2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
“Lo Hobbit” di Tolkien. Un libro straordinario che contiene tutto. Avventura, principi morali, le grandi domande della vita... ma soprattutto una porta straordinaria che accompagna ad un opera ineguagliabile: “Il Signore degli anelli”.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?
Credo che sia una normale evoluzione dettata dai tempi che stiamo vivendo. Personalmente trovo l' e-book uno strumento interessante e utile che non deve essere demonizzato anche da coloro, che come me continuano a preferire l'odore della carta e la piacevole sensazione dell'attrito dei polpastrelli sulla carta al gesto impersonale dello scorrimento del dito su una lastra di fredda plastica. Tuttavia credo che possa essere uno strumento utile per tutti coloro che si riconoscono nelle nuove tecnologie e che fino ad ora hanno faticato a superare i piccoli disagi derivanti dall'ingombro dei volumi o dalla "fatica" rappresentata dalla ricerca in biblioteca o in libreria. Per quanto mi riguarda, fatico a pensare di leggere un libro senza soppesarlo tra le mani.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Senza dubbio un amore ponderato che nasce alcuni anni fa con la mia prima pubblicazione..."Quel che c'è tra una discarica e il cielo", una breve favola per bambini di età compresa tra i 10 e i 90 anni. L'amore per la scrittura è comunque un sentimento che ho sempre coltivato sin da ragazzo, anche se solo in età più avanzata ho compreso di dover concretizzare al meglio tutto ciò che in modo naturale scaturiva dal mio intimo sentire. C'è da dire che nell'ambito professionale esercito quotidianamente la scrittura e non sempre in ambiti scontati e predefiniti. Questo mi aiuta a non perdere contatto e confidenza con la materia.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Un malessere. Il senso di impotenza che mi ha pervaso prendendo coscienza del fatto che un evento si sarebbe compiuto e io non avrei potuto far nulla per evitare che tutto ciò avvenisse. La costruzione di un enorme inceneritore a meno di un kilometro da casa mia. Il fatto di non essere in grado di poter incidere minimamente su una decisione tanto importante e tanto assurda, ha fatto nascere nel mio intimo un senso di rabbia profonda che sapevo di non poter eludere attraverso azioni concrete. Scrivere è diventato uno sfogo necessario, un modo per evitare di mettere la testa sotto la sabbia come solitamente si fa per le cose che si giudicano fuori portata.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Reagire. Di fronte a qualsiasi cosa che si ritiene non essere giusta, o un danno per se stessi è necessario reagire, combattere, alzare la testa e dire la propria opinione infischiandosene di ciò che succederà di conseguenza. Viviamo in un periodo storico molto particolare, in un tempo che arriva da molto lontano ma di cui la memoria dell'uomo non ha traccia. Qualcosa che forse non è mai stato sperimentato prima o che forse è già stato sperimentato con esiti catastrofici di cui non si ha più memoria. Le coscienze, il senso critico dei popoli è dormiente anche se segni di risveglio ce ne sono. Ma è ancora troppo poco, abbiamo bisogno di osservare il mondo togliendoci gli occhiali impolverati che ci sono stati cuciti addosso.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Come ho già detto la scrittura ha sempre accompagnato la mia vita, in modi diversi, ma è sempre stato un sistema per esprimere me stesso, sin dai tempi dei temi scolastici in cui l'obiettivo era soprattutto quello di mettere in discussione tutto e tutti provocando spesso l'irritazione dei prof.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Nessun episodio particolare. Solo il dolce ricordo delle notti insonni in cui mi immergevo sempre più profondamente dentro me stesso, lasciando agire soprattutto la parte inconscia che non mi ha mai deluso.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
C'è stato un periodo legato alla malattia di mio padre, che purtroppo poi se ne è andato, in cui la tristezza interiore mi aveva scaricato le pile. Il romanzo è rimasto in stagnazione per qualche tempo e in quel periodo non sapevo se lo avrei mai più ripreso. Poi, dopo la morte di mio padre, ho cercato nuovi stimoli, forse è stato anche un modo per scacciare l'angoscia dei primi tempi, quando incominciavo ad elaborare il tragico evento.
10. Il suo autore del passato preferito?
Amo e ho amato molti autori del passato, Da Cervantes a Singer e tra i filosofi sicuramente Bertand Russel. Russel, così geniale e assolutamente attuale è per me una linea di riferimento irrinunciabile, in particolare il breve saggio "L'icubo del teologo" rappresenta per me il simbolo dell'irrazionalità dell'uomo di fronte all'enormità dell'universo cui quotidianamente deve far fronte suo malgrado.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non conosco lo strumento. Cerco di non avere pregiudizi ma mi sembra una contraddizione in termini. Ascoltare un libro? È forse di questo che si tratta? Forse per avere più tempo per fare altre cose nel contemporaneamente all'ascolto di una voce narrante? Siamo sicuri che sia una buona idea o che non sia l’ennesima scorciatoia che ci fa illudere, pensando di risparmiare risorse e tempo... da dedicare a cosa? Il raccoglimento spirituale che ogni individuo deve potersi ritagliare all'interno di ogni giornata per la lettura, che sia su cartaceo o digitale, dovrebbe essere un diritto riconosciuto dalla carta dei diritti dell'uomo.