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21 Mar
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Intervista all'autore - Cesare Poggiano -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Ad escludere gli alti ed i bassi che si manifestano in ogni essere umano, la mia vita potrebbe definirsi del tutto normale.
Sono nato in Abruzzo in un piccolo aggregato urbano in provincia dell’Aquila; luogo in cui ho vissuto pochi anni perché, nella sostanza, la mia vita si è svolta per circa cinquant’anni a Milano; città nella quale mi sono formato culturalmente e professionalmente.
La decisione di assumere lo pseudonimo di Cesare Poggiano è legata al rispetto ed al ricordo dell’integrità originaria di Poggio Picenze (il paese natale) e che è stato uno di comuni devastati dal terremoto avvenuto nel territorio aquilano il 6 aprile 2009.
Attualmente vivo felicemente e serenamente a Pietrasanta (ossia la cosiddetta città definita ‘Piccola Atene’ toscana) assieme alla MAG a cui, ed in gran parte, è dedicato il recente volume autobiografico intitolato ‘Lo scorrere della vita’ del 2022.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
A seconda dell’ispirazione in qualsiasi momento e, spesso, anche di notte quando non intervengono interruzioni e vari disturbi distrattivi.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
In realtà leggo molto e di tutto e, in particolare, dalla saggistica all’arte. In me-rito e se ci si riferisce alla narrativa attuale, non ho preferenze particolari o specifiche. Il mio pensiero è più attratto da quella che può essere anche definibile letteratura ‘storica’ che, a partire da Dante, Petrarca e Boccaccio, si pro-pende poi fino al Novecento attraverso (per fare qualche esempio e citandoli in modo casuale) Andrea Camilleri, Umberto Eco, Leonardo Sciascia, Alberto Moravia, Gabriele D’Annunzio, Colleen McCullogh, Ken Follett, Giovanni Verga, Italo Svevo, Grazia Deledda, Cesare Pavese, Dino Buzzati, Italo Calvino, Ignazio Silone, Pier Paolo Pasolini e via dicendo.
 
Perché è nata la sua opera?
Nel proprio complesso ‘Ritrovarsi’ è stato un lavoro mirato ad evidenziare tutta una serie di aspetti positivi che, spesso, nell’attività umana, non sono posti nell’evidenza che devono, al contrario, meritare. Compreso quest’ultimo volume, intitolato ‘I Grandi Viaggi-Ritrovarsi 4’ (diviso in due tomi), dopo circa tre-mila pagine, tale lavoro intende sottolineare che l’avere potere non si realizza imponendo forza e costrizione, ma aiutando gli altri ad avere un futuro miglio-re.
Nel concreto è nata per cercare di sottolineare, in primo luogo, il senso della cooperazione e, soprattutto, evidenziare la capacità delle donne nel possedere e manifestare i propri obiettivi, le capacità e la creatività. Normalmente le cosiddette ‘prime donne’ non sono rappresentate da persone femminili bensì maschili.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Si può dire molto e, questo, sia dal periodo delle mie origini, sia da quello che poi, ad esso, ha fatto seguito. Nel complesso mi sento soddisfatto di quanto ho ricevuto e di quanto sono poi riuscito a dare da parte mia.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Nell’insieme ambedue gli aspetti e, in modo più preciso, potrebbe esistere sia un’evasione dalla realtà, ma con l’obiettivo di evidenziare quanto di meglio si potrebbe avere se l’essere umano pensasse a collaborare e ad aiutarsi fra i suoi singoli esseri. Sia, anche ed in qualche modo, a raccontare parte di una realtà che già esiste ed un’altra parte che si potrebbe costruire se solo lo si volesse fare.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C’è tutta la mia cultura e la mia determinazione nel propendere in direzione di fare del bene; ma, oltre questo, anche la mia perseveranza nell’agire con azioni giuste e concrete per contribuire ad avere un’idea migliore del mondo.
Non servono guerre, aggressioni, razzismi o quant’altro ad esse assimilabili per porre in evidenza che vivere o, meglio, per vivere bene, basta propendere ver-so la collaborazione e manifestando bontà d’animo.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sicuramente la pazienza della MAG.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alla MAG.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Anche se è meno costoso del libro cartaceo, per me non lo è.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Oltre che ad avere fra le mani un libro cartaceo e percepire il ‘profumo’ della carta; nella normalità, mentre il lettore lo legge, la propria mente percorre idealmente gli scenari scritti su tale carta ed ‘immaginando’, fra l’altro, le situazioni che sta leggendo.
Anche se letto professionalmente e, fra l’altro, magari inserendo enfasi espressive, sono del parere che un audiolibro procura solo sensi di distacco e di asetticità.
Secondo il mio giudizio l’audiolibro potrebbe essere utile solo per chi non vede oppure, per proprie carenze personali, ha problemi di lettura.

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