Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato all’Avana, Cuba nel 1988 in una famiglia che adora la lettura e la cultura in generale.
Mia mamma Lourdes, chimica di professione, sempre prima di dormire ci leggeva dei racconti infantili e delle fave e cercava spesso di iscriverci (a mia sorella Martha e a me) in alcuni concorsi di redazioni per bambini, nei quali abbiamo vinto alcuni premi. Mio padre David, ingegnere in costruzione navale, ci aiutò a conoscere molto di più sulla storia universale e sulla geografia. Nel 2000 mi spinse ad entrare in programma di radio per bambini chiamato “¿Sabes tú...?”, che aveva lo scopo di avvicinare i bambini cubani alla musica classica. Ho formato parte nella mia parrocchia di un gruppo di teatro e ho anche fatto altri corsi di redazione e letteratura, dove ci insegnavano delle tecniche di scrittura. Mia sorella Martha studiò Biologia, invece io mi sono laureato in Storia presso l’Università dell’Avana. A Roma ho studiato Filosofia e Teologia, ottenendo il Dottorato nel 2024. Grazie alla BookSprint ho pubblicato la mia tesi di Licenza (“Le persone con disabilità”, 2021) divenuta il mio primo libro.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Cerco di leggere ogni giorno e prendo note degli spunti di riflessione che ogni libro suscita nella mia mente, solo allora, dedico un tempo per scrivere.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Albert Camus e Joseph Ratzinger mi hanno accompagnato nel mio percorso intellettuale, ma altri autori come Byung-Chul Han ed Elmar Salmann sono uomini che ti invitano a pensare oltre il pensato.
Perché è nata la sua opera?
Questo saggio spirituale e pastorale nasce da una riflessione personale sul perdono, un tema presente in ogni epoca, cultura, religione o filosofia, semplicemente perché è inscritto nel cuore umano. Facciamo fatica a perdonare, perché dopo un attacco alla nostra dignità, dopo una delusione o di fronte all'ingratitudine umana, dopo ferite fisiche, psicologiche, morali o spirituali, ci viene in modo “naturale” difenderci, proteggerci e, purtroppo, rinchiuderci in noi stessi, perdendo quella fiducia originaria che Dio ci aveva donato alla nascita. Che questo libro sia una scintilla che illumini il nostro orizzonte, cercando di spingere ognuno di noi, me incluso, a perdonare immediatamente e “nonostante tutto”. Solo così guariremo interiormente e il mondo inizierà a cambiare nel momento stesso in cui cambiamo il nostro modo di pensare, parlare e agire da persone ferite.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ha influito in maniera positiva perché mi permette di entrare in dialogo con ogni uomo e donna che ha qualche interesse particolare per studiare, pensare, riflettere sulla propria vita e sul mondo che abitiamo.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambi: si entra in nuovi mondi che sia per tornare e così cambiare il nostro sguardo sul mondo che ci circonda.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Moltissimo. Ogni volta che qualcuno scrive lascia una traccia di sé.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Penso mia mamma che sempre mi aiutò a capire quanto sia importante perdonare per andare più leggeri nella vita.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Al mio figlioccio Dionne Alejandro, che mi ha aiutato anche con la correzione del testo in lingua spagnola.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non penso, ma è un dono prezioso che dobbiamo utilizzare ancora molto di più per attrarre alla lettura le nuove generazioni.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Eccellente mezzo che permette a tanti non-lettori di "leggere" tramite l'ascolto, ad esempio mentre si è alla guida, si viaggia o si ha un tempo libero sul posto di lavoro.
