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16 Apr
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Intervista all'autore - Claudio Bertani -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
direi che significa lasciar andare il mio io più profondo, illuminando il buio dei pensieri con infiniti disegni e miriadi di sfumature.
Mi fa viaggiare lontano senza muovermi di un millimetro, il tutto in pochi istanti. Tutto l'atto di scrivere, mi libera di un peso che diventa attanagliante al punto tale da impedirmi di ragionare nella vita reale. Questo almeno fino a che anche i miei sogni diventano realtà.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
mentre nel precedente scritto, erano presenti i miei sogni, credo che questo sia servito per mettere su carta invece, molti dei miei incubi ad occhi aperti. Di certo i due rappresentano entrambi alcune delle mie due sfaccettature più imperanti.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
qui si è trattato in primis, di liberarmi dai demoni che mi avviluppavano tra le loro verdi nebbie. Incontrandoli faccia a faccia, ne ho imparato a riconoscere il sapore, il senso e la potenza. Il tutto mi è stato utile, non per scacciarli, quanto per imparare a gestire le mie debolezze, e fare soprattutto tesoro dei miei sbagli.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
il titolo non poteva che essere uno soltanto, il numero dietro al quale il mio Mister Hyde ha vissuto, nascondendosi tra le fitte ragnatele di trame, bugie ed urla soffocate, per due anni o più.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
probabilmente, porterei con me se potessi un’opera omnia di Edgar Allan Poe o Lovecraft, perché gli incubi sulla carta sono sempre meno spaventosi di quelli che ti capita di vivere sulla pelle. Così sarei sicuramente pronto ad affrontare con il sorriso le eventuali difficoltà di passare un’esistenza intera in compagnia di me stesso soltanto.
 
Ebook o cartaceo?
carta tutta la vita. Accarezzare le pagine e assaporarne il profumo, o rompere il silenzio quando le sfogli, non ha prezzo.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
quando ho smesso attivamente di dedicarmi a suonare la batteria e fare serate. Con la maturità, preferisco prendermi tutto il tempo per me stesso soltanto. E decidere io solo che strada preferisco prendere contromano.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
lo scrivevo proprio nel mentre in cui vivevo i fatti stessi, mentre tutto stava accadendo. Era una sorta di autoanalisi freudiana, fatta per non cadere nel baratro della pazzia. In questo modo ho lasciato che le vicende fluissero quasi che si scrivessero da sole. Poi l'ho lasciato lì, in una sorta di stasi, a marcire, per almeno sette anni. Non era facile accettarsi così nel profondo, senza perdere una parte di sé.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
potrei forse dire che, sebbene non abbia provato ancora la gioia di diventare genitore, sembra quasi di aver a che fare con il proprio figlio, e vederlo crescere un capitolo dopo l'altro. Con tutte le difficoltà che ne conseguono. O quasi...
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
il mio migliore amico, da 33 anni a questa parte, che mi ha gentilmente offerto il suo aiuto, mentre gli leggevo la prima bozza manoscritta, e lui ne batteva la seconda stesura direttamente a macchina, con le mie prime fondamentali correzioni e aggiunte, il tutto ovviamente, fino a tarda notte.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
ritengo sia un metodo intelligente ed innovativo per rendere più fruibile un libro nella frenesia della vita dei nostri giorni. Del resto il potere della parola, con l'aggiunta della musicalità della voce, può rinforzare i messaggi e chiarificare i contenuti, oltre che far vivere in maniera più concreta i nostri sogni.

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