Quanto può essere travolgente l’amore? E a quali stagioni corrispondono le fasi di un amore? Può il poeta riuscire a catturare, con la forza delle parole, la potenza del sentimento che smuove l’anima dell’essere umano? Prova a rispondere a queste domande Giovanni Liberati con il suo “L’universo prima e dopo di noi”. L’opera, edita per i tipi della BookSprint Edizioni e disponibile nel classico formato della brochure cartacea, è una silloge dedicata all’amore, alla passione e ai momenti – felici e tristi – che sono alla base di ogni rapporto sentimentale.
La raccolta di poesie è molto intima e personale ed è attraversata, nel corso di tutto il suo sviluppo, da una semplicità narrativa quasi disarmante. Il lettore, di fronte ai versi liberi del poeta, non può che lasciarsi andare in un viaggio immaginifico, surreale, sulle ali dell’amore tra due giovani adolescenti. I vari momenti, passionali, appassionati, fisici, più eterei, le assenze, le mancanze… sono collegati alle quattro stagioni in un percorso che, partendo dall’estate, e passando per l’inverno, ci porta alla finta primavera.
La raccolta, di 186 pagine, arricchite da alcune immagini realizzate dall’autore, ha il pregio di “abbracciare” il lettore sotto diversi aspetti e da diverse angolazioni, invitandolo ad entrare con pathos e sentimento nel viaggio che lo scrittore ha previsto per lui. Il percorso, perciò, non è mai accidentato, anzi tutt’altro, e alla fine della lettura si ha la piacevole sensazione di essere stati trasportati altrove con la mente e aver vissuto così un’esperienza sensoriale tout court.
Nato ad Avezzano, in provincia di L’Aquila, il 10 maggio del 2002, Giovani Liberati è il giovanissimo autore di questa silloge. Diplomato in Relazioni Internazionali per il Marketing, si sta organizzando per avviare, sempre nello stesso campo, anche gli studi universitari. Appassionato di sport (pratica atletica leggera agonistica da sei anni) e di letteratura sin da giovane, ha sempre trovato nelle poesie e nella scrittura momenti importanti per interpretare le proprie emozioni e i propri stati d’animo. Anche per questo non si definisce scrittore, ma “intermediario tra l’anima e la penna”.