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17 Giu
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Intervista all'autore - Luigi Mario

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Provengo da studi classici e da una laurea in giurisprudenza. Per trentacinque anni sono stato funzionario e dirigente del servizio sanitario nazionale. Dal 1996 sono andato in pensione ed ho avviato la professione di avvocato (nelle Usl ero capo di un ufficio legale). Ho amministrato ospedali e case di riposo e quello è stato il mio solo impegno politico (1975-1985). Ho sempre letto e studiato molto. Da me particolarmente amati sono oltre i libri classici, i testi scientifici ( l'ultimo è Carlo Rovelli: “La realtà non è come ci appare”) e poi Joyce, Kafka, Suskind, Marquez ( “Cent'anni di solitudine”),Gogol, Bulgakov, Ernesto Balducci, Buzzati. In generale leggo un po' di tutto. Ho una biblioteca di circa 3.000,00 libri.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Quando lo trovo, liberandomi fugacemente dalle scritture di atti giudiziari e dagli studi giuridici. In qualunque momento, quindi. Ho sempre scritto: poesie, racconti e sono tutti nel cassetto.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Bulgakov, con il “Maestro e Margherita” (è del secolo scorso).



4. Perché è nata la sua opera?

Per voglia di dire qualcosa di estraneo alla professione. E poi perché, prima di andarmene, volevo aprire bocca.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Assai, dato che ho frequentato in giovinezza gli studi classici ( Liceo classico Michelangelo di Firenze) e poi ho seguito le scuole medie e ginnasiali presso gli Scolopi, che per me sono stati un grande esempio ed un insegnamento fondamentale.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Qualche volta sì, ed infatti amo gli scrittori che, come quelli che ho citato sopra, trasfigurano la realtà attraverso la creazione di favole anche crude ( “Il castello” di Kafka), sotto le quali, però, la realtà si ritrova, eccome!



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Nelle opere di ogni scrittore c'è sempre qualcosa della sua vita, più o meno stilizzato od esteriorizzato o addirittura camuffato, anche per pudore. Ma anche per mandare un messaggio non troppo personale a questo strano pianeta.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Quelli che ho incontrato nella vita. Un po' tutti.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

A voi.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Penso che l'e-book sia sempre più attrattivo, ma non credo che si possa fare a meno del libro di carta da tenere sul comodino o sulla scrivania o in tasca.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Ormai la tecnologia la fa' da padrona. Però non contaminerei la magia della lettura in silenzio del libro con applicazioni fonetiche o visive. Certo, ricordo tanti privi della vista che leggevano i libri sentendoli leggere alla radio. Allora sì che l’audiolibro può essere utile.

 

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Mercoledì, 17 Giugno 2015 | di @BookSprint Edizioni

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