3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ha significato ripercorrere un periodo storico da protagonista finora letto solo sui libri. Inoltre un approfondimento sul periodo si è reso necessario e ha colmato alcune mie lacune. Visitare luoghi dove ipoteticamente avrebbero potuto svolgersi realmente i fatti citati mi ha fatto conoscere e guardare con occhi diversi posto in cui è ambientato il romanzo. Mi ha talmente coinvolto che in alcuni momenti mi ha emozionato rileggerlo, e pur sapendo che personaggi e fatti sono di pura fantasia mi sono sembrati reali, quasi una vita parallela.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Ho dovuto scegliere tra tre titoli, alla fine ha prevalso l'attuale anche per il riferimento all'oggetto che riporta alla memoria la protagonista e che conclude il romanzo
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
"Così parlò Bellavista" di Luciano De Crescenzo , perché leggerlo e rileggerlo non mi annoia mai e sicuramente mi farebbe compagnia e mi strapperebbe qualche risata nei momenti di solitudine.
6. E-book o cartaceo?
Assolutamente cartaceo, l'emozione di sfogliare un libro è immortale.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Fin da piccolo ho scritto delle cose (poesie , piccoli racconti) poi con la maturità e la nascita dei miei nipotini (Carlotta, Virginia, Riccardo) ho deciso di lasciare in eredità qualcosa che non sia commerciabile: le mie emozioni. Mi piace pensare che tra qualche decennio un ragazzino curioso tragga da una libreria un romanzo e apprenda che lo ha scritto il suo bisnonno.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Da un borgo semplice e semi abbandonato, dove abitava la nonna di mia moglie, Ventarola nel comune di Rezzoaglio in provincia Genova. Lei era una donna semplice e da giovane molto bella. È stata la mia musa ispiratrice. Un aneddoto curioso: sia io che mia figlia Francesca, anche non avendo parlato dei luoghi dove si svolgono gli episodi, li immaginiamo nella stessa ubicazione. Veramente straordinario.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Un’ emozione indicibile e tanta paura che non piaccia. Ma mai la voglia di non terminarlo, sarebbe stato come tradire i protagonisti e lasciarli in un limbo.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Una prima bozza il mio amico Sandro Sansò, giornalista e scrittore, che dopo una severa analisi ha ritenuto interessante la storia e devo dire che la sua affermazione "scrivere un romanzo è sputare sangue" è assolutamente azzeccata. Poi la versione definitiva è stata letta da mia figlia Francesca.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Tutto ciò che è nuovo è interessante fermare il progresso è pura utopia. Ma concedetemi di ribadire che il fascino della carta stampata è e sarà immortale.