3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Il motivo principale è stato quello di non disperdere questa grande esperienza umana e professionale vissuta in una grande azienda italiana: la Selex ES. È il racconto appassionato di come si possono cambiare le "ruote ad un treno in corsa". La storia di quest'azienda che non può, travolta dagli avvenimenti che così velocemente si sviluppano, essere dimenticata. L'obiettivo, in altri termini, è quello di utilizzare la memoria per compiere un'analisi dei tanti avvenimenti che si sono succeduti nei tre anni di vita di quest'azienda che eviti il senso comune e la falsa coscienza. La narrazione di tutto quello che si è realizzato perché questa esperienza possa diventare un riferimento, più o meno importante, per le aziende che si trovano in situazioni simili a Selex ES.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
No, la scelta del titolo è stata naturale perché essendo un libro che parla di lavoro era naturale, almeno per me, intitolarlo alle donne e agli uomini che con la loro fatica consentono alle aziende di crescere, di svilupparsi e di creare benessere sociale e civile. Per questo ho scelto il titolo "il valore di un esperienza: le donne e gli uomini di Selex Es". In una fase come quella che stiamo vivendo nella quale alcuni hanno profetizzato addirittura la "fine del lavoro", degli operai e delle fabbriche ho voluto dare evidenza, non solo in ogni pagina del libro, ma anche nel titolo, del valore inestimabile rappresentato dagli uomini e dalle donne che lavorano nelle industrie. Mi è sembrato doveroso e giusto dedicare questo libro a tutti loro.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Uno solo? Vorrei "Il Piccolo Principe" per ricordare che "si vede bene solo con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi". Vorrei Jorge Amado ed i colori dei sud del mondo. Il genio di Saramago. De Giovanni che mi porta in giro per la mia amatissima Napoli. Garcia Marquez per non vivere mai "cent'anni di solitudine".
6. E-book o cartaceo?
Preferisco la pubblicazione tradizionale, cioè la cartacea, perché essa ti consente l'ingresso su canali più ampi e l'accesso a un pubblico maggiore. Inoltre, devo ringraziare la casa editrice che ha pubblicato il mio libro per avermi offerto la competenza e la serietà di tanti validi professionisti che mi hanno seguito nella pubblicazione del libro e che mi hanno insegnato tante cose che prima non conoscevo, oltre ad avermi fornito una garanzia oggettiva sul merito e sulla pubblicità di quanto ho scritto.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non sono uno scrittore e la pubblicazione del libro non significa intraprendere la carriera di scrittore. La mia vita non cambia con la pubblicazione di questo libro. Continuerò ad essere un uomo di industria che guarda con curiosità ed interesse tutto quello che si muove sul piano industriale perché sono convinto che un Paese come il nostro non può avere nessuna prospettiva di crescita e sviluppo se non ritorniamo ad investire con adeguate politiche industriali nei settori avanzati dell'economia. È il solo modo per dare una speranza e un futuro ai nostri figli, ai giovani che vivono in questo paese per evitare loro di emigrare in Europa e nel mondo. In Italia occorre fare come dopo la 2° guerra mondiale: le scelte di quella fase hanno reso l'Italia uno dei Paesi più industrializzati del mondo.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea di questo libro è nato contestualmente alla scelta non facile che ho assunto a dicembre del 2015 quando ho deciso di dimettermi da Selex Es perché non condividevo la scelta assunta da Finmeccanica di modificare l'assetto industriale di quest'azienda, la Selex Es che con tanta fatica avevamo costruito dal 2012 al 2015. Quella scelta è stata molto sofferta ma, anche in questa occasione, ho preferito essere coerente con le mie idee. Ed è in funzione di questa mia scelta personale che decisi di scrivere questo libro proprio per non dimenticare questa importante esperienza vissuta dal 2012 al 2015. Non ho aneddoti da raccontare ma soltanto la fatica per 7/8 mesi di scrivere questo libro che mi ha consentito di non recedere il cordone ombelicale con i miei compagni di viaggio: le donne e gli uomini con cui ho lavorato per tanti anni.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Tante emozioni diverse tra loro perché vedere realizzato il tuo libro che può essere letto potenzialmente da chiunque, è un'emozione pari alla nascita di un figlio. Con la pubblicazione del mio libro è cambiato il mio modo di vedere le cose. Tutte. Mi sono reso conto che, se ci credi, ogni cosa è realizzabile. Il problema, con progetti di questo tipo, è che devi imparare a credere nell'irrealizzabile. Ma, se ci riesci, hai realizzato già metà dell'opera. Questo è stato sicuramente un cambiamento importante della mia vita.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Nino, presenza costante e discreta. Con cui ho condiviso pezzi importanti della mia vita. Nino. Compagno e fratello.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
C’è una risorsa in più, nel libro, rispetto ad ogni altra forma di comunicazione (radio, televisione, teatro). Nel libro la tua immaginazione decide tutto. Le voci dei personaggi sono quelle che ascolti nella tua mente, mentre leggi. Dai un volto ai protagonisti, partendo dalle descrizioni. Vedi i luoghi. L'audiolibro costringerebbe l'immaginazione (nei toni, nelle sfumature della voce).Leggere è un'esperienza intima. Personale. Vorrò continuare a farlo allo stesso modo: una relazione tattile ed emotiva con un libro di carta che si apre sul mondo; innanzitutto sul tuo mondo interiore.