1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Innanzitutto, scrivere non è una evasione dalla realtà, al contrario è un modo per raccontarla, dipingerla con immagini alle volte nette e ben definite alle volte, invece, velandone il senso profondo. Scrivo poesie d'amore che a molti lettori appaiono come fossero rivolte all'amato o all'amante perduto; in realtà scaturiscono alla fine di un pensiero e si trasformano in versi-verso i miei genitori, di cui sono oramai orfana ma per (pur) sempre figlia.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Tutto. Virgole e punteggiature incluse. Anche quando, in apparenza, la punteggia non c'è.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Una dichiarazione d'amore all'Amore.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La silloge ha per titolo “OBLIVION il rumore dell'acqua” è racconta di poesie che affiorano dalle fotografie ingiallite dei miei genitori e dall’amore grande che è il mio grande amore: mio figlio. Raccolta di poesie già premiata ad un Concorso Letterario di cui sono fiera e orgogliosa. Inizialmente voleva essere soltanto IL RUMORE DELL'ACQUA. Nessuna difficoltà, anzi, il titolo sembrava essere già lì che mi guardava e aspettava di essere colto, così come le rose in copertina.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Un libro di Ken Follet "I PILASTRI DELLA TERRA". Un romanzo di ben 1030 pagine ambientato nell'Inghilterra del XII secolo; una rievocazione storica di dimensione epica. La realizzazione di una cattedrale gotica e in sottofondo la vita dei personaggi in cui mi sono profondamente immersa (forse anche riconosciuta). Monaci, mercanti, artigiani, nobili e donne misteriose, guerre, amori, tradimenti, passioni e speranze in un sogno di pietra contro il cielo. E, per quanto mi riguarda, le protagoniste, guglie altissime dell' opera intera. Letto per la prima volta nel 1990, a distanza di quasi 30 anni lo "sento ancora".
6. E-book o cartaceo?
Cartaceo, senza ombra di dubbio...di carta e inchiostro. Come la pelle e il sangue.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ricordo esattamente quando, il perché non ancora. Anni fa, dopo aver letto l'ennesima raccolta di Neruda, cercavo una recensione ad una sua poesia e nel farlo sono "inciampata" on-line nel blog di un altro poeta, un vero e proprio pittore di profumi che anni dopo ho avuto il piacere di incontrare nella realtà. Forse o proprio così, come scrive Renato Zero: "perché un altro poeta si risvegli, e ti risvegli". E forse, questa canzone, risponde anche alla domanda del perché.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Questo libro è frutto di un Premio Letterario a cui ho partecipato vincendo. Ne parlavo giorni fa con mio figlio (a cui l'ho dedicato). Mancava forse un giorno alla scadenza del concorso, forse addirittura qualche ora. La poesia che ho inviato mi era stata tradotta anche in lingua inglese dall'amica autrice Ute Margaret Saine ed era lì, nella cartella delle poesie che mi "guardava"... il titolo: "IF YOU LOOK AT ME" (SE MI GUARDI).
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È come immaginare di avere un figlio. Non tanto o solamente il desiderio di sentirne la voce in ogni angolo della casa, del cuore, della vita stessa ma il pensiero di camminargli accanto. Un figlio respira la nostra essenza già dal concepimento e ne assorbe tutti i colori... quando nasce e cammina per il mondo lascia l'impronta di sé e nel farlo, genera altri figli. Mi piace immaginare che la poesia possa prendere forma attraverso l'inchiostro di un libro e generarne altre negli occhi di chi le ascolta...così come ho fatto io.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
L'amica poetessa Manola Gini. Più che leggerlo, ha "sfogliato" ogni passaggio della pubblicazione. Dalla scelta delle poesie, alla copertina. Ha condiviso gioie e dubbi, ombre e colori. Grata di aver avuto il suo supporto e alle volte -forse- anche la sua sopportazione.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Così come per l'E-book, personalmente non amo neppure l'audiolibro. Leggere un libro, per quanto mi riguarda, è un momento di grande intimità tra me e l'autore che prende vita e si rafforza attraverso il contatto, coinvolgendo tutti gli altri sensi. Sfogliare le pagine di un libro è sentirne il fruscio, respirarne (sospirarne) l'odore ancor prima delle parole, gustarne le immagini sapendo di poterle accarezzare. E inserirne un fiore tra le sue pagine a far da segna libro... Così come non amo scaricare la musica dal web, così come non mi importa sapere il numero delle visualizzazioni. Prova ad immaginare l'odore di un vinile e il rumore della puntina tra i solchi delle canzoni...solo tu puoi sapere quante volte l'hai sentita, davvero "sentita" e non semplicemente ascoltata. Così, l'inchiostro di un libro e le tue dita (che scrivono o sfogliano-leggendolo).