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08 Ago
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Intervista all'autore - Sara Ingardia

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Scrivere per me significa trasformarmi in tanti personaggi diversi, avendo la possibilità di vivere ed immedesimarmi in ruoli differenti; passare da un personaggio buono ed onesto, ad un altro cattivo e prepotente. Scrivere è un po’ come sognare ad occhi aperti, ti cattura, ti affascina e difficilmente riesci a smettere. Inoltre mi porta ad arricchire la mia cultura, in quanto nella stesura di un testo sento la necessità di dovermi documentare su ciò che intendo raccontare per trasmettere ed informare il lettore della realtà dei fatti accaduti nel passato. Prediligo la stesura di romanzi storici, per cui è fondamentale la documentazione e la ricerca del passato.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Avendo un ambientazione storica non è presente nessun episodio della mia vita reale. La protagonista assume diversi aspetti del mio carattere: sognatrice, combatte per ciò in cui crede, non si lascia influenzare dai pregiudizi e non si ferma davanti alle apparenze ma cerca di conoscere ciò che la circonda.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Scrivere quest’opera mi ha permesso di approfondire un determinato periodo storico, ma soprattutto studiare una cultura completamente lontana dal nostro mondo sia a livello di tradizioni, linguaggi e stile di vita. Grazie ai numerosi testi letti, in particolare “ Sul sentiero di guerra” di Charles Hamilton ho dato il via alla mia ricerca di come i diversi popoli Nativi Americani sono vissuti e hanno lottato per la loro libertà, ostacolata ed oppressa dall’invasione degli europei.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

La scelta del titolo è stata quasi immediata. Ho scelto questo titolo “Il canto del mio cuore” perché mi sembrava perfetto per la storia. Il canto descrive la sensazione di gioia, amore e felicità di quando si è innamorati e il cuore; la passione che i protagonisti della storia ci mettono nell’affrontare i rischi e le sorti del loro legame.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Ho letto moltissimi libri, ma se dovessi fare una scelta porterei con me “I ponti di Madison County” di Robert James Waller. Apparentemente può sembrare una storia semplice con tematiche piuttosto scontate, ma l’intensità delle emozioni descritte mi trasportano completamente nel racconto.



6. E-book o cartaceo?

Prediligo il cartaceo, ma anche l’e-book non mi dispiace.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

In realtà non l’ho deciso, è capitato. Avevo in mente una storia che inizialmente doveva essere solo un semplice racconto, poi le idee sono affiorate nella mente e ho cominciato a scrivere. Rileggendo il mio lavoro ho intuito che poteva essere una storia da dover far conoscere, in quanto tratto tematiche attuali che riguardano la discriminazione, l’emarginazione, il potere di una Nazione che ha sottomesso le popolazioni native, il tutto descritto attraverso gli occhi dei protagonisti che vivono un'intensa storia d’amore nonostante la differenza di classe sociale. Un amore apparentemente impossibile che sfida la società dell'epoca.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

L’idea di questo romanzo è nata leggendo un libro che anni fa comprai in un mercatino “Sul sentiero di guerra” di Charles Hamilton. Leggendo questo testo sono rimasta colpita dalle tradizioni e dalla cultura del popolo dei Nativi americani, in modo particolare le usanze, lontane dal nostro modo di vivere. Sono sempre stata affascinata dalle loro cerimonie sacre. Possono sembrare “folli” su alcuni punti di vista, ma sono significative e fondamentali perché segnavano il passaggio da un'età ad un’altra, potevano essere utilizzate come rito di iniziazione o venivano utilizzate per pregare e benedire una battuta di caccia proficua. Nella stesura del testo, ho avuto alcune incertezze, infatti per questo motivo il libro è rimasto incompleto per un anno. Dopo una rilettura, una buona dose di determinazione e ponendomi l’obiettivo di terminarlo ho completato il testo in pochi mesi. Inizialmente il finale doveva essere diverso, ma ponendomi nei panni del lettore, ne sarei rimasta delusa io stessa, per cui ho optato per una scelta differente.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Nel momento in cui ho avuto la conferma che il mio libro sarebbe stato pubblicato, ho realizzato che il mio lavoro era stato apprezzato e ho provato tanta soddisfazione e orgoglio ma soprattutto sapere che qualcuno ha creduto in me e nelle mie capacità è un'emozione che non si può descrivere a parole, si può solo vivere.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Mia madre.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Penso che sia un ottimo strumento che permette ai non vedenti di poter vivere le storie raccontate dagli scrittori. Inoltre, io stessa ne faccio uso. Chiudere gli occhi e ascoltare una storia lasciandosi trasportare dalle parole, mi ricorda molto quando mia madre, da bambina, mi leggeva le favole prima di andare a dormire.

 

 

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