4. Perché è nata la sua opera?
Avevo voglia di dimostrare a me stessa che volere è potere. Ma la spinta maggiore è venuta dalla mia incapacità di essere equilibrata nel parlare vis a vis con la gente , pertanto, non riuscire sempre a dire ciò che voglio. È soprattutto uno strumento per mostrare quella che sono veramente.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Tantissimo. Sono, a dispetto di ciò che crede la maggior parte delle persone, una pessimista cronica. Ho avuto anche diversi problemi gravi nella mia vita e diverse perdite. Sarà per questo che adoro Leopardi. E poi la lontananza dalla Sicilia unita a questo senso di disfatta, mi ha portato ad approfondire Verga e Pirandello.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambe le cose. Quando ero ragazza, ma anche adesso, avendo avuto un'educazione abbastanza rigida scrivevo per vivere le emozioni che appartengono normalmente all'età adolescenziale. Ora capita che cerco talvolta di fuggire la realtà, ma ho, come già detto, voglia di mostrarmi per come sono e non per come mi vedono.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tanto. A volte vorrei davvero avere il coraggio di mollare tutto e vivere come un cittadino del mondo completamente autonomo e libero da qualsiasi vincolo.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Il mio correlatore e professore di italiano all'Università, professor Bruno Brunetti.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ho fatto leggere solo alcuni racconti a mio marito.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Probabilmente sì anche se io resto dell'idea che il vero lettore ha una sorta di necessità fisica di tenere un libro tra le mani.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Di certo sarà utilissimo ma resta sempre il fatto che poter avere un libro tra le mani equivale anche a poter fantasticare sui toni della voce, sui visi ecc…