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BookSprint Edizioni Blog

05 Set
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Intervista all'autore - Donatella Di Bella

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Vengo dalla provincia Ravenna, vivo con il mio compagno e i miei due figli ( gemelli ) di 18 anni. Lavoro da 30 anni nel sociale; da qualche anno mi occupo di salute mentale nell'area della riabilitazione, ancora con una certa energia. La scrittura è un canale che mi ha permesso di "curare" tutte le piccole malattia della vita che altrimenti si sarebbero accumulate dando origine a stress e malesseri vari. Scrivere mi aiuta a vederci più chiaro e a dare voce a quella parte creativa che sento spingere costantemente anche solo quando al mattino prendo l'auto e vado al lavoro.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Sono molto incostante anche se ho voluto crearmi uno spazio nel quale chiudermi lontano dai rumori e dal via vai. Può passare molto tempo fra uno scritto e l'altro soprattutto per via di tutto ciò che viene prima, lavoro, figli, casa, ecc.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Per molto tempo ho apprezzato scrittori latino americani famosi ( Allende, Marquez, ) ma direi che la mia passione è John Irving da "Il mondo secondo Garp" in avanti. Direi che tutte le stranezze dei suoi romanzi hanno contribuito in generale alla mia formazione e a conciliarmi con le storie che fino a qui mi hanno attraversato.



4. Perché è nata la sua opera?

E' nata tanto tempo fa quando il senso del gruppo come esperienza di vita ( dalla famiglia aperta, agli interessi collettivi, dalle esperienze condivise, alle amicizie molteplici ) si stava consolidando delineando sempre più il mio profilo. In qualche modo volevo confermare il mio bisogno degli altri, della loro presenza, dei loro pregi nascosti sotto macroscopici difetti o al contrario delle loro immagini costruite davanti alle loro miserie.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Direi che l'ambiente in cui sono cresciuta ha influito del tutto nel mio modo di scrivere e di vivere in generale. Tra gli anni sessanta e gli anni settanta penso che siano arrivati ad ognuno di noi ( a chi c'era ) un quantitativo di stimoli tale da vivere ancora di rendita per non parlare dei ricordi. Continuo a pensarla allo stesso modo, a credere nei cambiamenti, nelle persone, magari di più in coloro che contano meno. Sono consapevolmente attratta da coloro ai quali non si attribuisce valore perché più deboli, meno belli e poco integrati.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Nel mio caso sento che è più un modo per raccontare la realtà che come si dice spesso supera la fantasia. Il confine fra queste due aree per me è sempre stato labile quindi nel mio caso racconto quello che vedo in base alla mia interpretazione personale.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Come dicevo, il modo di sentire e di pensare e di percepire il mondo, solitamente come un'onda anomala che via via si riduce per diventare quotidiana risacca.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Qualcuno in particolare non direi. Tutti i personaggi di "Via Mezzofanti" sono miscelati a persone esistite o esistenti caratterizzati da quella modalità di entrare ed uscire di scena come a casa mia. C’era sempre la porta aperta.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

A mia nipote Giulia che mi ha spinto a pubblicarlo. Se è piaciuto a lei, mi son detta che allora valeva la pena!



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Io vivo nell'età della pietra. Il cartaceo per me ha ancora un valore enorme. Tenere, guardare un libro concretamente, sapere dove andare a cercarlo in casa è come avere davanti un pezzo della mia esistenza e.... di quella degli altri. Però nel caso del mio romanzo quello che importa è che venga letto e che sia divulgato non importa attraverso quale canale. Le persone possono adottare qualsiasi strategia ed è giusto così. Io preferisco andare in libreria, passarci qualche ora e magari scambiare due chiacchiere con qualcuno.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Mi ricordo quando da bambina ascoltavo per radio le puntate dei romanzi oppure quando ascoltavo le favole. Uno sballo! Se avessi tempo me ne comprerei un mucchio.



 

 

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