2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
La fantasia, l'avventura e la vita intesa come dono meraviglioso, degna di essere vissuta pienamente, ecco qual' è la visione che intendo trasmettere con il mio romanzo. Lo stupore, la realizzazione dei propri sogni e la ricerca continua del mistero in tutto ciò che esiste, in tutto ciò che ci circonda, in tutto ciò che siamo. La meraviglia, volendo definire il mio pensiero in una parola sola.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
È stata certamente una grandissima gratificazione personale vedere crescere questo romanzo mese dopo mese fino al compimento della sua maturità: l'ultima pagina. Grande la soddisfazione poi il vederlo cosi sapientemente impaginato e con la copertina scelta da me.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo del romanzo è sempre stato quello: non ho mai dubitato un attimo. Fin dalle prime righe della sua realizzazione è stato Thompson Creek: questo romanzo doveva intitolarsi cosi.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Se fossimo proiettati improvvisamente su un'isola deserta, una cosa noteremmo alla sera di estremamente differente rispetto alla nostra esperienza quotidiana: senza la luna il buio più totale! È quindi l'ammirazione per un cielo meravigliosamente costellato di stelle che ci lascerebbe stupiti. Quindi l'autore che mi piacerebbe avere con me sarebbe certamente Stephen Hawking professore di matematica a Cambridge, la cattedra occupata un tempo da Newton. Forse capirei qualcosa sull'universo su chi siamo e da dove veniamo. Il libro che sceglierei è certamente "Dal big bang ai buchi neri" dello stesso Hawking.
6. Ebook o cartaceo?
Personalmente prediligo il formato cartaceo: ha un sapore diverso. Anche se non escludo che il futuro possa essere tutto digitale.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Io penso che in realtà non esista ne un punto di partenza ne un punto di arrivo quando si tratta di esprimere artisticamente delle emozioni come in effetti è lo scrivere e tutta l'arte in genere. E' un continuo crescere e sperimentare. Nello specifico della mia esperienza personale posso dire che la musica ed il pianoforte in particolare hanno formato in me quella sensibilità indispensabile per potere trasmettere delle sensazioni. Ed è in questi percorsi che si forma un'artista. Lo strumento espressivo poi può essere di vario genere: le note per un pianista i colori per un pittore, la penna per uno scrittore.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'incipit e l'architettura del romanzo risalgono al lontano 2003 ma poi dal momento che era la musica che seguivo in quegli anni misi tutto in un cassetto, che riaprii nel 2013.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Grandissima soddisfazione e la consapevolezza di avere portato a termine un lavoro importante, impegnativo e di non semplice realizzazione.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
I miei figli certamente. Entrambi intendo. Pazienti, complici e meravigliosi: è a loro infatti che ho dedicato questo lavoro.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso possa essere un sistema valido per apprendere nozioni di carattere formativo e motivazionale; lo ritengo invece meno efficace per un racconto o un romanzo. Ma anche qui non escludo che il futuro possa essere questo.