2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Senza ombra di dubbio "Il gabbiano Jonathan Livingston" di Richard Bach: l'ho letto da adolescente per poi riprenderlo in età adulta. Lo trovo un libro straordinario, un romanzo di formazione ma centrato sulla dimensione spirituale, aspetto quest'ultimo sempre più trascurato dalle nuove generazioni ed a rischio estinzione. Bach descrive ciò che ogni adolescente si trova a dover affrontare, il percorso di iniziazione per accedere alla vita adulta. Egli guida l'ipotetico lettore teen-ager nella giusta direzione dando un ordine di priorità alle tappe da seguire, partendo da se stesso ed inseguendo le cose più importanti che un giovane, futuro adulto, deve imparare per poter vivere affrontando con coraggio e successo la vita. Quattro sono i consigli o, per meglio dire gli insegnamenti, da me rintracciati nel romanzo: - pensare fuori dal coro abolendo la frase "lo fanno tutti, lo devo fare anch'io" - perseguire le proprie passioni, crederci sempre nonostante le difficoltà ed i sacrifici - sperimentare la solitudine - imparare ad essere libero nella mente e nello spirito per poi esserlo totalmente.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?
Spero che una cosa non vada ad escludere l'altra: personalmente la parola "libro" è ancora associata all'idea di carta, al suo profumo, alla possibilità di toccare con mano, di vivere in prima persona il testo ed il suo supporto. Riconosco tuttavia le potenzialità offerte dall'e-book: esso permette di avere a disposizione migliaia di titoli, estende quindi le opzioni di lettura e, di conseguenza, il numero di libri che effettivamente possiamo leggere e portare con noi senza occupare spazio o aggiungere peso.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Ho sempre scritto con molta facilità: sin da piccola scrivevo con naturalezza sia nei compiti in classe, sia nelle attività extra scolastiche. Forse all'inizio è stato un colpo di fulmine inconsapevole, data la mia giovanissima età, crescendo si è trasformato in consapevolezza e da qui la scelta di far conoscere quello che, nel tempo, ho scritto: prima poesie, ora questa monografia e chissà, in futuro spero di percorrere altre strade cimentandomi in altri generi.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Questo libro in realtà altro non è che la mia tesi di laurea con la quale, nel 2013 ho ottenuto il titolo di Dottoressa in Scienze della Comunicazione. Si tratta di un lavoro nel quale ho messo tutta me stessa e che mi ha dato molte soddisfazioni, non mi andava di tenerlo chiuso in un cassetto, ho voluto dare ad esso un senso. Inevitabilmente presenta un'impronta accademica ma comunque facilmente fruibile, grazie anche alla presenza di scene in formato QR direttamente visibili dal libro attraverso l'uso di smartphone o tablet: si tratta di una rilettura personale di tre dei film del grande regista, ho cercato di andare a fondo estrapolando per il lettore un messaggio molto semplice ma, secondo me, molto importante da tenere presente nella vita di tutti i giorni.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
A dispetto delle apparenze, il libro è intessuto di riflessioni sull'esistenza, un'esistenza continuamente in bilico tra realtà ed immaginazione. Come detto nell'introduzione, il lettore, al termine della lettura, porterà con sé la consapevolezza o la rinnovata consapevolezza che "buona parte di ciò che nutriamo nella nostra immaginazione può trasformarsi in azione, ma anche che non tutte le azioni corrispondono esattamente a ciò che realmente immaginiamo".
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Come già detto la passione per la scrittura c'è sempre stata, probabilmente è innata. Crescendo ne sono diventata sempre più consapevole.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
La nascita di questo libro è la conseguenza di un colpo di fulmine avuto nei confronti di un altro libro su Woody Allen: inizialmente volevo lavorare sul metodo Stanislavskij, mi affascinava la trasformazione dell'attore in personaggio anche se non riuscivo mai ad essere completamente soddisfatta del lavoro che stavo portando avanti. Un giorno, camminando, fui attirata dalla copertina di un libro in vetrina, con la faccia del mitico Woody. Lì non ebbi più alcun dubbio: stracciai quanto già scritto e ricominciai da zero nel nome di Woody Allen.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Si, non è stato un lavoro facile, ho avuto dei momenti di crisi: il mio pensiero si trovava a volte intrecciato a quello del regista oppure a quello di Freud e Pirandello per non parlare di quando faceva a botte con loro. Non è stata un'avventura facile ma alla fine ne sono venuta a capo con grande soddisfazione.
10. Il suo autore del passato preferito?
Ho apprezzato molto Carlo Cassola, in particolare "La ragazza di Bube": trovo straordinario il suo modo di raccontare vicende belliche e politiche senza mai dimenticare il lato esistenziale.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non posso che essere favorevole: esso consente di essere fruito anche mentre si è impegnati in altre attività estendendo la possibilità di fruizione anche a portatori di handicap visivi. Inoltre, il fatto che venga letto da una voce, trasmette una sfumatura in più arricchendo il significato complessivo del libro.