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13 Dic
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Intervista all'autore - Giulia Ciuffreda -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Capita. Capita a volte di sentire dentro di sé una voce sconosciuta, mai ascoltata prima. Una voce di cui si ha piena coscienza e consapevolezza.
A me capita, per esempio, nelle notti d'inverno, avvolta tra le coperte e l'angosciante malinconia che mi assale subito prima di dormire.
Capita che riesca finalmente a percepire me stessa, libera da ossessioni, tormenti, passioni, insoddisfazioni. Solo pensiero razionale e tuttavia personale.
Capita i pomeriggi di novembre, quando rimango a fissare il tramonto che danza sulla mia scrivania e vorrei tentare di disegnare la bellezza unica della luce, ma so che non ci riuscirei.
Capita quando l'unico mio desiderio è andare in foresta e ammirare l'accendersi della stagione sia sui rami sia sul tappeto di foglie per terra. Correre, fare foto, cercare funghi. Mi basta il vento, quello profumato e pungente che solo l'autunno porta con sé.
Capita di rimproverarmi, spesso, per i tanti errori che commetto in continuazione.
Capita che mi manchi qualcuno, che mi manchi prendergli la mano.
Capita che l’unica cosa di cui senta il bisogno sia rimanere da sola, al buio, sotto al cielo estivo pieno di stelle, ad ascoltare il silenzio.
Capita che in tutti questi istanti io mi dissoci da me stessa. Una ragazza come tante, che passa le giornate a leggere e a preoccuparsi del suo futuro troppo ambizioso. Piena di paure, com'è giusto che sia, e piena di pensieri.
Capita, questo mi capita spesso, di avvertire chiaro e tondo un impulso del mio cervello che mi dice "ehi, tu hai bisogno di scrivere".
Capita di illudermi di non aver le mani sporche di inchiostro.
Capita, così, che io scriva tante cose su tante cose diverse. Capita.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In maniera più o meno evidente ogni sfaccettatura della mia vita. Ad ogni poesia ho associato un ricordo, che sia un pomeriggio passato in compagnia di qualcuno, oppure un sentimento che ho provato, un pensiero che mi ha ossessionato per molte notti di fila, o magari un luogo a cui sono particolarmente legata. Insomma in buona parte questo libro per me rappresenta il frutto della mia adolescenza.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Negli ultimi anni ho riscontrato una difficoltà crescente nel mantenere vivo il lato di me più introspettivo, capace di discostarsi dal mondo esterno e viaggiare nei meandri della mia mente. Troppo presa dagli impegni quotidiani, dalle esperienze che vivo e ho vissuto, dalle persone che mi circondano, mi sono allontanata a volte anche per lunghi periodi dalla scrittura, che invece per me rappresenta un punto di incontro con me stessa. Riuscire quindi a veder pubblicata quest'opera, nonostante tutte le altre realtà che mi prendono tempo ed entusiasmo, per me è un enorme fonte di incoraggiamento e speranza, è quel punto fermo che mi permette di tirare un sospiro di sollievo ogni volta che mi sento sopraffatta dalla paura di non riuscire a coltivare e ad esprimere tutte le sfumature della mia personalità.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
Direi che è stata una scelta piuttosto spontanea, nonostante i dubbi non siano mancati: "Potrebbe essere troppo semplice… o magari troppo banale". Nonostante questo titolo possa sembrare non ragionato, in realtà si incastra perfettamente con sinossi e semantica del libro e se ne avessi cercato uno più elaborato non sarei riuscita a trasmettere in maniera altrettanto efficace il mio intento.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Ovviamente Robinson Crusoe, di Daniel Defoe! In questo modo non solo avrei la piacevole compagnia di un altro disgraziato come me finito su un'isola deserta, ma anche una guida su come sopravviverci.
 
Ebook o cartaceo?
Beh sicuramente l'ebook è più comodo, specialmente se vuoi leggere di notte ma condividi la camera con un fratello e una sorella che vogliono dormire e non puoi accendere la luce. Oppure se ti aspettano ore e ore di viaggio che non vedi l'ora di dedicare alla lettura, ma non puoi portare con te tutti i libri che vorresti perché lo zaino è già traboccante di altra roba. Tuttavia, niente può sostituire la serenità che trasmette il profumo di una copertina invecchiata dal tempo, o la sensazione sotto i polpastrelli che dà la carta quando la sfiori per svoltare pagina. Non ho difficoltà quindi ad ammettere che sono una sostenitrice accanita del cartaceo, anche se certamente passando al digitale a livello di impatto ambientale si risparmiano parecchi alberi.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Da piccola alla domanda "Cosa vuoi fare da grande?" rispondevo "La scrittrice". Ci sono tanti libri che ho letto e che mi hanno cambiato, a livello consapevole e non, e da questo deriva tutta la mia ammirazione nei confronti degli scrittori. Ho pensato più volte di dedicare la mia vita in ambito lavorativo, e ancora prima scolastico, alla carriera di scrittore, ma non mi è mai andata a genio l'idea di dover trasformare quella che per me è una passione e una necessità personale in una fonte di guadagno primario, che quindi potrebbe risultarmi anche forzato in futuro. Inoltre, la mia irrefrenabile curiosità riguardo al mondo della scienza e in particolare della medicina mi ha sempre guidato verso una strada diversa, che vede come obiettivo quello di diventare un medico. Senza dubbio però non abbandonerò mai la scrittura e spero in futuro di pubblicare altro, magari un testo in prosa, che sia un saggio o un romanzo.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Sicuramente era un pensiero che avevo da tempo, tuttavia effettivamente c'è un episodio che mi ha dato la carica e la motivazione necessaria per lavorare effettivamente alla creazione di una vera e propria antologia: il mio diciottesimo compleanno. Tra i regali ricevuti, quello di mia cugina Elisabetta mi fece piangere per dieci minuti di fila: aveva fatto stampare una raccolta di tutte le poesie che avevo scritto fino ad allora, con immagini e disegni associati. A livello estetico era magnifica, ma quello che mi colpì fu vedere le mie parole impresse nero su bianco sulle pagine di un libro. Qualcosa dentro di me si smosse, ricevetti una spinta ad andare oltre la mia insicurezza e provare a darmi una chance.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Sin da piccolissima sognavo di pubblicare un libro, un romanzo in realtà. Quello che mi interessava però, al di là della storia, era riuscire a creare qualcosa che fosse in grado di regalare ad altre persone quello che io sentivo ogni giorno leggendo. Non ho la pretesa di credere che le mie poesie possano raggiungere tutti allo stesso modo, anche perché non sono scritte con questo scopo, ma mi riterrei soddisfatta se anche solo una strofa o un particolare verso riuscisse a suscitare una sensazione forte in ciascuna delle persone che si prenderà la briga di leggerle.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Sicuramente mia cugina, dato che è l'unica persona che ha sempre letto tutte le mie poesie non appena le scrivevo, sin dal primo anno di liceo. Direi quindi che quest'esclusiva le appartiene da tempo.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo sia un mezzo interessante e accattivante per raccontare storie, notizie dal mondo, trasmettere informazioni, far ridere la gente… tuttavia non lo sento mio. Sono appassionata di cinema e trascorro veramente tanto tempo a guardare film o serie tv, perché sono il mio modo per staccare anche solo per due ore dalla realtà e immergermi fino al collo nei panni di qualcun altro, invogliata e accompagnata dalle immagini e dalla musica. Con un libro il processo è più lento, ma ancora più intenso, perché quello stesso messaggio che un film può dare, con un libro ti resta ancora più impresso, in maniera più profonda e marcata. Gli audiolibri invece non sono il mio campo, non mi permettono né di concentrarmi completamente su di essi come farei con un film, né di assaporare la lettura immaginando io stessa le voci dei personaggi o del narratore, anzi mi privano di questa opportunità, di cui sono piuttosto gelosa.   

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