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BookSprint Edizioni Blog

25 Mag
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Intervista all'autore - Sergio Ciarone

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?

Chi Sono? È complicato riassumerlo in poche righe. Sono nato e cresciuto a Caserta, in un quartiere rionale del centro della città. La mia infanzia è stata molta serena, attorniato dal calore familiare, che ancora adesso continua sempre più forte. La mia adolescenza è stata abbastanza caratteristica, miscelata da lievi perturbazioni esistenziali e dagli equilibri di vita mutati a causa della consapevolezza di essere umano, che successivamente però sono diventati tarli sempre più grandi ed evidenti a causa di una spiccata sensibilità.

A quell'epoca lo sfogo necessario si tramutò nella scrittura sia per dote genetica, che per esigenza espressiva. Mio padre scriveva molto bene, ed il difficile rapporto con il prossimo mi portò ad intraprendere questa strada fin dai tempi dell'adolescenza. A 18 anni l'urgenza divenne ancora più impellente, e trovai nel Teatro, nel Cinema, nelle forme più articolate di scrittura, come la sceneggiatura, una esplosione viscerale ai fini di una rivalsa personale contro il sistema che ritenevo troppo apparente, intensamente distaccato dalla responsabilità comune, e che mi andava già stretto. Poi la mia vita a 27 anni improvvisamente cambiò. Rischiai di entrare da emerito sconosciuto nel leggendario e tetro Club27. Esiste qualcosa in ciascuno di noi che ci induce ad essere in un certo modo, a fare certe scelte, a prendere certe vie, anche se talvolta simili passaggi possono sembrare casuali o irragionevoli. Quando ti spingi oltre, non considerando il bene di cui sei circondato, rischi di cadere in un abisso profondo, inizi a presentare estrema debolezza, deturpando la tua vita e non valutando i reali affetti, mettendo in discussione persino la propria esistenza. Nel momento della caduta c'è sempre una rinascita, condotta anche dalla fortuna di essere ancora vivo e stare qui a raccontarlo. Avevo già scritto il libro "Parabole di un visionario", una sorta di diario surreale, con una rappresentazione indiscutibile delle turbe esistenziali appartenenti al periodo giovanile, articolato con 17 racconti definiti parabole. Dopo i trent'anni d'età, con il romanzo "Capovolgerò il mondo", lo sfiatatoio sociale divenne più maturo e ponderato, colpendo proprio quel mondo teatrale della piccola provincia Casertana che aveva fatto parte della mia crescita, ma si manifestò con uno sfogo ancora troppo rancoroso. Poi sono cresciuto, mettendomi sempre in discussione, cercando di non perseverare negli errori, ed ottenendo ottimi risultati. Adesso sono un esecutore amministrativo del Comune di Caserta, e da quasi un anno sono sposato con una meravigliosa ragazza, lontanissimo da quegli abusi mentali, e non solo, che mi sono tristemente procurato nel passato. Il "demone" nascosto dietro parole come "vocazione" o "carattere", si mette finalmente a riposo perenne con la pagina finale del mio ultimo romanzo: "Pioggia - un dinamico attrito", permettendomi di esternare una maturità letteraria, portandomi automaticamente verso nuovi e salutari stimoli. Sono pronto a ricominciare tutto da capo a quarant'anni, ed a diventare padre, non dimenticando mai il mio passato, la mia radice, la mia evoluzione cerebrale, ma guardando un futuro pieno di sfide allettanti. Non si finirà mai d'imparare, ed è proprio questo il bello della vita. C'è solo una costante nella mia esistenza; la mia natura inconscia non è mai cambiata, e la troverete vergata nella home del mio sito: "Io scrivo perché sono vivo, Io vivo perché sono uno scrittore." 




2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?

Senza dubbio "Il mondo di Sofia" di Jostein Gaarder. Non so quante scuole usino questo testo nel loro programma didattico, ma sono convinto che dovrebbe essere una delle opere capo-saldo ai fini della evoluzione caratteriale di un adolescente. È attuale, non è affatto noioso, ed è indiscutibilmente legato al mondo dell'adolescenza. È un libro contemporaneo, pubblicato nel 1991, lontano dagli stili vetusti troppo spesso utilizzati dagli insegnanti, riferiti a delle realtà un po' troppo distanti dal vivere quotidiano del nostro secolo. "Il mondo di Sofia", attraverso comprensibili citazioni filosofiche, e denso di chiari contenuti, spinge tutti a porsi delle questioni essenziali. Chiedersi delle origini della propria natura è il basamento fondamentale della nostra consapevolezza.



3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?

Non sono un ragazzino, ma un quarantenne. Naturalmente considero il cartaceo come un prezioso diamante da custodire in una biblioteca privata; come una rosa da odorare ogni tanto per sentire sapori prelibati; come un vestito da cerimonia da non sgualcire; come un calice di vino invecchiato, degustato con gaudio. I tempi sono irrimediabilmente cambiati, e per quanto abbia fatto molta fatica ad accettarlo, adesso devo essere obbligatoriamente orientato verso i nuovi mezzi di diffusione. Bisogna rimanere sempre aggiornati, altrimenti rischi di perderti nel nulla. Questa è una grande lezione che ho imparato dalla vita, per quanto la nostalgia dei tempi andati sarà sempre nei cuori di quelli della mia generazione. Molto spesso ho scritto ed ho pensato che l'evoluzione sia involuzione... ma soltanto i posteri potranno darci una risposta plausibile.



4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?

Può essere entrambe le cose. Può nascere da un sogno paradossale, e stupirti d'improvviso; magari trasformarsi da un trasporto onirico ad una opzione concreta, vagliata ed equilibrata. Bisogna coltivarla con nuovi stimoli, farla crescere attraverso le esperienze, come ad esempio affrontare testi teatrali, ed essere affascinato di conseguenza da una visuale diversa, come quella cinematografica. Per me la scrittura è come una sirena, un essere intrigante, ma da gestire con assennatezza. Proprio così è nata e sta vivendo la mia passione.



5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

I traumi cambiano il futuro, piccoli o grandi che siano. L’introspezione abbinata alla rottura cerebrale, è sicuramente grossa fonte di ispirazione. Essere stato molto vicino alla morte sarà sempre motivo di sprono letterario per me, e la maturità costantemente ricercata si evolverà continuamente su nuove angolazioni del concetto di esistenza in tutte le sue forme. E’ questo il motivo per cui è nato il libro: “Pioggia – un dinamico attrito”.



6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?

Attraverso il racconto di una sciagura familiare, la mia intenzione è quella di mettere il lettore di fronte ad un paio di domande usuali, ma allo stesso tempo irrisolvibili secondo un parere oggettivo. Qual è il senso della vita? Come si affronta il rapporto con la morte? Basi come la teologia, la scienza, la psichiatria, l’esoterismo, sono la molla che inciterà e direzionerà il lettore ad una risposta soggettiva. Il messaggio del testo è semplicemente incentivare a fare una propria scelta, da quella razionale, a quella fantascientifica, da una concezione cattolica, a quella esoterica, non escludendo mai categoricamente le altre ipotesi.



7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?

Come ho detto precedentemente, la passione verso la scrittura è nata fin dalla giovinezza, ma quando ero piccolo scrivevo per esigenza… con l’evoluzione degli anni la passione è diventata sempre più un fatto di coscienza, concretizzata in una speranza di una comunicazione sociale più diffusa.



8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?

Era un estate torrida, con piogge improvvise e violente, ma nonostante il titolo del testo, non fu quella la sollecitazione che ne diede origine. La sofferenza di una storia sentimentale finita fu lo sfogo più immediato, ma la capacità elaborativa di concetti molto elevati già si era sviluppata da tempo dentro di me. Il passaggio più piacevole e più significativo in realtà si è manifestato nella ripresa del libro, abbandonato per anni. Lo stato di delizia dato da l’amore verso mia moglie, contrariamente al passato, è stato l’input fondamentale per scrivere un’opera più completa.



9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?

Come ho detto nella risposta precedente, ho abbandonato il libro per anni, non percependo più la sofferenza che mi aveva pungolato all'inizio della storia. A distanza di tempo, nonostante il mio positivo cambiamento umorale, ho trovato una capacità nuova che mi ha reso uno scrittore più compiuto. Il lungo intervallo non ha mai pregiudicato la volontà di portarlo a termine. È stato sempre dentro di me, come un feto in una gravidanza durata sei anni.



10. Il suo autore del passato preferito?

Questa è la domanda senza dubbio più complicata. In maniera diversa, con tecniche ed intensità differenti, gli autori che mi hanno dato emozioni e spunti di riflessione nella vita, sono stati innumerevoli, tanto da non poterne scegliere uno facilmente. Posso solamente menzionare il libro che ha modificato in modo maggiore la mia crescita, e forse anche il mio stile: “Delitto e castigo” di Fedor Dostoevskij.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Ancora non conosco in modo approfondito questa nuova rivoluzione commerciale, ma posso sostenere che mi stimola notevolmente. Nonostante la mia generazione non sia troppo giovane, ma neanche vecchia, in qualche modo questa idea mi porta a tempi abbastanza antichi, ricordandomi i noti gialli radiofonici. Sarei molto curioso di valutare i miei testi in questa nuova dimensione “letteraria”.

 

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Giovedì, 25 Maggio 2017 | di @BookSprint Edizioni

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