Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è fermare un pensiero, fissarlo su carta e trasferirlo nel tempo ad altri.
È come quando s’introduce un messaggio in una bottiglia e si affida al mare, qualcuno lo leggerà e potrà condividere o no quel pensiero.
L’emozione è tanta, perché scrivere, è un modo per gettare ponti oltre, verso qualcosa o qualcuno che non vedi ma che c’è.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molto. Non penso sia possibile scrivere, anche storie di fantasia, senza lasciare un’impronta che porta all’autore.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
È semplice. È la prima cosa che si legge nel libro:
Ho perso mia madre con il COVID in ospedale, non l’ho più rivista viva e allora, attraverso il romanzo, sono riuscito a farla rinascere e vivere nella sua storia.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
Semplice. È nata assieme all’idea di mettere su carta i pensieri che man mano si affacciavano alla mente.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Su un’isola deserta ma attrezzata, ossia con tutti i confort, porterei con me un libro di cucina, non essendo bravo a cucinare. Poi se l’isola è selvaggia, allora porterei con me un libro su come accendere il fuoco senza fiammiferi. Se invece devo rispondere alla domanda, porterei con me il libro di Ignazio Silone, Fontamara.
Ebook o cartaceo?
Il cartaceo ha sempre il suo fascino ed io lo preferisco, però credo che il futuro sia ebook. È quella la direzione intrapresa e allora non accorre opporsi al progresso.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Veramente non ho deciso di diventare scrittore (poi se essere scrittore, vuol dire avere scritto un libro, allora lo sono di fatto). Credo però che essere scrittore è un poco diverso da aver scritto un libro, occorre che qualcuno apprezzi la capacità narrativa per poi sperare di diventare scrittore.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Nasce da un’esigenza: rivedere alcune persone amate e accompagnarle lungo il tempo da loro vissuto. Un aneddoto curioso è stato quello che più scavavo nei ricordi che mi sono stati raccontati e più avevo la sensazione di averli realmente vissuti; anche se riferiti a un tempo in cui non ero ancora nato.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È una sensazione piacevole. Si parte da essere increduli, poi rileggendo il lavoro fatto e soprattutto facendolo leggere a più persone, si passa a essere più possibilisti perché ti dicono che è un bel romanzo; allora ti viene voglia di farlo diventare libro e pubblicarlo, poi quando si ha la fortuna di incontrare dei professionisti (come Gabriele, Michele, Vito e Ivana), che ti consigliano e t’indirizzano, allora diventa tutto più semplice.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia moglie, che mi ha incoraggiato, poi gli amici tra cui Umberto Piretti che mi ha scritto la prefazione.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L’audiolibro non è poi una frontiera così nuova. Ricordo con emozione un’edizione delle fiabe sonore “A mille ce n'è nel mio mondo di fiabe da narrar†del 1966. Penso tutto il bene del mondo, perché guardo sempre alle minoranze, cui occorre sempre tendere una mano. Penso alle persone non vedenti, a quelle dislessiche, ai bambini e alle persone intimamente pigre e/o severamente impegnate durante la giornata. Un libro letto in modo professionale è certamente una cosa buona.
