Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono originario delle Langhe, in Piemonte. Ho trascorso la mia vita, da quando ho iniziato a lavorare, pressoché sempre viaggiando, od all'estero.
Ho abitato in Tunisia, Marocco, Tenerife, Turchia e Brasile. Ho visitato, a vario titolo, più di 50 Paesi nei 5 continenti. Dopo una breve parentesi in una multinazionale, ho sempre fatto l'agente di viaggi.
Ho scritto alcuni libri di formazione professionale durante la parentesi in cui ho lavorato per l'ufficio formazione e training. Poi più nulla.
Ho deciso di diventare scrittore quando Dio mi ha chiesto di farlo, per scrivere il nuovo prontuario spirituale per il terzo millennio, con il titolo LIBER DEI, verso la fine degli anni '90
Ho infine scritto altri due libri, ancora non pubblicati. Il primo (Diario di un angelo) narra di come io mi sia trovato coinvolto nella meravigliosa avventura spirituale che ha originato Liber Dei.
Il secondo, ben più leggero, narra la mia storia d'amore con il mio cane, nata in Marocco (vol I: La mia vita con Ice in Marocco) e passata poi in Italia (vol 2: la mia vita con Ice in Italia).
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Liber Dei è stato scritto quasi tutto di notte.
Ultimamente scrivo solo quando sento in me che devo aggiungere qualche dettaglio o che mi si richiede un chiarimento, anche aggiornando quanto già scritto, agli eventi che caratterizzano il nostro tragico presente. Di solito nel tardo pomeriggio, dopo che ho terminato le mie incombenze professionali
Il suo autore contemporaneo preferito?
Non leggo e non ho mai letto a sufficienza per avere sviluppato questo tipo di feeling
Perché è nata la sua opera?
Mi sono trovato cooptato in una comunità spirituale con incarichi e finalità che non sono tenuto a rivelare. Per poter assolvere agli incarichi che ci venivano dati direttamente dall'Altissimo, siamo stati sottoposti tutti, per una ventina d'anni, ad una intensa formazione spirituale che ci ha consentito di uscire dagli schemi delle religioni convenzionali e passare oltre, conditio sine qua non per assolvere ai nostri incarichi. Come sottoprodotto di tutto ciò, ho acquisito le conoscenze che ho riversato i Liber Dei quando, al termine della nostra missione, Dio mi ha chiesto esplicitamente di farlo per consentire, a chi lo volesse, di fruire di questi insegnamenti e poter passare oltre le religioni.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Io sono un contabile di formazione, e i miei scritti precedenti erano manuali di istruzione sul come programmare questo o quel calcolatore. Non ho alcuna formazione letteraria.
Però, in passato, ho vissuto due identità che, al contrario, sapevano scrivere: Agostino di Tagaste e Stendhal. Da loro ho attinto quel tanto che basta per poter scrivere l'opera.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambe le cose. Per vedere con chiarezza un panorama occorrerebbe collocarsi al di sopra di esso, è l'unico modo per averne una veduta d'insieme. Ma se poi lo si intende narrare, occorre descriverlo quanto più conformemente possibile alla visione piana e lineare della realtà in cui vive il lettore.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Nulla, per fortuna. Le mie credenziali umane non avrebbero certo reso credibile quanto scritto!
Vero però che, a mano a mano che scrivevo di qualche argomento, veniva naturale lavorare intensamente, su di me, per rendere la mia vita conforme a quanto stavo scrivendo. Dopo ormai quasi trent'anni, posso dire di aver compreso anch'io come occorrerebbe vivere, per essere come Dio ci vuole.
Il deterrente per questo processo è la Fede: se la si ha, è naturale camminare sulla strada dell'evoluzione spirituale.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Certamente. Il referente della nostra Comunità delle Origini che, nell'opera, ho chiamato Angelo, ed a cui ho dedicato il libro.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ad Angelo
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non so rispondere.
Io appartengo alla generazione che legge sulla carta. Ma, come vede, reagisco bene anche alle scritture virtuali.
Forse, tra una ventina di anni, sparite le generazioni pre-internet, sarà così, anche se credo che il libro cartaceo possegga una valenza e una peculiarità insostituibile. Per ragioni tecniche (non tutti gli occhi leggono facilmente uno schermo), per ragioni pratiche (sfogliare un libro non è come scorrere uno schermo), per ragioni culturali (il libro non ha alternative, nelle sensazioni che sussurra al lettore).
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ne penso meglio dell'e-book: intendo dire che sentire narrare un libro è meno faticoso e, forse, più coinvolgente che leggerlo su uno schermo, magari piccolo, di un telefonino.