3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Tutta l'opera è un regalo a me stessa e ad altri che con me hanno attraversato la vita ma non più presenti. Ho regalato, attraverso la scrittura, a persone amate, la contemporaneità. Ho dato loro l'opportunità di rivivere tutte insieme, di parlare tra loro e con me, in una dimensione direi quasi metafisica.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La decisione di intitolare il libro "Blu Solo" è stata la parte più semplice in quanto la scelta, sin dall'inizio, è stata quella di rappresentare la mia solitudine, mai predominante in senso negativo, piena di colori e di voci. La parola Blu, che in inglese vuol dire 'malinconia', era quella che meglio rappresentava il mio stato d'animo del momento. Il 'Solo' si capirà alla fine.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Porterei "Infinite jest" di David Foster Wallace perché è un viaggio caleidoscopico, complesso, paradossale, visionario e disincantato. Mai noioso e pervaso da un'ironia delirante.
6. E-book o cartaceo?
Ritengo ambedue validi, purché si legga.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Quando ho ricevuto commenti positivi, su alcune pagine che stavo scrivendo, da persone che stavano attraversando un periodo di grande crisi esistenziale. Mi hanno confidato di aver tratto beneficio da alcune frasi del mio libro e allora ho pensato che forse valeva la pena continuare.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Viaggio spesso sola. Durante i miei viaggi ho conosciuto tante persone e tante tradizioni legate ai luoghi che attraversavo. Ho osservato in silenzio e riportato a casa sensazioni uniche. Un episodio mi ha colpita in modo particolare. Stavo consumando un sandwich in una stazione di servizio quando noto un qualcosa di familiare ma di insolito per il luogo in cui mi trovavo. Una famigliola composta da quattro persone si era seduta al tavolo di fronte al mio. La signora toglie da un borsone una tovaglia e inizia ad apparecchiare il tavolino: piatti di carta, tovaglioli, una bottiglia d'acqua e dei panini. Nessuno di loro ha mai detto una parola. Mi colpiva la compostezza dei bambini e la precisione dei gesti della mamma che agiva come se il mondo intorno a lei non esistesse. Dopo aver finito il semplice pasto, i bambini sono andati al bagno, la mamma ha sparecchiato e sono andati via in silenzio, a testa bassa, così come erano arrivati. L'ho riportato nel libro per la singolarità del fatto e per il senso di solitudine che ho letto sui loro visi.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Sento che i miei pensieri, i miei ricordi, le mie emozioni, i miei affetti non scompariranno con me. Niente andrà perduto. "Ogni cosa è compiuta" disse Gesù e, in quel momento, si è anche compiuto l'annullamento del tempo, si sono dilatati gli spazi cancellando ogni confine.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mio figlio: il critico più spietato, esigente e imparziale che io potessi trovare come analizzatore del testo.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Al di là dei casi di necessità (i non vedenti, per primi, ma anche tante altre persone con disabilità diverse) ritengo che tale strumento possa limitare la fantasia poiché il lettore userà toni, pause e volumi che 'lui' ritiene adeguati togliendo a colui che ascolta la facoltà e il piacere di 'volare' nella libera interpretazione.