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29 Giu
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Intervista all'autore - Giuseppe Boeretto

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nato alla periferia di San Donà di Piave in provincia di Venezia, da una famiglia povera economicamente ma ricca di valori morali e di grande dignità. Da studente ho sempre lavorato durante le vacanze estive sin dalle medie inferiori e superiori. Ho iniziato la mia attività come agente di commercio, avendo l’opportunità di viaggiare e conoscere mezza Italia e Europa, arricchendomi di nuovi valori umani e di profondi sentimenti. La voglia di scrivere è nata sin dalle medie inferiori e si è allargata alle superiori ma poi si è assopita fino al rinnovo degli uffici dell’agenzia di rappresentanze, il ritrovamento in un cassetto di un quaderno di poesie e un romanzo scritto a metà e in particolare una lettera, dove su un foglio scritto con l’inchiostro con la penna stilografica, è manifesto il sogno di diventare scrittore. Questo ritrovamento mi ha spinto a riprendere in mano la penna e continuare il percorso già iniziato negli anni giovanili. Attualmente sto portando a compimento un altro romanzo che spero venga pubblicato all’inizio del prossimo anno, mentre sono pronte per la stampa tre raccolte di poesie.




2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Per scrivere è buono, ogni momento libero della giornata che va dalle ore 9.00 del mattino alle 24.00 della notte.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Non ho preferenze, l’importante è leggere, compresi i giornali. Gli argomenti possono essere più svariati: dalla politica all’economia a quello religioso ecc…



4. Perché è nata la sua opera?

La mia opera è nata da questo desiderio di scrivere per esternare le emozioni che durante il mio percorso ho potuto accumulare e assicurare a chi lo legge che le ali anche se spezzate da fattori imprevisti, possono ricrescere e con maggior vigore tornare a essere pronte per volare.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Il tessuto sociale nel quale ho vissuto mi ha fortemente formato, lasciandomi libero di scegliere. La voglia di assimilare mi ha aiutato molto nel cammino nel vivere quotidiano. Il percorso da ragazzo nell’oratorio dei Salesiani e alle superiori nelle scuole parificate tenute dai religiosi, poi l’entrata come sindacalista negli anni giovanili e in politica e anche qui lasciata sospesa, per operare proficuamente come agente di commercio, per essere nuovamente ripresa dopo aver preso la pensione. Tutto questo bagaglio mi ha aiutato molto nell’arricchimento per la mia formazione anche letteraria.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Scrivere è un modo per raccontare una realtà che spesso viene distolta, per vari motivi di convenienza sociale.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Quello che ho scritto è un cocktail di storie vissute e sentite che mi hanno lasciato un mare di ricordi su cui riflettere e che fanno parte del mio percorso di vita.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Non c’ è stato nessuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della mia opera.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Non ho fatto leggere a nessuno il mio romanzo.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Non credo che il futuro sia la scrittura dell’e-book, in quanto il senso del tatto: il sentire è più forte del vedere (San Tommaso), quindi la maggior distribuzione avverrà con il cartaceo. Noi lo constatiamo come agenzia di vendita per i contatti che abbiamo con i clienti non solo italiani ma anche di altri stati: vogliono assolutamente anche il catalogo cartaceo.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Anche l’audiolibro, questo nuovo modo di leggere, avrà la sua minima frontiera.

 

 

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Mercoledì, 29 Giugno 2016 | di @BookSprint Edizioni

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