3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere questo libro è stato un atto narcisistico, nel senso più ampio e esteticamente bello del termine, una esaltazione dei miei pensieri e dei miei ricordi. Scrivere questo libro mi ha permesso di dare un senso alla mia storia, di costruire una possibile interpretazione di ricordi, pensieri, emozioni di un pezzo della mia vita. Questa opera ha richiesto un atto di concentrazione affinché racconti scollegati fra loro potessero trovare una continuità che è stata per me preziosa e significativa.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata abbastanza semplice, una volta pensato non ho più avuto dubbi. È stato il titolo ad aiutarmi a concludere questo libro.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Domanda difficile, molti sono i libri che ricordo con amore: L'arte della gioia, il Maestro e Margherita, Flatlandia, Le parole per dirlo, Antichrista, Ritorno al Mondo Nuovo, Le lacrime di Nietzsche, Cecità,....ma dovendo stare in una ipotetica isola deserta opterei per un libro mai letto e incomprensibile…La Bibbia o il Corano...così tanto per non perdere di vista i rischi delle paura...
6. E-book o cartaceo?
Direi cartaceo. Amo ancora troppo stropicciare le pagine, scrivere sul libro e soprattutto guardare i libri riposti sulle mensole.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Mai. Non mi considero una scrittrice ma una dilettante della scrittura. La carriera richiede un impegno e una determinazione che dirigerò altrove ma, senza prendermi sul serio, ho intrapreso questa carriera quando ho pensato di avere qualcosa di interessante da dire.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea di questo libro è nato dal desiderio di mettere insieme i pezzi nel stesso momento in cui è nata la mia bambina Alice. Il primo racconto aveva tutt'altro obiettivo, nasceva solo per divertimento tra me e la mia amica Renata, un giorno che stando sdraiate al mare, abbiamo avuto l'idea di scrivere un libro congiunto. Dovevamo scrivere un pezzo della nostra storia e l'altra avrebbe proseguito con uno della sua. L'idea mi sembrò così divertente che gettai immediatamente sul foglio il mio primo racconto. Il progetto fallì chiaramente sul nascere ma io prosegui a scrivere. L'idea è nata dall'esigenza di prendere racconti apparentemente scollegati e rimetterli insieme. Avevo bisogno dopo la nascita di Alice di chiudere il cerchio.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Durante la stesura mi sono molto divertita a vedere che forma stava prendendo il libro poiché nell'atto di scrivere ci sono delle idee e degli obiettivi ma non sempre il prodotto assomiglia all'idea originaria. Quando l'ho concluso ho provato una immensa soddisfazione, non perché fosse perfetto, ma perché era concluso. L'ho letto e riletto ed era finito, perfetto nella sua imperfezione e armonioso con le sue stonature. Una grande gioia per aver portato a termine un progetto prezioso.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Ad essere precisi nessuno. Alcuni miei colleghi e amici hanno letto lo scritto in corso d'opera, altri hanno letto solo alcuni racconti, alcuni lo aspettano e altri ancora ignorano che io abbia scritto un libro.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sono perplessa. Immagino che come l'e-book rappresenti un nuovo modo di leggere e accostarsi ad un libro e sono certa che prenderà il posto in molti casi del cartaceo per la sua praticità. Per me rappresenta un’ esperienza nuova che guardo con diffidenza ma anche con molta curiosità.