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BookSprint Edizioni Blog

06 Mar
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Intervista all'autore - Bruno Riccò -

Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Parma, nel popolare quartiere dell'Oltretorrente, dove ho vissuto con la mia famiglia, mia madre e mio padre, fino ai miei sedici anni.
Quel periodo della mia vista è stato molto felice e ha lasciato in me dei bellissimi ricordi, fatti di tanto amore in casa, e di tantissimi divertimenti nelle strade e nei piazzali del quartiere, dove c'erano tanti bambini e con cui giocare, utilizzando le cose più semplici, dai tappi delle bibite gassate a cerbottane ricavate dagli scarti dei tubi degli elettricisti, fino a che nella nostra vita arrivò finalmente il pallone, anche se non proprio quello di cuoio da partite vere, che trasformò i nostri pomeriggi dopo i compiti in interminabili partite nei piazzali del quartiere, spesso "in lotta" con i Vigili Urbani, che volevano impedirci di utilizzare così "impropriamente" spazi pubblici destinati ad altri scopi. Spesso, poi, scendevamo anche sulle sponde del torrente ("Parma"), che offriva spazi per noi quasi sterminati, ma richiedeva di scendere e risalire dalle sue ripide sponde di mattoni. Nel complesso, la mia infanzia nell'Oltretorrente è stata semplice ma bellissima, e mi ha lasciato bellissimi ricordi. Quand'io avevo sedici anni, con la mia famiglia ci siamo spostati in un quartiere più nuovo, un po' fuori dal centro storico della città in cui, però, la vita delle persone era molto più "privata" di quella che avevo conosciuto in precedenza. Per questo, ma anche perché intanto ero cresciuto e cercavo altre cose, quel nuovo quartiere non ha avuto per me e per la stessa importanza del mio amato Oltretorrente.
 
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Le prime letture che ricordo, in età di scuole elementari, sono state di libri di avventure (Ivanhoe di Walter Scott e, soprattutto, i libri di Salgari con Sandokan). In seguito, ho cominciato a leggere con continuità, con tre libri che hanno costituito per me vere e proprie "svolte" per stile e contenuti. Il primo, in ordine temporale, è stato "Il Maestro e Margherita" di Bulgakov, che fa "apparire" il Diavolo in una piazza della Mosca "Sovietica", e soprattutto nel bel mezzo della formidabile tradizione letteraria della Russia. Il secondo, alcuni anni dopo, è stato "Il Signore degli Anelli", regalatomi da una amica durante il mio periodo Cambridge. Certo, una favola, ma non soltanto e, soprattutto, scritto da un formidabile accademico esperto in storie e leggende. Il terzo è "Memorie di Adriano" di Marguerite Yourcenar, per me libro "perfetto" per stile e contenuto. Io l'ho letto tre volte, in periodi difficili della mia vita, in un caso durante un ricovero in ospedale, e mi è sempre stato di grande aiuto.
 
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
La storia è sempre stata oggetto di trasformazioni di tipo "tecnologico", sempre più complesse con il passare del tempo. Nel nostro tempo, sono le tecnologie elettroniche ed informatiche a svolgere il ruolo di "motori del cambiamento", che non "risparmiano alcun aspetto della nostra realtà. Perciò, anche la "semplice" attività di lettura non poteva essere insensibile alle novità del nostro tempo. In particolare, nel campo della lettura la "rivoluzione" elettronica ha portato libri in forma "immateriale" (eBook) con i rispettivi lettori, che offrono molti vantaggi, prima di tutto quello di avere tanti libri sempre a portata di mano in uno spazio piccolo e di peso trascurabile. Naturalmente, questo alle spese del modo tradizionale e "romantico" di possedere, trasportare e leggere i libri. In buona sostanza, lo sviluppo degli ebook è stata una conseguenza "inevitabile" della rivoluzione tecnologica, e in particolare "elettronica" della nostra epoca. Ciò nonostante, i libri tradizionali esistono ancora perché le persone del nostro tempo sono ancora affezionate alla lettura tradizionale, e "romantica", che prevede un libro da tenere tra le mani e sfogliare. E per il futuro? Beh, direi, sempre più libri "immateriali", con quelli cartacei che assumeranno sempre più un ruolo "romantico", come oggetti "preziosi" da tenere, conservare e regalare. Questo processo, peraltro, potrebbe anche avere delle pause, o addirittura fare dei passi indietro, come mi sembra di aver osservato sulle spiagge negli ultimi due anni dove ho visto meno "reader" e più libri tradizionali. Certo, sul lungo termine è difficile pensare che sarà la carta a vincere la sua battaglia con l'elettronica.
 
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
La scrittura può cominciare con un "colpo di fulmine", anzi spesso è così. Ma in seguito deve trasformarsi necessariamente in amore vero e profondo, se non altro perché "scrivere" (bene) è faticoso e richiede molto tempo e fatica. Certo, come nei rapporti "amorosi" tra persone, la scrittura può dare molto agli autori. Ma le "gioie" richiedono sacrifici, tempo, arrabbiature... Sul momento non ricordo lo scrittore, contemporaneo, che ha detto qualcosa dal tipo: "ci ho messo tutta la notte per decidere di mettere un apostrofo in una frase, e il giorno dopo ho impiegato ore per convincermi a toglierla (la frase originale era migliore di quella che ricordo io, ma il senso è questo). Il fatto è che "scrivere bene" è faticoso e non viene né subito, né per caso. Perciò richiede amore.
 
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Nella mia vita professionale (in quanto Professore Universitario nel campo dell'elettronica") è stato per me naturale pensare agli sviluppi delle nuove tecnologie, prima di tutto per il loro sviluppo, poi però anche a dove ci porteranno nel futuro per quanto riguarda la società e il mondo in cui vivranno i nostri successori. Da qui, l'idea di una "vista" al mondo come potrebbe essere nel futuro un po' più lontano (ma non molto) dal nostro tempo. Una "vista" appena accennata ma, credo, non troppo distante dalla possibile realtà della società di un futuro non infinitamente lontano.
 
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Che il futuro, quale che sia, arriverà e che, perciò, pensare a come sarà è un esercizio "utile", anzi addirittura "necessario". Se non altro, perché sarà proprio il frutto dei pensieri "avanzati" di tutti coloro che dedicheranno un po' di tempo a porsi domande e cercare risposte.
 
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
La scrittura è "arrivata" nella mia vita quand'ero già adulto. Nella mia vita professionale sono sempre stato molto preso dalla "ricerca scientifica", attività che richiede molto impegno e concentrazione, a tratti quasi assoluta. In questo "quadro" la lettura (di romanzi e libri di evasione) ha rappresentato un importante diversivo che ho praticato soprattutto d'estate, su un balcone davanti al mare. In seguito, ci ho provato gusto e ho continuato...
 
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Se parliamo di questo libro in particolare, non c'è un episodio particolare che me lo abbia "ispirato". Piuttosto, c'è stata una lenta ma costante riflessione su dove ci può portare lo sviluppo (tumultuoso) della tecnologia che come uomini stiamo sviluppando. Computer sempre più potenti, anche se piccoli, immensi contenitori di informazioni e di conoscenze sempre più disponibili a tutti in qualunque momento e situazione, robot umanoidi sempre più sofisticati e somiglianti agli esseri umani... Quindi, come potrebbe essere la società in cui i nostri successori vivranno?
 
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No. Anzi, prima o poi mi piacerebbe approfondire l'argomento...
 
Il suo autore del passato preferito?
Marguerite Yourcenar
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Che vivranno di pari passo con i libri tradizionali

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