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01 Dic
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Intervista all'autore - Sara Giordano

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?

Sono nata e cresciuta in un piccolo paese, frazione di Boves, provincia di Cuneo. In un piccolo paese come il mio ci si sente sempre un po' parte di una grande famiglia, ci conosciamo tutti. Ho frequentato asilo e scuola elementare qui, le medie le ho frequentate a Boves, un comune della provincia. Forse proprio per questo ho iniziato a scrivere, perché avevo numero persone che mi supportavano.




2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?

Il mio, ovviamente. Ma oltre al mio libro, che tratta appunto di ragazzi che devono combattere per vivere, consiglierei di buttarsi in storie più "antiche", come la letteratura. Alcuni autori potrebbero essere Dickens, Tolstoj e perché no, Charles Bukowski, che nonostante la sua cupa immagine della realtà, sa trasmettere fortissime emozioni attraverso le sue parole.



3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?

Credo che sia impossibile fermare il progresso. La digitalizzazione della nostra vita non poteva sicuramente portare altro. Allo stesso tempo però il libro perde un po' di significato. È bello avere in mano le pagine di un libro, l'odore dell'inchiostro sulle pagine stampate, cosa che l'e-book non ci permette. L’e-Book è sicuramente più comodo e ci permette di avere una libreria digitale con un peso minimo.



4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?

La scrittura è un amore che va custodito e protetto, a mio parere. Allo stesso tempo, però, la scrittura è tutte le volte un nuovo amore. La scrittura è diventata parte di me da quando ne ho fatto uso. Ma se per caso non dovessi scrivere per alcuni mesi, questa avrebbe qualche problema a farsi spazio dentro di me. È un amore che va custodito, accudito volta per volta. Solo in questo modo si può ricevere quello che si dà alla scrittura, dalla scrittura.



5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

La pubblicazione del primo, suppongo. Dopo il primo tutto quello che sapevo era che la scrittura era la mia strada, il mio futuro. Una cosa che ho imparato in questi miei diciotto anni è fidarmi di me e del mio istinto, delle sensazioni a pelle. Ho anche tanti amici che sono sempre pronti a leggere i miei libri prima che io li mandi alle case editrici, questo per me è importante, perché senza volerlo mi infondono sicurezza.



6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?

Con i primi due libri il messaggio è chiaro: l'abito non fa il monaco. In tutti e due i protagonisti sono ragazzi, che vengono messi in scenari ostili e devono imparare a cavarsela. Il mio messaggio è che tante volte ci fermiamo alla prima idea che ci facciamo di una persona e questo è sbagliato. Ci sono ragioni per le quali fanno determinate scelte, dobbiamo solo aprire la mente e osservare. I protagonisti dei miei libri vengono sempre sottovalutati, quando alla fine si scopre sempre che possono dare molto di più di quello che pensavamo. Funziona così anche nella vita. Ciò che una persona ci mostra di lei non è quasi mai ciò che realmente è.



7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?

Beh, è sempre stato un sogno, fin da bambina. Le maestre dell'asilo dicevano a mia madre che ero dotata di una grandissima immaginazione, ed era vero. Questa mia voglia di costruire storie con gli anni si è solo amplificata. Mi trovo bene nel mondo che immagino, faccio provare ai miei protagonisti emozioni che non potrò mai provare e così facendo, le provo anche io.



8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?

Sì, credo sia stata la foga con la quale volevo portarlo a termine. Non uso alcuna scaletta per i miei libri, lascio che le parole escano da sole e che man mano la storia si scriva da sola. Proprio per questo a volte rileggo tutto dall'inizio perché non ricordo un nome o una determinata scena.



9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?

Un sacco di volte, ma quella decisiva fu nell'agosto del 2015. durante una festa patronale. Stavo parlando con due amici e non sapevo più come continuare il libro. Uno dei due scherzando iniziò a parlare di se stesso nel libro e il secondo lo assecondò. Quello scherzo mi portò ad avere nuove idee e così li presi alla lettera, infilando due protagonisti simili a loro due nel libro, da quel momento è stato tutto in discesa. Li ringrazio ancora per il gesto che hanno fatto per me.



10. Il suo autore del passato preferito?

In assoluto Charles Bukowski. Se fosse vivo attraverserei oceani e monti per stringergli la mano. Adoro il modo crudo con il quale scriveva, credo che volesse far intendere che la vita non ci dà lezioni con modi garbati e la penso allo stesso modo.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Credo che sia una cosa molto positiva per chi non può permettersi la lettura di un lungo libro. L'audiolibro è meno pesante e più scorrevole. Mi è capitato di ascoltare un capitolo in questa modalità e devo ammettere che, se fatto bene, può essere davvero un capolavoro. Le immagini del libro mi scorrevano sotto gli occhi proprio come se mi trovassi al cinema, l'ho trovato un buon modo per far fruttare la fantasia.

 

 

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