la verità sono istanze assolute, incontrovertibili, non relativizzabili come le vuole il mondo contemporaneo e postmoderno, nichilista, dualista, individualista e violento che non ha presente il rispetto per la sacralità dell'uomo, della natura e dell'infinito divino.


 

2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Tutta la mia vita è presente perché vivo per dare qualcosa, cioè me stesso. E nei pensieri e nei sentimenti si può dare il proprio essere. In un mondo di rapporti, di interessi ci vuole la comunione dello spirito disinteressato e la scrittura è uno dei modi per renderla attuale.


 

3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ha significato realizzare un sogno.


 

4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Non è stata semplice. Io volevo all'inizio mettere come titolo "Petali d'amore universale" perché è un messaggio rivolto a tutti. Però la decisione di pubblicare nasce da una storia d'amore e come omaggio ho dedicato il libro a una donna, simbolo come Beatrice per Dante, dell'amore che guida verso il cielo l'uomo, simbolo della teologia, della sapienza.


 

5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Se proprio dovessi scegliere un solo libro porterei con me il Vangelo però come scrittore mi piace molto Leone Tolstoj.


 

6. Ebook o cartaceo?
Io direi entrambi. Perché non si può concentrare online tutta la vita culturale. Il libro di carta ha la sua utilità pratica ed estetica che è diversa rispetto a quello che si trova su internet.


 

7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Avevo tredici anni e ho letto una poesia di Cecco Angiolieri "S'io fossi foco" in un libro di letteratura di mia cugina. Da lì ho cominciato a scrivere qualcosa di mio.


 

8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea di questo libro nasce da una esperienza sentimentale. Mi sono innamorato di una ragazza russa, Yuliya che lavorava in un ristorante. Ci scambiavamo dei sorrisi, delle parole, degli sguardi dolci e un giorno le diedi una lettera contenente una poesia a lei dedicata che s'intitolava "A Yuliya".


 

9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Una grande soddisfazione, un senso di realizzazione, di concretezza.


 

10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Un mio amico.


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È qualcosa di meraviglioso, apre le porte della scrittura in modo nuovo anche a chi era costretto a leggere soltanto con le dita.


 

 

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Giovedì, 15 Marzo 2018 | di @BookSprint Edizioni

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