Nella toccante intervista televisiva condotta da Gabriella Facondo, e anche nel libro, la giovane autrice più volte si lascia andare alla commozione, rivivendo quei lunghi mesi di sofferenza e di speranza, in cui il piccolissimo Mirko si è aggrappato alla vita con la sua forza, la sua tenacia, la sua solarità, per riuscire a portare ai suoi genitori il dono più bello: un figlio.
Tutto ha inizio un anno dopo il matrimonio tra Annalisa e Daniele. I due, mai separati sin dai primi giorni del loro lungo fidanzamento, durato dieci anni, vivono in un piccolo paese di Reggio Emilia. Annalisa scopre che dal loro amore sta per nascere una nuova vita e, senza perdere tempo, lo dice a suo marito. «Ero talmente entusiasta e felice che l'ho chiamato al cellulare, cosa che raramente si fa, e gli ho dato la notizia.» Ma a settembre iniziano i primi disturbi, col distacco della placenta. Due ricoveri non bastano ad evitare l'inevitabile. Il 27 novembre iniziano le contrazioni e tre giorni dopo nasce Mirko, di sole ventitré settimane e tre giorni (circa cinque mesi e mezzo). Inizia così la sua storia. «Non pensavo che esistessero bambini così piccoli, 26 centimetri, il palmo di una mano.» Mirko viene trasferito al reparto di terapia intensiva neonatale, in mezzo a tanti macchinari. «Mi hanno trasferita a Bologna perché a Reggio Emilia e Modena non c'erano incubatrici.»
Al Sant'Orsola di Bologna ci resta quattro mesi, giorni in cui continuamente Annalisa si domanda se il piccolo Mirko ce la farà, e più volte le viene detto che dipende solo da mille variabili, ma non da lei. Inizia a sentirsi, perciò, inutile ma non si abbatte e nel giorno in cui il suo piccolo rischia di più la morte va in chiesa a pregare. «Ho pianto tantissimo e pregavo Gesù di farlo vivere, poi mi sono affidata a padre Pio.»
Dopo quattro mesi, tra marsupio terapia, musicoterapia e l'aiuto dell'equipe di dottori e infermieri del Sant'Orsola, finalmente Annalisa e Daniele possono portare Mirko a casa. «Oggi ha quattro anni. È un bambino bellissimo, vivacissimo, pieno di vita, sa tutto lui, ed è solare. Ma nessun bambino dovrebbe lottare mai per la vita così presto.»