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20 Feb
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Intervista all'autore - Roberto Tauro

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nato (ma è un dato esclusivamente anagrafico) a L’Aquila, città ferita, fiera delle sue identità e vogliosa di riscattarle. Il resto del tempo, prima della piena maturità, l’ho trascorso a Bussi sul Tirino, piccolo centro industriale in provincia di Pescara. La maturità a Chieti e la laurea a L’Aquila sono state il viatico per il trasferimento in terra bergamasca. Ho insegnato Scienze dell’alimentazione per trent’anni all’Istituto Alberghiero di San Pellegrino Terme, prestigiosa sede storica della formazione nell’ambito dell’accoglienza e dell’ospitalità. Durante gli anni della docenza attiva non ho trascurato l’attività editoriale nel campo della alimentazione/nutrizione e della metodologia didattica. Oggi sono in quiescenza, un modo elegante ed ipocrita per dire pensionato. Ho molto tempo, quindi, da dedicare alla scrittura, autentica e mai sopita passione. Questa condizione, tuttavia, non fa di me uno scrittore di genere narrativo, mi considero, infatti, uno scrittore-saggista; ma non è detto che non possa cambiare!



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Il momento creativo deve essere colto al volo: quando viene, viene! Tuttavia, per la fase rielaborativa, che richiede determinazione e sistematicità, utilizzo prevalentemente la tarda mattinata ed il medio pomeriggio.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Giuseppe Pontiggia, sia il saggista che il narratore.



4. Perché è nata la sua opera?

I temi dell’alimentazione e della nutrizione non sono i soli interessi della mia vita. Tuttavia, su di essi è stata spesa buona parte della mia esperienza di insegnante. Il grande bagaglio di conoscenze e relazioni, maturate tra i banchi di scuola, non potevano non concludersi con una sorta di sigillo. Il libro vuole essere: - un ringraziamento agli alunni per la loro generosa carica di affettività; - una testimonianza del lavoro svolto; - l’offerta (al lettore) di condividere un’esperienza indimenticabile su un tema di grande attualità ed interesse: la dieta mediterranea.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Si scrive solo delle proprie esperienze di vita, e si è tanto più credibili quanto più profonde, e a volte dolorose, sono state tali esperienze. Il contesto, non solo sociale, in cui si vive o si è vissuti, è l’unica fonte di ispirazione dello scrittore.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

La risposta data alla precedente domanda chiarisce, in parte, il senso della nuova. Si racconta solo la realtà: vera (vissuta), presunta (raccontata da altri) o inventata. L’idea che siano differenti è una pia illusione!



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

C’è la mia vita di insegnante e le mie competenze nel campo delle scienze dell’alimentazione. Non è poco!



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Può sembrare piaggeria ma non lo è. Buona parte del merito è degli alunni, che mi hanno spinto a rendere pubblico il “nostro segreto”.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Alla mia signora Carmen, severa insegnante di lettere in servizio attivo. Non ho colto segni di disapprovazione.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

L’e-book è destinato a riempire la sua nicchia commerciale e ad espandersi. Non si può arrestare il progresso! Tuttavia, la mia preferenza è per la versione cartacea. Può essere utile come complemento di arredo (?!) ma è delizioso toccarlo, sfogliarlo, sentirne il profumo della stampa, goderne.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Tutto il bene possibile (anche se il Italia stenta ad affermarsi), e non solo perché di supporto in caso di disabilità. Penso alle scuole, alle comunità e alla opportunità di contenere i costi: possono essere seguiti da più persone contemporaneamente.

 





 

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