4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Ricordo i primi diari che scrivevo da bambina: sentivo le pagine vuote che attendevano i pensieri, le riflessioni, i racconti, le paure e le emozioni. Scrivere era una gioia, un momento felice; un anestetico per la solitudine. Certamente la scrittura è un colpo di fulmine. Tuttavia ritengo giusto affermare che sia, al tempo stesso, un amore ponderato. C'è bisogno di un equilibrio; gli estremi devono collaborare affinché l'arte possa fiorire. Personalmente, credo che la scrittura sia un bisogno, un nutrimento. Scrivere è, inoltre, uno strumento finalizzato alla crescita della propria persona.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
L'Amore. O meglio, ciò che credevo fosse l'Amore. Non trovavo alcun modo per esprimere quello che sentivo, avevo infiniti pensieri, emozioni e sentimenti che s'intrecciavo. In me c'era soltanto una grande confusione; ma la poesia m'ha permesso di riordinare ogni sensazione. Era (ed è) l'unico canale d'espressione, seppur definito “ermetico” dai miei amici.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Vorrei che il lettore riuscisse a sentire, nel profondo, le emozioni racchiuse nelle composizioni di parole. Queste poesie sono lo specchio di ciò che sono; pubblicandole, mi metto a nudo, nel Bene, nel Male; due polarità che coesistono. Il Dolore espresso non è sofferenza, bensì una riscoperta di me attraverso la creatività.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Era un sogno, nascosto in un cassetto, nascosto a sua volta in altri cassetti. Credevo fosse un'utopia, un progetto impossibile da realizzare - credo di non aver ancora preso del tutto coscienza di questa bellissima realtà!
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Quando ho riletto la lettera conclusiva del libro, “Cara me”. L'ho scritta molto tempo fa, ma ho pensato fosse l'epilogo perfetto per il mio libro.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Non ho scritto queste poesie con l'intenzione di pubblicarle. Con il passare del tempo, però, ho sentito l'esigenza di raccoglierle e dare un nome al mio lavoro. Attendevo il momento giusto per scrivere la poesia che avrebbe concluso il libro - e, al tempo stesso, quel periodo della mia vita. Non ho mai scritto l'ultima poesia; ho capito che il libro era concluso quando ho vissuto un cambiamento dentro me e la conseguente esigenza di sperimentare la poesia in maniera diversa.
10. Il suo autore del passato preferito?
E' una domanda molto difficile, ne ho molti. Emily Dickinson è sicuramente la poetessa che meglio riesce a comprendermi. Leggendo le sue poesie sento affievolire la solitudine; è la mia meditazione preferita.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo sia un'ottima opportunità per dare maggior colore a molte opere. Il lettore è un interprete che offre la possibilità di arricchire un libro, aggiungendo nuove sfumature, domando le emozioni della lettura in una chiave differente.