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25 Set
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Intervista all'autore - Antonio Colella

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Mettere i propri pensieri su una pagina è come parlare con sé stessi allo stesso modo di come rileggere equivale ad ascoltarsi; ciò instilla emozioni diverse a seconda di ciò che si narra all'io: entusiasmo, ilarità, riflessione, tristezza. L'idea che qualcun altro possa un giorno scorrere quelle righe dà ugualmente emozione, la medesima che offre un ipotetico, attento interlocutore che si offre all'ascolto; in quest'ultimo caso non si è in grado di scorgerne i lineamenti allorché egli apprende i contenuti dello scritto ma la sensazione che regala tale eventualità dispensa comunque un certo compiacimento, parallelo alla speranza che il messaggio dell'opera venga intimamente colto.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Ci sono aspetti di Toni, il narratore, che appartengono al mio carattere ed in tal senso l'omonimia non è certo un caso: l'ironia, il modo di fare accomodante, lo spirito d'osservazione oltre, naturalmente, all'analogia rinvenibile nello scopo dell'esistenza: l'instancabile desiderio di conoscenza del proprio io.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Il mettere a nudo alcuni caratteri di personaggi che ho avuto occasione di osservare, ridisegnandoli in chiave ironica e spesso caricaturale, marcandone appositamente le peculiarità allo scopo di evidenziare spaccati umani che esistono nel mondo reale, assieme al loro bagaglio di pochezza umana. La forzata interazione con costoro finisce alle volte col rendere oltremodo difficoltoso il percorso di cognizione individuale rappresentando essi una categoria di persone che ho voluto descrivere per poi racchiudere in un messaggio, rivolto a tutti ma in special modo a coloro che hanno a che fare con micro realtà caratterizzate da mediocrità, per esorcizzare la quale un po' d'ironia non guasta



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

È venuta spontanea ed è descritta nella stessa opera, allorché è istintivamente affiorato il paragone tra gli avventori del bar ed il bestiame alla ricerca di pascoli montani ove foraggiarsi con erba più fresca. Il sottotitolo vuole più che altro dissipare ogni ambiguità che il titolo in sé può suscitare dato che, ritengo, preso a sé non rende l'idea della trama del romanzo.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Probabilmente "I pilastri della terra" di Ken Follett: gli spaccati di storia medievale, il mistero di cui ne è permeato l'oscurantismo assieme alle storie ed alle saghe che ne hanno caratterizzato il decorso, tutto questo assume connotati che trovo avvincenti, se non fascinosi. Sull'isola misteriosa non disdegnerei certo la presenza di Oriana Fallaci, che non potrebbe che deliziarmi coi suoi racconti di inviata di guerra.



6. E-book o cartaceo?

Cartaceo, indubbiamente anche se sarebbe ingiusto nutrire eccessivo scetticismo nei confronti dei benefici che la tecnologia può apportare in termini di conoscenza più immediata di uno scritto.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Nel periodo dell'adolescenza riportavo pensieri e riflessioni, per lo più su pagine di diari scolastici o agende; più tardi approfittavo di stati d'animo particolari per mettere per iscritto una sensazione. Gradualmente, quegli episodi si sono permeati da una certa sistematicità e quasi senza rendermi conto mi sono ritrovato a scrivere con continuità.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Stavo componendo un altro scritto, che intendo pubblicare in un secondo momento, nella stesura del quale mi rendevo man mano conto della presenza di spunti in chiave ironica che mal s'abbinavano col lavoro che stavo portando a termine. Così, una mattina ho iniziato a descrivere l'episodio del guasto alla saracinesca e da lì le idee si sono susseguite spontaneamente. Quanto all'aneddoto, non ve n'è uno in particolare se pensiamo che i personaggi descritti nell'Alpeggio bar non sono altro che sintesi di aspetti caratteriali di varie persone, estrapolati da esse e, un po' come con un mosaico, ricomposti letterariamente in maniera diversa così da dare vita a figure frutto della fantasia ma che allo stesso tempo recano aspetti ravvisati in soggetti realmente esistenti.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

È una forte emozione, indubbiamente. Stante il fatto che la creatività suscita batticuore già nel momento in cui viene materializzata su una tela, un blocco di marmo, delle pagine, pur tuttavia la consapevolezza del riscontro d'un pubblico solletica positivamente le corde della sensibilità.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Mia moglie.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Rimarco quanto espresso a proposito dell'e-book: preferirei il formato cartaceo. Trovo affascinante il formato tradizionale di un libro, sfogliarne materialmente le pagine, riporlo su uno scaffale come frammento nel bagaglio dei ricordi; ugualmente il concetto di biblioteca, che regala ad un ambiente una dimensione introspettiva tutta sua. L'audiolibro può avere una componente emotiva in più rispetto all’e-book, a patto che la narrazione sia effettuata da qualcuno che ci metta sentimento in essa; in tal caso, analogamente al doppiaggio di un film, il risultato può essere più che buono regalando all'ascolto piacevoli sensazioni.

 

 

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