A causa delle vicende famigliari (sono nato fuori dal matrimonio) ho vissuto con due gruppi famigliari ( uno della nonna Trevisan e uno della nonna Maran) e poi dai circa 16 anni da solo. Ho abitato in tanti luoghi: Pola, Lussinpiccolo (Croazia), Panzano (Monfalcone), Trieste, Napoli, Aiello del Friuli, Udine, Loano (SV), Pontedera, infine Gallarate (VA) dove vivo da 58 anni. Vedendo e ascoltando quanto succede nel nostro Paese, specie alla gioventù (tranne pochi, che anche brillano, è allo sbando) che non trova e non cerca lavoro ho pensato che forse, leggendo le mie peripezie, avrebbe avuto lo spunto per darsi da fare. Vorrei far capire di non perdere le speranze, di darsi da fare anche con lavori considerati umili, qualsiasi cosa pur di non restare inattivo. Solo così potrà uscirne fuori. Infine ricordarsi che la fortuna aiuta gli audaci.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
In tutti i momenti liberi. Lavorando, dipingendo, facendo mostre, occupandomi di mia moglie e della casa, mi rimane poco tempo per scrivere. Sono però fortunato, ho ancora le forze per fare tante cose. L'unica cosa che mi dispiace è di non poter andare in barca a vela (ero un patito, ho avuto la barca per 30 anni), sono ormai vecchio per questo sport.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Leggo poco, non ho tempo. Comunque mi piace: Marcos Chicot “L'assassinio di Pitagora” Giorgio Faletti “Io uccido” Stephen King “Notte buia, niente stelle”.
4. Perché è nata la sua opera?
Non lo so esattamente, ma sicuramente l'impulso principale mi è venuto dal voler dare un aiuto ai giovani e non. Ho pensato che la difficile vita che ho avuto potesse essere di esempio. Il mio libro dovrebbe incoraggiare ad avere fiducia e speranza nella vita. Ad essere umili e coraggiosi. Ad accettare sempre con entusiasmo anche la più piccola possibilità. Con il passare del tempo le cose cambiano, per chi si interessa si aprono nuove e diverse prospettive. Rileggendo il mio libro e osservando il passato mi sento felice. Tutto sommato sono stato un brava persona, sono stato sempre onesto, ho insegnato a lavorare e ad amare il lavoro a tanti giovani. Sono anche stato fortunato. La fortuna mi ha aiutato a superare tanti pericoli ed ora mi ritrovo qui quasi novantenne e con la voglia di fare tante cose.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto, direi moltissimo. A parte il periodo nel quale ero dipendente e comunque scrivevo, già allora, testi tecnici. In seguito ho avuto una ditta, arrivata a circa 32 dipendenti, che realizzava pubblicazioni tecniche (manuali di uso e manutenzione, libretti d'istruzioni, cataloghi ricambi) e pubblicità industriale (depliant, volantini, cataloghi, monografie tecniche, ecc.). In 42 anni, e più, ho avuto modo di scrivere, scrivere e scrivere oltre che disegnare, fotografare, impaginare, controllare, correggere bozze, ecc. Comunque io amo fare cose nuove, diverse e possibilmente utili. Sono proprio spinto a cercare fra quello che non conosco le cose interessanti, qualunque cosa solleciti il mio spirito.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Io sono stato a contatto della "dura" realtà per tutta la vita. Ho scritto per raccontare le mie esperienze, avute per tutto il tempo che ho vissuto, con cambiamenti rapidi, alle volte quasi mensili. Dico sempre ai giovani che conosco di avere volontà, forza, speranza perché servono per affrontare la vita. Ci aggiungo sempre l'onestà, quella che oggi sembra dimenticata da tutti. Sapessero come dorme bene alla notte chi ha la coscienza a posto, non gli viene lo stress .
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C'è tutto, tutta la mia vita fino a quando ho lavorato come dipendente (da quando sono nato fino al 1964, 38 anni). Non ho scritto il secondo periodo, durato circa 50 anni, durante i quali ho avuto uno Studio Professionale che ha superato i 30 dipendenti. Venti anni in società (io e socio con 30 dipendenti). Ventidue anni da solo con 5 dipendenti. Poi lo studio in casa dove lavoro ancora oggi. Mia figlia Valeria, che per prima ha letto il libro, è rimasta sorpresa. Non immaginava, ne sapeva, che avessi avuto una vita così dura.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Credo di no. Rivangando il passato vengono alla memoria tanti particolari che mi fanno sorridere. Per esempio la canzone in dialetto triestino, cantata a Udine, mentre frequentavo il corso alla “TODT”. È dall'insieme dei tanti particolari che ho ricavato la voglia e la forza per scrivere. Ora che il libro è finito e stampato, mi sono venuti alla memoria altri particolari. Li ho salvati come promemoria, non si sa mai.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Il lavoro è durato più di due anni. Non ho avuto mai dubbi, sarei arrivato alla fine. Man mano che scrivevo mi piaceva sempre di più. Ogni tanto facevo leggere a mia figlia i pezzi nuovi e lei m'incoraggiava a proseguire.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Sicuramente. L'e-book sarà il futuro del libro. Avremo tutti una libreria a basso costo ed un archivio che non occupa spazi.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non lo so. Sono un po’ perplesso. Il libro sulla carta è bello perché viene letto, vedi le parole che il tuo cervello memorizza e ti rimangono nella memoria, ti piace perché ci sono le foto. Questo vale sia per la carta che per l'e-book. Senz'altro aiuterà qualcuno, per esempio i non vedenti, ma non credo in un grande sviluppo. Mi ricordo quando a scuola la prof. ci leggeva libri importanti, era bello ma restava poco nella memoria.