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02 Gen
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Intervista all'autore - Elena Drug

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Vivo a Ostia dal 2006, ma sono nata in Romania nel 1979. La mia famiglia era molto povera e non ho avuto una vita facile da piccola ma nemmeno da grande. A venti anni ho partorito un bambino prematuro quale è morto dopo tre giorni. Poco tempo dopo sono entrata in dialisi Avevo una insufficienza renale cronica molto grave della quale non mi sono accorta. Quattro ore in dialisi per tre volte a settimana erano tante e mi annoiavo. Nonostante il fastidio e il dolore dei aghi, ho deciso di distrarmi iniziando a scrivere. E tutte le volte che stavo in dialisi scrivevo se non stavo molto male. Prima di scrivere, la psicologa che lavorava con noi dializzati mi ha insegnato a fare dei quadri punto zero cinque. Così quando la testa me lo permetteva lavoravo al quadro e, se mi sentivo tropo stanca iniziavo a scrivere per un’ ora almeno. Poche volte riuscivo a lavorare per tutte le quattro ore di dialisi, normalmente dopo le due ore di dialisi stavo male. Ma ero felice che quel tempo non è passato senza che io non facessi nulla.




2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Mi piace scrivere alla mattina presto, quando c’è molto silenzio e riesco a concentrarmi e tante volte anche la sera quando tutti dormono. Mi piace anche guardare la gente, nelle situazione che vediamo tutti i giorni: nel bar quando prendiamo il caffè , nel supermercato, in libreria, in biblioteca ecc… mi faccio venire qualche idea che magari riesco a trasformarla introducendola nella mia scrittura.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Louisa May Alcott, autrice del libro “Piccole donne” e “Piccole donne crescono”. È il libro che mi ha inspirato e che ho letto contemporaneamente con il libro che ho scritto ma anche la “Divina Commedia” di Dante Alighieri. Il racconto dell’Inferno che ogni tanto mi veniva in mente quando il dolore era tropo grande. Quindici anni di dialisi sono stata proprio nell’Inferno. Ma anche Purgatorio e Paradiso dove vogliamo tutti arrivarci.



4. Perché è nata la sua opera?

Questo libro è nato all’ inizio per noia come ho già detto, e il pensiero alla sofferenza e le ore che non finivano. Adesso vorrei dare un può di speranza se è possibile alle persone che come me, aspettano qualcuno o qualcosa.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Ha influito tanto perché se non fossi stata in dialisi e non conoscevo la sofferenza vera, forse non credo che avrei mai scritto e soprattutto non avrei apprezzato così tanto la vita e la salute, anche se sono arrabbiata con Dio perché mai ha lasciato malattia per quindici anni.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Quando ero ancora in dialisi, scrivere mi faceva evadere da quello che vedevo, da quello che succedeva nella sala dialisi. Ma adesso, dopo il trapianto, scrivere è diventato un modo per raccontare la realtà.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Tanto molto magari pure troppo. Quando soffrivo e mi sentivo sola, ho raccontato e scritto troppe verità e per quasi tutta la parte in dialisi mi sono sentita sola e abbandonata. Fra altro, mia mamma mi aveva abbandonato alla nascita .



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Mio figlio in primis, il libro è dedicato a lui. Prima di partorire lui qualche dottore, qualche infermiere mi vedeva come una persona e non solo come una malata. Devo dire la verità dottori e infermieri in grande parte mi hanno abbandonata, mi trattavano con superficialità e mi facevano sentire sempre malata…



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Lo letto io, pure se lo avevo tutto nel cuore e in testa e ho dovuto fermarmi tante volte perché rivivevo le stesse scene che avevo già visite con molta sofferenza. E adesso lo legge il mio compagno e neanche per lui è facile.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Il futuro può essere l'e-book.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Credo che sia una buona iniziativa ascoltare un libro durante la guida, quando fai la spesa o si è alla posta per pagare le bollette.

 

 

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