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11 Ott
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Intervista all'autore - Maurizio Fiumanò -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Era un giovedì dell'otto Aprile 1948 a Roma, quando i presenti al parto poterono sentire i miei primi vagiti.
Un'esperienza di vita trascorsa, per ben 14 anni, a San Paolo del Brasile insieme ai miei genitori. E' qui che verrà completata la fase della mia adolescenza in un clima dove i sentimenti, l'accettazione, la tolleranza, l'uguaglianza sociale erano i cardini sui quali costruire la propria formazione.
Non ho mai deciso di diventare uno scrittore ma mi è sempre piaciuto mettere nero su bianco i sentimenti che hanno animato un preciso momento della mia vita.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Nessun preciso momento. Scrivo quando un qualcosa mi spinge a farlo.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Leggo pochissimi autori contemporanei o di un recente passato.
Mi incuriosisce di più la letteratura archeologica e i trattati di materie specifiche come la fisica che, pur avendo limitate conoscenze in merito, mi permettono di fare voli pindarici con la mente.
 
Perché è nata la sua opera?
E' nata perché ad un certo punto della vita non si deve più temere il giudizio e le critiche di chi ti legge. Le devi accettare e farne buon uso.
Questo racconto in effetti non è attuale ma nasce come un'ipotesi prima dell'inizio del terzo millennio.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Moltissimo se si considera il contesto sociale del periodo brasiliano ovvero quello della mia adolescenza.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Non credo sia possibile concepire la realtà a 360°.
Spesso la realtà che si concepisce è quella legata alla propria formazione, al proprio contesto sociale.
Esperienze di vita diverse o multiple ti portano a concepire realtà diverse e quindi credo che scrivere può essere considerato come un'evasione dalla realtà o come affermazione della stessa a secondo dell'esperienza di chi la racconta.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto.
Ogni racconto, ogni scritto, ogni azione, ogni idea racconta in effetti una parte di te stesso.
E' impossibile evadere da ciò che si è.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Non particolarmente se solo si escludono i miei familiari e la mia consuocera.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ad alcuni amici.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Credo sia impossibile battersi vittoriosamente contro qualsiasi nuova tecnologia venga proposta per sollecitare l'interesse ad usarla e in questo senso secondo me il futuro è nell'ebook o addirittura in altre forme ancora più avanzate di comunicazione.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Vale quanto detto nella risposta precedente.

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