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12 Ago
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Intervista all'autore - Sergio Tarabugi -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
il termine "scrittore" è per me decisamente eccessivo…Da tempo avevo in mente di scrivere un libro autobiografico che descrivesse almeno un periodo della mia vita in cui sono accadute cose importanti che mi sono rimaste dentro come un imprinting incancellabile.
L'ho scritto un po' alla volta, in ordine non cronologico ma per capitoli legati a fatti precisi, per poi "montarlo" come un film in base alle date ricavandone così un percorso storico, che dal '72 a fine anni '80.
Più che un libro quindi è una serie di fotografie commentate e spero che questa immagine dell'album fotografico sia recepita dai lettori. Al centro della serie fotografica però non ci sono io, come desideravo, ma la città di Livorno con le sue caratteristiche storiche e culturali.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho una fascia oraria preferita; mi serve un po' di atmosfera giusta e un ambiente consono. Scrivo direttamente su PC che solitamente mi porto dietro
e vivendo per motivi "familiari" tra Toscana-mare e Emilia Romagna-campagna, in case diverse, attendo il verificarsi delle condizioni di cui sopra.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Non uno ma diversi che hanno segnato la mia vita... nell'ordine (man mano che crescevo d’età.): Collodi, Buzzati, Petrarca, Dickens, Verne, Orwell, Baudelaire, Garcia Marquez, Benni, De Carlo, Camilleri, Murakami, Veronesi.
 
Perché è nata la sua opera?
È nata per caso, per un bisogno personale di "bloccare" alcune scene della mia vita e ritenendole fortemente collegate all'ambiente in cui si sono svolte.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Abbastanza direi! Non sono un accanito lettore di libri, e alterno periodi di intensa lettura (soprattutto estate e periodi di ferie...) ad altri in cui non leggo per niente limitandomi a quotidiani e qualche saggio.
Tuttavia quello che leggo mi rimane solitamente molto impresso anche perché scelgo accuratamente le mie letture.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È essenzialmente un bisogno personale di fermare il tempo ed alcune scene di vita. Ho scritto per me e solo a posteriori ho deciso di far uscire il libro, soprattutto dopo una conferma di interesse generale testimoniato dalla chiamata da parte di Matteo Caccia per proporre il mio libro nella sua bellissima trasmissione di Rai24 "Matteo caccia racconta". Il mio libro è stato oggetto della trasmissione del 9 luglio 2025.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C'è scritto abbastanza! credo di aver ben focalizzato il periodo storico che la città di Livorno ha vissuto nel decennio '70-'80, con me e tutti gli altri personaggi protagonisti di quegli anni.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mi son fatto ispirare dai protagonisti vale a dire le "schegge impazzite" di cui si parla.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La prima stesura l'ho fatta leggere a mia moglie che ignorava l'esistenza del libro pur essendone una delle protagoniste. È accaduto alla vigilia della messa in onda della trasmissione su Radio24, prima che venisse a saperlo da qualcun altro. Il libro fino a quel momento giaceva nel mio PC ben nascosto...
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non credo. Il cartaceo piace ancora molto e soprattutto ai giovani. E.book è più pratico ma meno "fisico".
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Molto interessante per accompagnare le persone durante lo svolgimento di operazioni correnti della vita quotidiana, come ad esempio la guida dell'auto oppure l'espletamento di faccende domestiche etc.... Mi riporta ai bei tempi (anni '60) in cui tutto passava dalla Radio, che giornalmente proponeva letteratura, teatro, commedie, storie di vita. Ricordo una mia zia che faceva la sarta e ascoltava la Radio dalle 8 di mattina alla mezzanotte durante il suo lavoro e conosceva più opere letterarie lei di qualche professore!

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