3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?
Personalmente non rinuncerei mai al profumo della carta, alla sensazione di sfogliare le pagine, alla possibilità di annotare a matita le mie impressioni...inoltre, vedere la mia libreria che man mano si riempie di volumi mi dà grande gioia.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Non saprei, mi è sempre piaciuto scrivere. Fin da bambina, ho l'abitudine di mettere su carta i miei pensieri, trascrivendoli di getto. Con questo libro però è diverso: è stata una scrittura lenta, costruita pezzetto dopo pezzetto e preceduta da una lunga fase di studio e preparazione.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Questo saggio in realtà nasce come tesi di master, ma credo che l'esperienza di tirocinio che ho fatto all'interno del carcere "Don Bosco" di Pisa mi avrebbe spinto in ogni caso a scriverne.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Si sentono spesso frasi come questa: "Ma con tutti i problemi che abbiamo, chi se ne importa dello stato del sistema penitenziario italiano, delle condizioni dei detenuti, della qualità delle strutture carcerarie?" e così via. Ma il punto è proprio questo ed è direttamente connesso al tasso di recidiva, che nel nostro Paese permane sempre molto alto. Questo significa che chi ha commesso un reato, chi in un modo o nell'altro, ha fatto del male a qualcuno, è pronto a farlo di nuovo se non trattato con un adeguato programma trattamentale. E perciò, alle vittime di reato poco importa di pene più severe o più lunghe, se alla fine della detenzione sussiste ancora il rischio di una vittimizzazione, per sé o per gli altri. Inoltre, una recidiva così elevata, oltre a favorire un clima di insicurezza sociale, comporta una lievitazione della spesa pubblica, dato che i costi di mantenimento degli istituti di pena sono particolarmente ingenti. Pertanto si rende necessario, a mio avviso, insistere sull'importanza del trattamento, che se eseguito con professionalità e competenza potrebbe davvero essere la chiave per abbattere il tasso di recidiva, a beneficio della sicurezza sociale e con un conseguente, notevole, risparmio per le casse pubbliche.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Amo scrivere e ho sempre immaginato che prima o poi avrei pubblicato qualcosa di mio. La pubblicazione di questo saggio, però, è nata un po' per caso, grazie all'editore Vito Pacelli che ha fortemente creduto nel valore sociale di quest'opera e mi ha invitata a pubblicarla.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Il 25 novembre 2016, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, presso la Casa Circondariale di Pisa, si è tenuto un evento durante il quale le detenute hanno ballato per dire "no" alla violenza. Alcune hanno letto a voce alta i loro pensieri e tra questi ce n'è stato uno che mi ha particolarmente colpito. Ecco, con quella frase, ho deciso di aprire l'introduzione.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No, mai. Per quanto faticoso sia stato, ho sempre ritenuto che redigere questo elaborato fosse per me una sorta di dovere morale. Volevo che più persone possibile conoscessero non tanto la realtà del carcere, quanto le infinite possibilità esistenti per migliorare la qualità del sistema penitenziario italiano.
10. Il suo autore del passato preferito?
Non ho un autore preferito, ma amo tutta la lettura classica, quella mitologica in particolare.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che sia un'enorme opportunità, in particolar modo per le persone affette da handicap visivi o motori. Ma anche per tutti gli altri... pensate che bello, poter sbrigare le faccende di casa e intanto "leggersi un buon libro"!