Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me, scrivere è una forma di liberazione, una finestra attraverso la quale posso esternare tutto ciò che di solito tengo dentro.
Durante la stesura del mio libro, ho avuto l'impressione di spogliarmi di quella riservatezza che mi accompagna quotidianamente, quasi come se, attraverso la scrittura, potessi permettermi di essere completamente vulnerabile. Parlare dei personaggi, in particolare dei miei figli, è stato un momento profondamente emozionante. Mi sono commosso nel ripercorrere quei pensieri e sentimenti che raramente riesco a esprimere nel quotidiano. La scrittura mi ha permesso di soffermarmi su emozioni che, altrimenti, sarebbero rimaste inespresse, donandomi una nuova consapevolezza di me stesso e dei legami che ho descritto.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In questo libro ho parlato sinceramente di me stesso, senza filtri. Ho riversato esperienze personali, riflessioni intime e una parte della mia vita che spesso rimane nascosta. Ogni pagina porta con sé una traccia di ciò che sono, dei miei pensieri e delle mie emozioni, rendendo la scrittura non solo un'opera narrativa, ma una vera e propria finestra sulla mia esistenza. Molti aspetti e situazioni descritte nel libro riflettono momenti che ho vissuto in prima persona, arricchiti dall'introspezione e dalla mia visione personale del mondo.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest’opera è stato come dare voce a ciò che ho sempre taciuto. Non sono mai entrato nei dettagli con la mia famiglia o con chi mi chiedeva cosa fosse successo, pensando che sarebbe stato meglio dimenticare. Ma mi sono reso conto che, per i miei figli, certi eventi non potranno mai essere cancellati. Ho sentito il bisogno di mettere tutto nero su bianco, non solo per raccontare la mia storia, ma soprattutto per riconoscere il loro sacrificio. Questo libro è per loro, un grido liberatorio, un modo per dare dignità e valore a ciò che hanno vissuto e portano dentro di loro.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
Una volta deciso di dare luce alla mia storia, la scelta del titolo non è stata particolarmente difficile. Sentivo il bisogno di raccontare ciò che era rimasto all'ombra, di esprimere tutto quello che fino a quel momento non era stato detto, forse perché sembrava che a nessuno interessasse davvero la sofferenza e il coinvolgimento dei miei familiari. Consultandomi con i miei figli, abbiamo deciso che questo titolo rifletteva al meglio il cuore della nostra esperienza, rendendo giustizia a ciò che era stato nascosto per troppo tempo.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Senza dubbio, sceglierei "Robinson Crusoe" di Daniel Defoe. È un'opera che parla di resilienza, di sopravvivenza contro le avversità, temi che sento molto vicini. La storia di Robinson, solo su un'isola deserta, è un simbolo di forza interiore e di adattamento, qualità indispensabili quando ci si trova ad affrontare situazioni estreme. In qualche modo, mi identificherei nel suo viaggio, perché anche io, nella mia vita, ho dovuto trovare risorse nascoste per andare avanti. In una situazione simile, leggere il suo percorso mi darebbe ancora più forza e ispirazione per affrontare le difficoltà.
Ebook o cartaceo?
Personalmente, scelgo il cartaceo. C'è qualcosa di speciale nel tenere un libro tra le mani, nel sentire la consistenza delle pagine e percepire l'odore della carta. È un'esperienza che coinvolge i sensi e crea una connessione intima con la storia. Il cartaceo mi fa immergere nel racconto in un modo che trovo più profondo. Detto questo, riconosco la praticità dell'ebook, soprattutto per chi legge in mobilità o ha bisogno di accedere a un'ampia libreria senza limiti di spazio.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ho deciso di dedicarmi alla scrittura in un periodo in cui non stavo lavorando. Più mi immergevo, più capivo che non era solo un passatempo, ma una vera passione. Attraverso le parole ho trovato un nuovo modo per raccontare le storie che portavo dentro di me. Questo mi ha spinto a scrivere, anche se considero il diventare uno scrittore un percorso ancora lungo.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Ho sempre avuto la sensazione che ci fosse un destino, una sorta di identità superiore, che ci ha guidati fino a trovarci dietro le persone aggredite, come se fossimo stati scelti per salvarle. Inizialmente, credevo che fossimo lì per loro, ma il fatto che non ci abbiano mai ringraziato mi ha portato a riflettere. Forse, alla fine, non erano loro quelli da salvare, ma io stesso. Nove mesi dopo, infatti, grazie a questa vicenda, mi sono separato da mia moglie, e questo cambiamento mi ha permesso di incontrare la mia attuale compagna. Senza questa storia, forse ci saremmo separati qualche anno più tardi, e non avrei più avuto la possibilità di innamorarmi di lei.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Vedere il proprio lavoro trasformarsi in un libro fisico è come dare forma tangibile a qualcosa che, fino a quel momento, era solo dentro di me. È un modo per lasciare una sorta di eredità emotiva, qualcosa che i miei nipoti potranno avere quando non sarò più in vita, ma anche un lascito personale per le generazioni future. Sapere che una parte di me continuerà ad esistere attraverso queste parole mi dà un grande senso di soddisfazione.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima è stata mia figlia, che mi correggeva le pagine man mano che gliele inviavo. È stato un processo continuo, quasi una collaborazione silenziosa. Poi c’è stata la mia compagna, che l’ha letto tutto in meno di due ore, mentre io ero immerso nella scrittura di un altro progetto. Quando ha finito, mi ha guardato e ha detto: "Dovrebbero darti una medaglia per quello che hai subito". Quelle parole mi hanno fatto capire che la mia storia possa davvero toccare chi la leggerà.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che l’audiolibro sia una grande opportunità, specialmente per chi ha poco tempo o preferisce ascoltare piuttosto che leggere. Ma l’aspetto che lo rende davvero speciale è la capacità di rendere ancora più "umana" la voce narrante. Se la voce riesce a trasmettere le emozioni che l’autore ha messo nelle sue parole, l’audiolibro può diventare un’esperienza ancora più intima e coinvolgente, creando una connessione diretta tra chi racconta e chi ascolta. Inoltre, rappresenta una risorsa preziosa per i non vedenti, permettendo loro di accedere ai libri e di godere delle storie in un modo che altrimenti non sarebbe possibile. È una frontiera che amplia l’accesso ai libri, rendendoli più fruibili per tutti.