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31 Lug
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Intervista all'autore - Alessandro Grammauta

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nato 43 anni fa a Palermo, dove tuttora risiedo. Le mie due più grandi passioni a cui ho donato tutto me stesso sono state e saranno per tutta la mia vita, la musica e la letteratura. Per diversi anni sono stato un dj, nei pub della mia città, suonando musica elettronica e mixandola con tutto ciò che producesse un suono, dai giocattoli a batteria di mia figlia, ai vecchi dischi in vinile di ogni genere musicale. In questo periodo iniziai a studiare la natura delle onde sonore, interrogandomi sul modo in cui la nostra mente trasforma in suoni delle semplici vibrazioni e frequenze eteree. Da qui iniziai un lungo percorso di studi e letture poco ortodosse, in forma quasi compulsiva. Mi appassionai alle antiche dottrine esoteriche, ai culti pagani e alle religioni rivelate, poi la magia naturale ed artificiale, l'occultismo e la demonologia, comparate con le moderne scoperte della fisica quantistica. Subito dopo questo periodo di grandi domande interiori, il salto dalla saggistica alla narrativa fantastica e dell'orrore fu breve. Furono proprio queste ultime letture a far nascere in me il desiderio di iniziare a scrivere, come se qualcosa al mio interno pressava e spingeva per venire allo scoperto.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

In genere la notte, perché scrivo narrativa nera, e quindi l'oscurità in questo caso si adatta maggiormente alle tematiche che affronto.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Senza dubbio l'americano Thomas Ligotti, l'unico scrittore che può reggere il confronto per stile, inventiva ed atmosfera ai grandi maestri del passato come Poe e Lovecraft, sino a quelli più recenti e moderni come Aickman e Leiber.



4. Perché è nata la sua opera?

Il motivo è essenzialmente di natura inconscia, non razionale. Spesso negli ultimi anni ho fatto diversi sogni, in cui mi vedevo intento a scrivere con penna e calamaio, storie dell'orrore su vecchi fogli ingialliti, come antiche pergamene. Al risveglio conservavo alcuni flebili frammenti dei racconti che scrivevo in fase onirica, e alcuni di questi sono presenti nel libro.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Non ha influito in nessun modo. Personalmente nei miei racconti fantastici, non amo introdurre tematiche sociali o politiche, perché a mio avviso guasterebbero l'atmosfera che desidero creare, una sorta di dimensione onirica sospesa tra il reale e l'irreale, tra il sogno, l'incubo e la fantasia.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Che cosa è la realtà? Chi può essere così sicuro di definire reale ciò che osserviamo? Una fuga? Può darsi, ma forse anche un tentativo di cercare di guardare in profondità, dentro se stessi e nella natura essenziale delle cose, negli occhi degli animali, nei rami degli alberi, nell'acqua di un fiume come nella grandezza di una montagna.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Ogni scrittore in fondo scrive di se stesso, delle sue esperienze, della sua interiorità e del modo in cui osserva il mondo.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Per quanto riguarda la stesura no, ma posso ringraziare tutti gli scrittori del passato che in parte mi hanno ispirato e aiutato a far volare la mia immaginazione. In fondo l'ispirazione stessa non è forse un pescare inconsapevole nell'infinito oceano della memoria collettiva del mondo?



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

I miei primi racconti li ho fatti leggere ad alcuni amici che hanno la stessa mia passione letteraria, e proprio loro mi hanno incoraggiato e stimolato a continuare a scrivere.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Sicuramente l'e-book è il futuro, ma questo non significa di per sé che sia una cosa positiva. Leggere sulla carta stampata, toccare le pagine, reggere in mano un libro, è altra cosa rispetto ad un piccolo schermo, ma d'altronde tutto procede svelto verso il virtuale. Dove ci condurrà tutto questo? Il potere alle macchine?



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Invece considero l'audiolibro una risorsa, riconducibile filosoficamente al racconto della tradizione orale, ed al fascino intramontabile della trasmissione radiofonica. Se hai stanchezza negli occhi e non puoi leggere, metti su un audiolibro, distenditi sul divano, chiudi gli occhi e...  


 

 

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