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17 Lug
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Intervista all'autore - Donatella Coceani

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Vengo da un paesino dei Colli Orientali del Friuli, in provincia di Udine, ma più che da un paesino, provengo da una misteriosa casa di campagna, piena di vita, piena di gente e di storia. La storia era quella legata alla casa, ex monastero dei monache prima e di frati poi, di epoca medioevale, che i miei antenati avevano acquistato nel 1812.

Storie e leggende che permeavano quel luogo, quella chiesa del 1200 che ci apparteneva e che è stato teatro di giochi e di crescita per me, mio fratello e le mie 4 sorelle, stimolando e arricchendo i nostri pensieri come pane quotidiano. "Quel che passa il convento" non era quindi solo un modo di dire, il fascino e il mistero di quel luogo è parte inscindibile della mia storia personale e forse il motivo per cui ora scrivo: per svelare il mistero che avvolge tutti noi.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Nell'arco della giornata mi è difficile dedicare tempo alla scrittura, in genere medito quello su cui vorrei scrivere mentre sbrigo le faccende domestiche, soprattutto mentre lavo i piatti che ormai è il momento di ritrovo per eccellenza, con i miei pensieri, e poi ci pensa l'insonnia a darmi tempo per scrivere, oppure rubo un paio d'ore al sonno la notte (come ora...).



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Non ho un autore contemporaneo preferito perché sono in tanti quelli che mi hanno dato moltissimo con le loro opere, forse quello più notevole è Neale Donald Walsch che con i suoi libri ha rivoluzionato profondamente il mio modo di vedere la vita intera.



4. Perché è nata la sua opera?

L'opera è nata per l'esigenza di far conoscere anche il mio pensiero sulla vita che ci riguarda tutti, un pensiero forte ma non gridato, costante ma non insistente, un pensiero utile, e forse non solo a me, per affrontare o costruire in modo positivo e consapevole la realtà che ci circonda.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Per la mia formazione letteraria sono stati fondamentali i miei primi 20 anni di vita in campagna, con la mia famiglia; c'era sempre qualcuno con un libro in mano. Papà con i testi di storia in cui faceva le sue personali ricerche sul luogo in cui abitavamo, la mamma con i libri gialli o i romanzi rosa con cui si estraniava beatamente vivendo ogni giorno nuove avventure e nuovi amori, le sorelle maggiori che mi consigliavano questo o quel libro, di fantascienza, narrativa o psicologia, uno più interessante o entusiasmante dell'altro, in una grande casa che sembrava una biblioteca. Soprattutto è stata basilare la pace della campagna che permetteva l'assorbimento di sensazioni ed esperienze fondamentali.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Inventarsi delle storie, lavorare di fantasia può essere una bella evasione dalla realtà, ma nel mio caso è forse più un modo per comprendere ed interpretare ciò che definiamo realtà.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Direi al 99,98% ...tengo quel piccolo margine per una cosa inventata o un sentimento non espresso.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Beh, oserei dire Dio...e tutti i suoi scagnozzi umani.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

La prima in assoluto che lo ha letto è stata mia sorella Germana, una lettrice accanita ma soprattutto una mia forte sostenitrice fin da quando tutto ciò era solo in forma embrionale. Quando dubito della validità della mia opera nella versione recente, penso sempre al suo commento, ma soprattutto penso al tono con cui lo ha espresso, sorpresa, come se ne fosse profondamente colpita : "È un libro molto intelligente" mi disse.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Secondo me no, l'e-book è solo un'opportunità tecnologica in più, magari anche una moda ma non credo sia appassionante quanto un vero libro.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Non lo so, non l'ho provato ancora ma non credo che ci sia molta differenza, se non tecnologica, dai vecchi mangiadischi con cui un tempo si ascoltavano le fiabe... Forse può essere utile ai non vedenti o alle persone stanche per le quali un audiolibro potrebbe conciliare il sonno.

 

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Venerdì, 17 Luglio 2015 | di @BookSprint Edizioni

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