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06 Feb
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Intervista all'autore - Giacomo Salvanelli

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Scrivere è da sempre una sorta di liberazione. Traduco emozioni inespresse, non elaborate e spesso conflittuali. Le metto su carta obbligandomi a fronteggiarle. Il senso di libertà che ne deriva è enorme, riesco a percepire un traffico crescente di stati d'animo che mi passano attraverso. È un viaggio dentro me stesso. Ne vengo pervaso e mi fa sentire, per un attimo, padrone di quella libertà. È meraviglioso.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Questo libro riassume, in chiave narrativa, alcuni eventi cruciali della mia vita personale. Fatti che hanno inevitabilmente cambiato il mio modo di essere, inducendo l'inizio di un percorso di crescita enorme. Tutto, in questo libro, si riconduce a questo, al cambiamento che ognuno di noi, immancabilmente, deve fronteggiare.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Questo libro è il retaggio di anni molto difficili durante i quali ho perduto la via maestra senza, tuttavia, dimenticare il senso profondo del mio peregrinare e cioè trovare una ragione per rinascere. Questo libro è il tramite posto tra me e quella rinascita tanto agognata.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

Onestamente ho impiegato due mesi a trovare il titolo adeguato. Le idee non mancavano ma risultavano banali, scontate e poco rappresentative, finché un giorno, rileggendo una parte del libro, mi sono reso conto che il titolo giusto era lì, sotto il mio naso. "La laverda rossa" era il simbolo che aspettavo, così l'ho colto.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

In una situazione del genere vorrei, più di altri, avere con me "L' Aleph" di Jorge Louis Borges. La sua opera, un vero capolavoro, ha aperto nuovi orizzonti all'interno della mia mente, fin dal principio. Credo che mi aiuterebbe a trovare quel senso di comunione con le cose attorno a me necessario per non impazzire. La sua sensibilità allieterebbe quel naturale senso di perdizione derivante dalla solitudine forzata, mi ha già aiutato una volta e sono sicuro lo farebbe anche su un’isola deserta.



6. E-book o cartaceo?

Cartaceo a pieni voti. Per quanto io sappia che va a ledere i "polmoni" del pianeta, il piacere della carta tra le dita è indescrivibile. L'odore, la consistenza ed i colori sono impagabili.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

L'amore per la scrittura è nata quando ero ancora molto piccolo. Scrivevo poesie primitive ma sincere, senza condividerle mai con nessuno. L'evento chiave fu il primo innamoramento, immaturo e fortissimo. Questo mi diede la voglia di scrivere qualcosa di diverso. Inscenare storie dove potevo raggiungere l'irraggiungibile ed amare chi, ostinatamente, mi respingeva. Tuttavia, la svolta la ebbi nel 2013 quando pubblicai la mia prima raccolta di poesie. Provai un indicibile sensazione di benessere, ero al settimo cielo. Capii che quella era la mia strada, l'unico strumento in mio possesso per non soccombere. La scrittura, null'altro.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Dunque, era da molto che accarezzavo l'idea di scrivere qualcosa di nuovo. Il materiale c'era, era dentro di me e lo percepivo ma mancava ancora qualcosa e quella prima parola non partiva mai sul foglio. Ero dannatamente bloccato. Così, una notte, aiutato dalla mia insonnia e da parecchi bicchieri di vino, decisi di riprovarci. Mi sedetti, accesi il computer ed aprii il foglio bianco. Ricordo che ci misi un secondo, premetti quei tasti ed improvvisamente tutto mi venne naturale. Le parole venivano fuori con un impeto gigantesco e nell'arco di un paio d'ore avevo già scritto tre capitoli. Non volli rileggerli. Quando mi fermai, a dirla tutta, non ricordavo cosa avevo scritto e questo mi fece sorridere. Ricordo di aver lasciato tutto lì, ancora aperto con lo schermo acceso. M'addormentai sulla poltrona di camera mia. Fu il miglior sonno degli ultimi mesi, all'epoca.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

È una sensazione indescrivibile. Vedi il compimento delle tue emozioni, è come se finalmente assumessero una forma e potessi guardarle, assaporarle, abbracciarle tramite i ricordi racchiusi all'interno delle pagine. Il libro è il tramite fra ciò che eri e ciò che sei divenuto, è lo specchio più crudele che potrai mai incontrare nella tua vita.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Mio padre e mia madre sono state la prime persone a leggerlo. È stato bellissimo saperli lì, scorrere tra le pagine del mio racconto vivendone i personaggi e vicende. Sono sempre stati il principio e la fine di ogni cosa che abbia mai fatto nella mia vita, ed anche ora sono stati al mio fianco leggendolo.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Ritengo sia un progresso di grande spessore che può aiutare i giovani di oggi a ritrovare una comunione con il leggere. Purtroppo la lettura sta lentamente sparendo fra le nuove generazioni sempre più incastonate fra videogiochi e tecnologie varie. Credo che l'e-book rappresenti un valido compromesso. Infatti sfrutta una base tecnologica per promuovere il più antico dei mestieri: la lettura. È tutto lì, centinaia di libri nel palmo di una mano. In aggiunta, si va a ridurre l'impatto ambientale, giovando così ai polmoni ancora pompanti di questo meraviglioso pianeta. Chapeau.  

 

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