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18 Dic
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Intervista all'autore - Massimo Palladino

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nato a Venezia da una coppia di professori che venivano da Palermo (mia madre) e Salerno (mio padre). Ho letto moltissimo, fin dalla più tener età, con una particolare predilezione per le tigri di Mompracem, Sherlock Holmes e la storia medioevale che amo tuttora indagare. Ho deciso di diventare scrittore all'età di 10 anni, quando, leggendo le poesie di Montale, scrissi la mia prima poesia che s'intitolava "Un cane guarda il mare, pensa"



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Poiché adesso e da molti anni, sono un pensionato dello stato, avendo fatto il professore di lettere, scrivo nelle mie fasi non impegnate da altre occupazioni e preferisco il pomeriggio. Non la sera o la notte, perché amo anche dormire.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

In realtà sono due sono due autori americani che ho avuto l'occasione di conoscere alla Biennale di Venezia, davanti ad una marea di lattine di birra ed erano Allen Ginsberg e Jack Kerouack che tanto mi influenzarono, facendomi laureare con una tesi sul teatro underground americano.



4. Perché è nata la sua opera?

Perché è figlia di una forte spinta interiore a liberarmi dalla creazione poetica e a cercare quella parallela della scrittura in prosa.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Sicuramente, l'aver vissuto con due genitori autori di libri per la scuola di educazione civica, ricordo che furono i primi in Italia e con successo, mi hanno formato inizialmente e, poi, l'aver vissuto a Venezia per tanti anni ma avendo anche ascoltato e cantato( sì, anche io facevo parte un complessino (Gli Icebergs) con cui mi esibivo, imitando, senza volerlo, la voce di Maurizio Vandelli della Equipe 84, anche se cantavo più canzoni dei Beatles, Rolling Stones ed altri che non italiani.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Sicuramente, scrivere, per me, è un modo per raccontare la realtà che mi circonda e da cui traggo spunto.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Io credo che, per una buona investigazione su di me, bastino le mie scelte per fare conoscere anche dei lati nascosti della mia vita intima.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Sì, più di una volta, è stata la presenza di mia moglie Edy che mi sopporta da circa 20 anni.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

 
Sempre a mia moglie Edy che ha saputo aiutarmi a capire meglio ciò che stavo componendo.

 

10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?


Credo che il futuro della scrittura su ebook sia legato alla non troppo lontana sparizione degli alberi da cui ricavare carta e questo è veramente un bel problema da affrontarsi, tanto che pare l'ebook pare essere l'unica via d'uscita. Peccato!


11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Anche per l'audio libro vale ciò che appena detto anche se l'uso che ne fanno i non vedenti così viene ad essere ben supportato. In passato, ho avuto, quando facevo l'attore (sono stato anche attore radiotelevisivo per la Rai), ho realizzato un paio di audio libri per i non vedenti.

 

 

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Lunedì, 18 Dicembre 2017 | di @BookSprint Edizioni

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