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29 Lug
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Intervista all'autore - Chiara De Dominicis

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?

Sono nata a Firenze, ma i miei genitori vivevano già a Milano dove si sono trasferiti con i miei fratelli per esigenze lavorative. Mio papà all’epoca viaggiava molto e mia mamma a Milano non aveva nessun familiare, perciò, dal momento che la sua terza gravidanza risultò parecchio complicata, decise di tornare a Firenze dove poteva essere aiutata e assistita dai suoi genitori. La versione ufficiale però è che sono nata a Firenze per “par condicio”.



2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?

Agli adolescenti consiglierei di leggere e basta. Credo sia rischioso “imporre” loro una lettura, perché anziché far nascere l’amore verso i libri, si potrebbe generare una sorta di “repulsione”. È importantissimo che i ragazzi leggano, ma lo è altresì che scelgano loro il genere e l’autore. Per questo la scuola può essere molto utile, perché durante l’anno nel programma di italiano si studiano vari generi letterari e ci si può fare un’idea dei propri gusti. È fondamentale stimolare la loro curiosità e la loro voglia di scoprire, conoscere e sperimentare.



3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?

In generale mi reputo una “donna digitale”, ma non quando si tratta di libri! Per me la definizione di libro include l’aggettivo cartaceo: il profumo della carta è inebriante e non ho mai letto un e-book. Quando mi è capitato di affrontare l’argomento ho notato che spesso il motivo per il quale si sceglie il digitale al posto del cartaceo, è l’ingombro che questi hanno. I libri non si buttano, perciò a casa nostra abbiamo adottato un sistema di “smaltimento”: su un apposito tavolino riponiamo quelli che abbiamo già letto e che non abbiamo interesse a conservare. Quando qualcuno viene da noi ormai sa che può attingere da quel tavolo e prendere tutti i libri che vuole. È un sistema che funziona bene!



4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?

Non mi reputo una scrittrice e mai ho desiderato diventarlo. Ho fatto il liceo Classico e il primo anno sono stata addirittura rimandata anche in italiano; nonostante ciò, con il passare degli anni mi sono accorta che scrivere è una delle poche cose che mi riesce naturale fare. In qualsiasi ambito, sia esso lavorativo o no, spesso mi sentivo dire “scrivilo tu, che sei brava!”



5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

Credo che la vita mi abbia regalato una storia da raccontare e farlo ha rappresentato per me il mezzo per dare senso agli anni più travagliati della mia vita.



6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?

La capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà, cioè la resilienza, tanto in voga ai giorni nostri, non è un potere che hanno i supereroi, ma chiunque può trovarla dentro di sé, persino una Mustanga!



7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?

Ho cominciato a mettere per iscritto tutto quello che avevo vissuto negli ultimi anni, comprese alcune pagine di diario dedicate a mio figlio appena nato. Credo di averlo fatto perché mi sentivo pronta a rivivere alcune emozioni e a descriverle con uno sguardo più distaccato e meno coinvolto. Dopo neanche un mese ho terminato il mio manoscritto e mi sono resa conto che quello che avevo cominciato a raccontare a me stessa sarebbe potuto diventare un libro anche per gli altri.



8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?

Il mio libro è nato da un abbraccio dato ad un’amica e dalla sua immensa gratitudine per esserle stata accanto quando ne aveva bisogno.



9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?

Non ero consapevole del fatto che stessi scrivendo un libro e questo forse ha reso il tutto più semplice: non dovevo nemmeno pensare a cosa scrivere perché mi veniva tutto molto naturale.



10. Il suo autore del passato preferito?

Ho amato tantissimo i “Promessi sposi”. Quando ero una liceale affrontavo con facilità Dostoevskij, Pirandello, Leopardi e Verga, ma adesso prediligo gli autori contemporanei.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Come ho già detto, sono una sostenitrice del libro cartaceo, però l’audiolibro, rispetto all’e-book, è meno asettico. Il suono delle parole, la cadenza, l’intonazione possono conferirgli qualcosa di unico e particolare, ma occorre essere preparati per farlo, un po’ come i doppiatori di una pellicola cinematografica!


 

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Sabato, 29 Luglio 2017 | di @BookSprint Edizioni

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