1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Piombino, porto per l'isola d'Elba e città "dell'acciaio" prima con gli Etruschi e poi con....l'IRI (tutta un'altra storia!). Sono ingegnere e volendo affermarmi nella professione sono andato dove il lavoro mi portava: in Italia, a Milano, La Spezia, Genova, Busto Arsizio, Roma e all'estero Kazakistan, Russia, Bangladesh etc...
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere, per me è amore. È vita. È come abbandonare il corpo e diventare qualcos'altro...come quei monaci buddisti che prima di entrare in un monastero lasciano le scarpe fuori. È come se smettessi di essere materia, come se andassi oltre la fisicità delle cose. C'è un privilegio in chi scrive, quello di tramutare tutto nel "bello", anche il dolore.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Probabilmente, la parte più complessa nella scrittura di un libro è l’inizio: ci si trova di fronte ad uno sconfinato mare di pagine bianche cui urge essere riempito. Nella mia breve esperienza di scrittore, ho potuto constatare che, quella che potrei definire come una sorta di “bianco nulla” che le pagine di un’agenda (visto che, per molto tempo, ho preferito scrivere su agende) rappresentano, mi creasse due emozioni diverse, contrastanti e insieme, in un certo senso, coerenti.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Come ben ho detto nella prefazione, io son nato in un piccolo paese della Sicilia orientale Ispica (RG). Ho avuto una infanzia piuttosto difficile essendo stato sempre negli istituti, un po’ per le cure e un po’ perché la mia famiglia era povera, ho frequentato le medie in privato.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene?Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Il mio DNA proviene da lontano, ma sono e mi sento un Molisano che ha cercato e forse trovato le proprie origini. Il carattere ereditato da lontani antenati e coltivato e temprato dalle vicende della vita e dall'ambiente in cui sono vissuto, hanno fatto di me un soggetto povero di sostanze nonostante mi fossi dedicato ad ogni tipo di attività; ma ricco di ambizioni e sentimenti.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato nel 1949 in un piccolo paese della Liguria, Riva Ligure, nel quale abito tuttora. Sono Architetto, laureato al Politecnico di Milano, ed esercito la libera professione. Ho una bellissima famiglia formata da mia moglie Maria e da mio figlio Andrea. Il seme della scrittura ha cominciato a germogliare un po' di tempo fa.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Milano nel Luglio del 1994 e cresciuto a Bovisio Masciago, in provincia di Monza.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono Alessandro Liotta, l'autore de "Il talento del poveri" e sono nato a Roma. Ancora oggi vivo in questa magnifica e complicata città. La mia vita è stata quella di una persona normale: da adolescente andavo a scuola e uscivo con gli amici, poi ho intrapreso la carriera universitaria, prendendo nel 2006 il diploma di laurea in Biologia.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me significa, rivivere i momenti del passato, metabolizzare alcune storie dolorose, ma nello stesso tempo sorriderne per il modo in cui le ho superate. È una grande emozione, mi ritrovo, nello stesso posto e nella stessa situazione che sto raccontando. L'autobiografia, penso faccia bene a se stessi e a i lettori, tante persone hanno difficoltà nella vita e aiutare raccontando come si superano, fa bene all'anima.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è stato sempre un modo come trovare la mia pace interiore. Dare sfogo alla mia creatività, che riesco a raccogliere nel corso della mia giornata professionale, a volte anche intensa. Fin da ragazzo, quando mi mettevo a scrivere, anche su un quaderno per appunti, per me era come librarmi in uno spazio immenso, nel cielo.