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19 Giu
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Intervista all'autore - Beatrice Crescentini

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

La scrittura ha sempre rappresentato una parte importante della mia vita, permettendomi di esprimere o sentimenti profondi o punti di vista diversi dal mio. Ogni volta che scrivo è come se mettessi su carta (perché se posso preferisco usare il foglio e la penna) un pezzetto del mio Io più profondo, che difficilmente verrebbe fuori.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Anche se non sembra, in realtà molti aspetti della mia vita privata sono presenti nel libro, più o meno nascosti. Questo è vero specialmente nelle poesie, perché prendono spunto tutte da eventi o situazioni realmente accaduti. Nei racconti ciò accade un po' meno perché sono lo strumento per analizzare non le sensazioni che provo, ma punti di vista diversi dal mio.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Considerando che l'idea dell'opera è nata solo dopo aver scritto e rivisitato i brani, posso dire che è stata un po' un'evoluzione naturale del mio rapporto con la scrittura. Non nego che, specie quando dall'idea siamo passati ai fatti, sia stata un'esperienza quasi traumatica (più che altro devo abituarmi all'idea che persone che non conosco leggano componimenti molto personali), però mi sono divertita molto.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

Non sono mai riuscita a decidere un titolo in maniera semplice (chiedetelo ai miei insegnanti) e anche in questo caso non sono venuta meno alla tradizione. "Quaderno di Viaggio ovvero Parole in Libertà" è il terzo titolo che ho scelto per questa raccolta perché esprime tutti gli stati d'animo con i quali ho composto i brani: è un quaderno di viaggio perché ho scelto alcuni componimenti scritti in circa dieci anni, durante i quali mi sono sentita libera di esprimere a parole ciò che sentivo nel più profondo.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Come libro vorrei avere l'Iliade di Omero, possibilmente la mia vecchia copia che ho dagli anni del liceo. Perché? A parte che si tratta di un caposaldo della letteratura (forse) mondiale, è un'opera pensata per insegnare e ogni volta che la rileggo trovo sempre un significato nascosto che magari la volta prima non avevo compreso. Come scrittore, invece, mi piacerebbe Valerio Massimo Manfredi: di lui ammiro molto lo stile avvolgente dei suoi romanzi, tecnico ma mai troppo, e la profonda conoscenza della storia antica.



6. E-book o cartaceo?

Decisamente il cartaceo, anche se non disdegno l'e-book perché spesso è più pratico. Diciamo che sono due modi di arrivare allo stesso scopo. Credo che ormai il cartaceo sia diventato come un buon vino, roba da intenditori: dal profumo p.e. di un libro mai aperto (dove sai di essere il primo a prendertene cura) a quello di uno anziano (che va rispettato come un nonno che sarà anche vecchio e non più arzillo, ma ha ancora tanto da dire), tenere in mano un volume stampato è come assaporare un buon calice di vino, un'esperienza che coinvolge i sensi.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Ancora non mi riesco a sentire "scrittore", non sono pronta a mettermi allo stesso livello degli Scrittori, ma ci sto lavorando. Credo di aver desiderato di intraprendere questa carriera sin da quando ho iniziato a comporre testi perché è un'attività che mi ha sempre messo serenità.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Il libro è stata un'evoluzione naturale della mia attività: ho iniziato a scrivere per me stessa e come esercizio, poi mi è piaciuto, ho iniziato a conservare i vari testi (troppi altri ne ho buttati) e da là è nata l'idea della raccolta. La prima persona che mi ha consigliato di pubblicare una raccolta è stata una ragazza che ho incontrato anni fa su un treno per Arezzo. In quell'occasione scrissi la poesia Tevere proprio durante il tragitto e lei ne volle assolutamente una copia autografa, dicendomi che l'avrebbe conservata per quando fossi diventata una poetessa. Credo sia da quel momento che ho iniziato a pensare che forse avrei potuto fare la scrittrice di professione.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

È strano, molto strano: ci si sente come durante l'adolescenza, dove sai che stai crescendo, non sei più bambino, ma non sai ancora cosa diventerai. Speri solo che vada tutto bene!



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Le prime persone che hanno letto il libro completo, anche se non nella bozza definitiva, sono state mia madre e il mio compagno. Molti mi hanno chiesto di leggerlo solo dopo la pubblicazione, più per scaramanzia che per altro.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Ecco, l'audiolibro è la forma alternativa al cartaceo che preferisco: tramite la voce dei narratori si entra proprio dentro la narrazione e ci si sente come avvolti, quasi sedotti (specialmente per audiolibri di narrativa). Contemporaneamente si è liberi di procedere con ciò che si sta facendo senza il peso della carta stampata.


 

 

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