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13 Gen
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Intervista all'autore - Salvatore Capasso

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Salve a tutti!

Mi chiamo Salvatore Capasso, sono nato a Napoli, da madre orlatrice (attualmente signora delle pulizie) e da papà calzolaio. Ho un fratello minore, Antonio, sposato con una favolosa cognata a cui tengo molto, Alexandra e al mio adorato nipotino Rocco (15 mesi),amore dello zio suo.
Dopo il diploma di maturità artistica, ho spaziato per svariati lavori, ed attualmente sono calzolaio in una struttura di produzione calzaturiera per donna/uomo. Avrei voluto frequentare l'Università di scienze infermieristiche, ma pochi interessi mi avevano portato a continuare su quella strada, cosicché, decisi di provare con la Facoltà di Psicologia a Caserta e a Napoli, ma le difficoltà economiche mi hanno spinto a declinare e a rimanere con un diploma.
Anni dopo, ritento con una strada più breve e ad un percorso lavorativo: Osa per Infanzia.
Deciso ad approfondire un bagaglio di interesse per la Psicologia, Sociologia e Pedagogia (materie che studiavo anche a scuola), nasce il mio interesse nel raccogliere nozioni fondamentali sull'andamento interno ed esterno di un bambino.
Sono sempre stato una persona poliedrica, ad oggi, la scrittura è per me una vivida interpretazione del proprio sé. È uno strumento potente e va trattato con molta cura.

 

2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho orari stabiliti per scrivere e nemmeno degli orari; credo però, che se dovessi dedicare del tempo a un manuale/romanzo/novella, scrittura creativa ed altro, un paio d'ore al giorno per 15 giorni, potrebbero esser più che sufficienti.


 

3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Ne avrei tanti da elencarne, ma il vero re della scrittura è uno solo (ed anche il mio preferito): Stephen King.


 

4. Perché è nata la sua opera?
Credo che sia nata per il semplice messaggio che avrei voluto diffondere al mondo, basando tutto sull'amore, cultura e conoscenza, tutto va partendo dai neo-genitori, ai futuri psicologi, educatori e pediatri.

Se non basterà solo la materia, regalatelo ai figli: la forza motrice del nuovo mondo, sono loro.

 

5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Pochissimo. Vivo in un paese molto piccolo e dalle vedute molte strette.

Ho la fortuna di aver dei genitori meravigliosi che mi hanno permesso di vivere in modo normale una vita ricca di stimolazioni e creatività.
La mia opera è piaciuta a loro, che sono la mia linfa vitale, agli altri ho lasciato apprezzare la mia piccola opera. Capita bene o male, spero che abbiano recepito il messaggio di quanto abbia voluto fargli capire l'importanza di essere, non quello di avere.

 

6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Credo che siano entrambi coerenti e della stessa stazza. La realtà è unica, irripetibile, per cui l serve fantasia per raccontare ma allo stesso modo anche descriverla. Bisogna completarsi con due cose opposte, ma che hanno molto in comune.


 

7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Si, ho studiato e lavorato in una struttura di alloggi per minori, dove ancor tutt'oggi ho contatti con i miei meravigliosi "monelli".

Un anno fa, ebbi anche la sorpresa di diventare zio, quindi, penso che c'è molto di tutti loro; senza mancare anche dei preziosi consigli dei miei genitori che mi hanno aiutato a svolgere quest'opera
Per cui, credo che l'opera parli molto ed anche tanto di me.
La risposta è sì.

 

8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
I miei i genitori, i ragazzi dell'alloggio per minori a cui ho spaziato i miei tirocini quando frequentavo il corso, mio nipote, gli amici, me stesso e tanti altri...


 

9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Al mio migliore amico, confidente, il fratello che non è mai arrivato, a tutto il mondo per cui ho voluto dare per lui, per le sue sofferenze. Spero di aver fatto il possibile fino ad oggi.


 

10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
È una domanda difficile a cui posso aderire, quel che posso dirle, è che sono ignorante in materia tecnologica, ma se si cerca un modo per poter migliorare che ben venga! Un prodotto è pur sempre un prodotto.


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Rispondo allo stesso modo della domanda n°10: se c'è qualcosa che possa migliorare la qualità della vita quotidiana di una persona, attraverso la tecnologia moderna, che ben venga.

L'importante è ricordare di essere coerenti.

 

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