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24 Set
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Intervista all'autore - Maria Grazia Ridolfi -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me significa dare forma a ciò che altrimenti resterebbe invisibile: pensieri, ricordi, emozioni. È un modo per conoscermi meglio, per liberarmi da ciò che pesa e, allo stesso tempo, per custodire ciò che temo di perdere.
Quando scrivo provo una sensazione duplice: da una parte c’è la libertà, perché posso dire tutto senza filtri; dall’altra c’è una sorta di intimità, come se stessi confidando un segreto a me stesso o a chi leggerà. A volte scrivere è un atto di leggerezza, che mi regala gioia e pace, altre volte è un modo per trasformare la tristezza in qualcosa di più sopportabile.
In ogni caso, scrivere è per me un gesto vitale: mi fa sentire presente, autentico e connesso sia con il mio mondo interiore sia con gli altri.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Nel racconto La mongolfiera dei sogni c’è una parte della mia vita reale, ma trasformata dalla fantasia. Non ho vissuto davvero un viaggio in mongolfiera, ma ho messo dentro al racconto i miei desideri, paure e sogni. La mongolfiera rappresenta la voglia di libertà e di avventura, mentre i personaggi e le emozioni richiamano esperienze che conosco bene, come il bisogno di sentirsi protetti e allo stesso tempo il desiderio di scoprire il mondo. Quindi non è una storia autobiografica, ma dentro ci sono molti pezzi di me e del mio modo di vedere la vita.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere La mongolfiera dei sogni per me ha significato dare voce alla fantasia e trasformare emozioni reali in una storia. È stato un modo per conoscermi meglio e per condividere con gli altri i miei sogni e le mie paure.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo non è stata immediata: ho pensato a diverse possibilità, perché volevo che racchiudesse bene il senso del racconto. Alla fine ho scelto La mongolfiera dei sogni perché mi sembrava il più adatto a rappresentare sia la parte fantastica del viaggio, sia quella interiore legata ai desideri e alle emozioni.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Se mi trovassi su un’isola deserta porterei con me “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry, perché è un libro che parla di amicizia, sogni e speranza, e mi aiuterebbe a non sentirmi solo. Oppure sceglierei uno scrittore come Italo Calvino, perché con la sua fantasia riesce a trasformare la realtà in storie sorprendenti e leggere, capaci di farmi viaggiare anche senza muovermi.
 
Ebook o cartaceo?
Tra ebook e cartaceo sceglierei il cartaceo, perché sfogliare le pagine, sentire la consistenza della carta e vedere il libro sulla mensola mi dà emozioni che un dispositivo non può darmi. Però apprezzo anche l’ebook per la sua praticità: avere tanti libri in un unico strumento è utile, soprattutto in viaggio.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Ho deciso di intraprendere la carriera di scrittore con la nascita di mia figlia Giulia. È stato un momento che mi ha profondamente cambiato: sentivo il bisogno di fermare le emozioni e i pensieri che stavo vivendo e di trasformarli in parole. Scrivere è diventato per me un modo per custodire quei sentimenti, raccontare sogni e paure, e al tempo stesso comunicare qualcosa di vero e autentico anche agli altri.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L’idea di questo libro è nata con la nascita di mia figlia Giulia. In quei momenti sentivo il bisogno di trasformare le emozioni – gioia, speranza, curiosità – in una storia che le potesse in qualche modo trasmettere. Un aneddoto legato alla scrittura è che mi mettevo a scrivere nei momenti della giornata in cui Giulia dormiva: era il tempo prezioso in cui potevo dare forma ai pensieri e far volare la mia immaginazione come una mongolfiera.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro è un’emozione straordinaria. È una sensazione di gioia e orgoglio, perché tutte le idee, le notti passate a scrivere e le emozioni che ho messo nella storia prendono vita davanti ai miei occhi. È anche un momento di sorpresa e gratitudine, perché il libro diventa qualcosa di concreto che può toccare altre persone, farle sognare o emozionare.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona che ha letto il mio libro è stata mia suocera. Ho voluto farlo perché mi fidavo del suo parere e sapevo che avrebbe potuto leggere la storia con attenzione e cuore, apprezzando sia le emozioni sia i dettagli che avevo messo nella scrittura.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che l’audiolibro rappresenti una nuova e interessante frontiera per la lettura. Permette di far arrivare le storie anche a chi ha poco tempo o preferisce ascoltare piuttosto che leggere, e può rendere l’esperienza più intensa e coinvolgente grazie alla voce che accompagna il racconto. Per me è uno strumento utile per far conoscere i libri a un pubblico più ampio, senza sostituire però la bellezza di sfogliare un libro cartaceo.

 

 

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