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BookSprint Edizioni Blog

19 Dic
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Intervista all'autore - Roberto La Motta

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Per me scrivere è vita, liberazione, vivo per la mia penna e per le mie cartacce. Credo di parlare anche a nome dell'altro autore, Fiorenzo Foti, quando dico che scrivere ci può salvare da quella maledetta noia che prende in questa vita: nel seguire certezze e conferme non tue.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Il libro è interamente ispirato alle nostre vite. Sia il capitolo "Nero Pece" di Fiorenzo Foti, e sia il mio capitolo "Il Faro non è uno scoglio" sono l'esempio lampante di cosa può succedere nella vita reale, nuda e cruda. Grazie a queste vie, al coraggio e alla scrittura si combattono cose pesanti come quelle che abbiamo voluto descrivere.




3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Per quanto riguarda me, Roberto La Motta, ha significato tornare a pubblicare con voi, tornare nella mia vecchia strada riassaporando tutto il dolore che si è potuto sentire in queste argomentazioni. Più che altro è stato anche uno spronare Fiorenzo Foti nella scrittura. Il mio scopo era fargli capire che non solo mettendo le sensazioni su carta poteva liberarsi ma anche osare un qualcosa in più. Una critica in più. Per Fiorenzo Foti è stato un forte discernimento di se stesso e delle sue vicissitudini. Un viaggio schietto con la sua infanzia, e un duro faccia a faccia coi suoi coetanei e il mondo virtuale che lo sta circondando ma non lo sta inghiottendo. Un giovane autore che si affaccia alla sua prima pubblicazione.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

Fiorenzo Foti ed io eravamo seduti al tavolino di un bar a Pezzo, quartiere di Villa San Giovanni (RC). Abbiamo dato due o tre titoli prima di scegliere "Frullato di Grigio" per questa nuova avventura. Più che semplice è stato spontaneo aver trovato un punto in comune anche nel titolo, avendo riscontrato inaspettate congruenze nell'aspetto psicologico che abbiamo dato al nostro personaggio. Dunque diciamo che la nostra fantasia ha eguagliato la nostra stupefacente realtà.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Come libro porterei di certo "La confraternita dell'uva" di Fante e come scrittore son combattuto tra C. Bukowski, H. Thompson o A. Rimbaud. Per divertirsi sa. Per quanto riguarda Fiorenzo Foti, lui porterebbe Roberto La Motta col suo libro "Purple Dimension" perché lo rispecchia nella sua idea di comitive e di giovani come dovrebbero essere. Impossibile annoiarsi con il protagonista del libro che non è altro che l'autore stesso.



6. E-book o cartaceo?

Credo di parlare a nome di tutti e due se sentenzio con cartaceo. L'e-book sarà pure comodo e all'avanguardia con la fitta rete di distribuzione ma appunto per questo perché non rimanere solo al cartaceo così da far sognare bambini, ragazzi, far rilassare le donne e far rimuginare sull'odore di pagine gli uomini?!



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Fiorenzo Foti da pochissimo, forse dal suo incontro con me che gli ha fatto rendere conto delle sue capacità. Credo sia stato sempre dentro di lui ma forse questo incontro lo ha spinto ad esserne convinto ed appoggiato. Per quanto riguarda me, Roberto La Motta, credo di aver deciso quando avevo sette o otto anni: ero seduto davanti una lavatrice mentre nella mia vita stava crollando tutto. Sì sicuramente l'ho deciso in quel momento.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Nasce dall'incontro mio e di Fiorenzo, dai racconti della nostra vita, la nostra travagliata infanzia, lui ha iniziato ad essere curioso dei miei precedenti lavori fatti con la vostra Casa Editrice, e così ha voluto far leggere la sua arte a me. Gli ho parlato della possibilità di scrivere un racconto a quattro mani. Volevamo tutti e due sprigionare tutti i nostri mostri in un solo personaggio. L'aneddoto che posso raccontarvi è quello della scelta del nome del personaggio. Sia io che Fiorenzo, seduti al bar, pensavamo al nome del personaggio comune cosi ci dicemmo: "Stiamo sempre nel disagio, chiamiamolo Agio" e ridemmo molto.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Beh, io non essendo nuovo alla pubblicazione lo vedo sempre come una nuova esperienza, una nuova sfida che mi stimola, e stimola anche lo stare di pari passo a voi che siete sempre attenti, presenti e innovativi. Non lasciando nulla al caso. Un libro pubblicato è sempre un'emozione da provare e riprovare e mai finire. Posso dire di reputarmi fortunato perché nel vedere invece Fiorenzo Foti alla sua prima pubblicazione è come vedermi ringiovanito di dieci anni. Fiorenzo la sta vivendo in modo emozionante, tutta emozione e stomaco. Il frutto del suo cammino travagliato e della sua costante ricerca di curiosità nel mondo e di se stesso. Lo vedo emozionato, eccitato, impaziente come è giusto che sia per il suo primo lavoro stampato e messo sotto vostra visione.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Beh, l'unico è stato mio padre a cui devo tutto ovviamente. Lui è il mio lettore ufficiale. Il capitolo di Fiorenzo lo ha letto, in primis, la sua ragazza che lo ha incoraggiato e spronato per tutta la durata della creazione.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Beh intensa se fatta bene e se non realizzata alla rinfusa e con pochissimi professionisti. Però è una frontiera nel mondo della lettura che può far davvero cose da giganti se fatta in maniera degna.



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